Mentre i combattimenti nel Donbass continuano e si fanno sempre più duri, la tensione si alza a livello europeo. Jet russi sono stati intercettati da aerei Nato nei pressi dello spazio aereo dell’Alleanza sul Mar Baltico e sul Mar Nero. Allo stesso tempo preoccupa sempre di più la situazione in Transnistria dopo i diversi attentati a strutture governative di cui si incolpano a vicenda russi e ucraini, tanto che l’esercito rumeno si è mosso verso i confini.



“La Transnistria è una sorta di Donbass in piccolo” ci ha detto in questa intervista Mauro Indelicatogiornalista di InsideOver, “che replica la stessa situazione, ma che è più vicina all’Europa occidentale. E quanto sta accadendo alimenta ancor di più la tensione a livello internazionale”. Nel vero Donbass invece è in atto ormai da giorni una potente offensiva russa che sta mettendo in difficoltà l’esercito ucraino, “anche perché a differenza dei russi che possono rimpiazzare i molti morti subiti, la stessa cosa non può fare Kiev che ha subìto anch’essa forti perdite”.



Come giudichi quanto sta avvenendo in Transnistria? Chi provoca chi? E chi avrebbe dei vantaggi dall’apertura di un fronte occidentale?

In questo  fase del conflitto è impossibile stabilire cosa succeda veramente in qualunque situazione e da qualunque parte. La verità viene assorbita dalle esigenze propagandistiche di entrambe le parti. C’è però una verità oggettiva a proposito di quanto sta accadendo in Transnistria che sta allarmando gli altri attori regionali, Moldavia e Romania. È chiaro che si tratta di un piccolo Donbass a cavallo tra Moldavia e Ucraina, vicino anche alla Romania. Un piccolo Donbass ancora più vicino all’Europa e perciò molto preoccupante.



C’è molto caos per quanto riguarda la fornitura di armi da parte occidentale. Il parlamento tedesco ha approvato a stragrande maggioranza l’invio di mezzi pesanti, ma il ministro della Difesa Christine Lambrecht ha avvertito che solo la metà di questi mezzi è in grado di essere usata nei combattimenti. In Italia la politica è spaccata. L’invio di armi è davvero indispensabile per l’Ucraina?

Il dibattito sulle armi è marcatamente politico ma non ha un riscontro concreto sul campo. Fino a oggi Kiev ha tratto vantaggio soprattutto dal punto di vista dell’intelligence, si sono difesi così bene grazie alle informazioni inglesi e americane: l’intelligence viene prima delle armi. C’è un secondo motivo, e cioè a prescindere dalle armi l’esercito ucraino deve far fronte a una sempre maggior carenza di uomini. Se è vero che i russi hanno subito forti perdite, le hanno subite anche gli ucraini. I russi in qualche modo possono rimpiazzare le perdite, gli ucraini no. Si rischia arrivino armi per un esercito che ha sempre meno uomini per utilizzarle.

Molto dibattito ha suscitato la notizia che nel Donbass siano stati uccisi un volontario inglese e un veterano americano. Chi sono questi uomini? Persone animate da ragioni personali, umanitarie, o professionisti altamente specializzati agli ordini dei loro governi?

La presenza di elementi stranieri soprattutto inglesi e americani non è un mistero. Diversi video di volontari inglesi sono apparsi a marzo a Irpin dove i russi non sono riusciti a sfondare. Che ci sia una presenza di personale straniero è cosa ormai abbastanza nota. Sui motivi per i quali sono lì c’è un grande dibattito e anche qui la verità è sottomessa a esigenze di propaganda. I russi dicono che costituiscono la prova di un aiuto diretto americano e inglese. Mosca ha sempre detto che gran parte di questi volontari sono veterani, persone che hanno già vissuto i campi di battaglia. Quale sia la verità è difficile appurarlo, il dato oggettivo è che ci sono uomini esperti sul terreno, ma quale sia la loro funzione si saprà solo a guerra finita.

Secondo il vice ministro della Difesa di Kiev i russi starebbero attaccando su tutte le direzioni. Non si era detto che si erano concentrati sul Donbass?

Anche qui c’è una esigenza di propaganda, ma basata su una verità oggettiva: i russi nell’ultima settimana hanno intensificato gli attacchi. Dopo il ritiro da Kiev si sono presi tre settimane per riorganizzare le forze e agli ordini del nuovo comandante stanno mettendo in pratica una tattica meno dispersiva già vista in Siria. L’esercito russo è molto vicino a città vitali per gli ucraini, c’è una avanzata russa in atto ed è vero che premono su tutti i fronti del Donbass perché avanzano anche dal sud mettendo molta pressione sugli ucraini.

Sul fronte diplomatico invece è tutto fermo come sembra, o ci sono manovre in atto tenute nascoste?

È tutto fermo ufficialmente, ma ci sono trattative in corso, anzi è il periodo più intenso sotto il profilo dei colloqui. Pochi giorni fa americani e russi hanno scambiato dei prigionieri, questo è il segno di un filo diplomatico che non si è mai interrotto. Dalle cancellerie europee trapelano nuove mappe dell’Ucraina che oltre a una possibile divisione del paese ridisegnano i confini per trovare un compromesso. Queste mappe non sono solo un modo ipotetico di pensare il futuro, ma indicano un forte processo diplomatico in cui è coinvolta la Turchia e in cui si cerca di trovare tra i principali attori regionali degli accordi.

(Paolo Vites)

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