Non so se è lecito sussurrare un minimo pensiero di dissenso, nella foga bellicista che pare dilagare, nella pazzia collettiva che ci fa mettere al bando la musica, la letteratura russa. Che ci fa commuovere per i profughi ucraini, e un attimo dopo dubitare tremebondi perché non hanno la terza dose di Pfizer. Non so se è lecito ritrovarsi smarriti, in un Occidente che puntella il suo declino con i furori guerreschi e si compatta davanti al nemico. Che gli assegna la maiuscola, e identifica in un intero popolo il Nemico, il contraltare di libertà e democrazia, l’impero del male.
Siamo abituati ai videogiochi, ma la guerra non è un gioco. Schierarsi dietro i proclami di Biden ci rassicura di stare dalla parte giusta del mondo, e dimentichiamo in fretta, se mai ce ne siamo interessati, l’invasione, i massacri in Iraq, Siria, Afghanistan, Serbia per portare la democrazia. Erano guerre giuste? Forse. Erano guerre, e la guerra non è mai giusta. Hanno lasciato violenza e odio.
Putin è un megalomane circondato da pretoriani assoggettati e bramosi di potere. Bruciano ancora le ferite della dissoluzione dell’Urss, e la vendetta. L’attacco traditore delle orde russe è vile, orribile, ingiusto, e ogni giustificazione che la propaganda prova a diffondere è così falsa da mettere i brividi. L’abbiamo lasciato fare, per anni, blanditi dagli investimenti degli oligarchi e dalle sue risorse. C’è un aggressore, e un aggredito. L’aggressore ha forze spropositate, l’aggredito difende la propria libertà. È facile capire per chi parteggiare. Eppure vorremmo, se possibile, sussurrare un debole pensiero di dissenso: perché voler combattere il male mandando a morire degli innocenti?
Stiamo combattendo una battaglia con la Russia imperialista usando gli ucraini, non solo giovani forti e decisi, ma donne, vecchi, bambini. Abbiamo bisogno di eroi, e li scoviamo con bramosia, a volte li creiamo per tranquillizzare le nostre coscienze esaltandone il valore, però sono loro a morire, e noi a discutere incerti se rinunciare al gas russo. Se vuoi la pace, non devi preparare la guerra, come dicevano i soloni del popolo più violento e oppressivo della storia, che aveva come capitale Roma. Se vuoi la pace, devi preparare la pace, e sembrerà diserzione, o peggio complicità con la follia del tiranno, ma consegnare armi per mandare un popolo al massacro è quel che serve alle ragioni della pace? Se siamo tanto convinti, andiamo in guerra a fianco degli ucraini, con tutte le conseguenze per loro e per noi. Oppure combattiamo Putin e il suo governo con tutte le armi offerte dalla tecnologia, dalla finanza, dalle nostre leggi nazionali e internazionali. Prima o poi faranno il loro effetto.
Accogliamo i profughi, offriamo medicinali, indumenti, cibo, senza riserve, strumenti di difesa, di comunicazione. E convinciamo Zelensky, l’eroe che non siamo, l’eroe che vorremmo avere, l’eroe che ci commuove e ci fa vergognare della nostra apparente neutralità, convinciamo Zelensky a trattare, e se necessario, a cedere. Un padre dà la vita per i suoi figli. Vuol salvare i suoi figli. Se l’alternativa è veder trucidare dalle bombe donne e bambini innocenti, meglio la resa. L’isolamento di Putin, il crollo dell’economia, la sollevazione di un popolo sottomesso faranno il resto. L’abbiamo già visto, il dissenso nelle repubbliche sovietiche ci parla di gente coraggiosa e nobile, che ama la libertà e la giustizia. Quel seme non si è spento, la prova ne sono gli arresti durante le proteste di piazza, che solo a chi non vive in una dittatura sembrano timide.
Il Papa non è incerto sulle ragioni e i torti, non tentenna. Dice la sola verità possibile, tacciano le armi. Tacciano anche nella mente e nel cuore, perché ripeto, gli afflati belluini possono anche contagiarci, dopo anni di inerzia e fatalismo di fronte a un nemico virale e con cui non si poteva combattere in armi. Ma non si fa la guerra con il sacrificio altrui. Non si fa la guerra, la si contiene, la si ferma, con tutti i mezzi, sempre.
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