L’Ue si sta preparando a scendere in campo a fianco dell’Ucraina? Vittorio Emanuele Parsi è stato intervistato a riguardo in collegamento con Uno Mattina, commentando quanto deciso ieri dal Consiglio Ue: “La crisi bellica è due anni che è in corso, la Russia ha invaso oltre due anni fa l’Ucraina con distruzioni devastanti, le popolazioni dell’Ue devono essere consapevoli che il rischio di una minaccia di una guerra che possa colpire i nostro Paesi è molto più concreta rispetto a pochi anni fa. Se le opinioni pubbliche non prendono coscienza sono molto restie a concedere quel sostegno fondamentale per una democrazia”.
Sui rapporti fra l’Ue e gli Stati Uniti, Parsi ha precisato: “Dalla fine della Guerra Fredda la presenta militare in Europa è diminuita in maniera preoccupante, prima era la migliore garanzia sul fatto che vi sarebbe stato un automatismo in caso di un aggressione all’Europea. Va considerata una prospettiva di una possibile elezione di Trump che ha detto che gli europei si devono arrangiarsi da soli, e infine, gli Usa saranno sempre più costretti a dedicare risorse verso l’indo pacifico per la crisi Cina-Taiwan e dove la Corea del Nord è sempre più aggressiva verso il Sud e anche l’India, che è una democrazia… hanno arrestato il leader dell’opposizione a tre mesi dalle elezioni, un sistema democratico non così consolidato come in Occidente”.
PARSI E LE SOVVENZIONI ECONOMICHE: “GLI EUROBOND…”
Vittorio Emanuele Parsi ha parlato anche delle sovvenzioni economiche: “Si parla di interessi maturati su asset congelati dai russi, senza toccare quindi il capitale, per aiutare l’Ucraina a difendersi, questa è la direzione verso cui si sta andando, bisognerà trovare la strumentazione legale per evitare contenziosi”.
“Gli Eurobond – ha proseguito Vittorio Emanuele Parsi – sarebbero un buono strumento per socializzare un problema comune come la Difesa ma la Germania quest’anno raggiungerà il 2 per cento del rapporto deficit pil in sicurezza a fronte dell’invasione dell’Ucraina e Paesi come l’Italia sono ancora distanti da questa percentuale. I tedeschi vogliono quindi capire cosa vorranno fare le altre nazioni”.