Hacker iraniani il 24 e 25 aprile hanno preso di mira il sistema idrico rurale dello Stato di Israele. Gerusalemme ha risposto a sua volta con un attacco cibernetico, colpendo un porto iraniano sullo stretto di Hormuz, come confermato dalla stessa autorità portuale. Il successivo blocco del porto di Shahid Rajaee, vicino a Bandar Abbas, con traffico in tilt e container a terra, sarebbe stato causato proprio dalla rappresaglia informatica israeliana. Non solo: sono state prese di mira anche linee ferroviarie e autostradali con il rischio di causare gravi incidenti. “Che il futuro della guerra sia in parte cibernetico siamo tutti d’accordo. Non ci sarà più bisogno di bombardare, basterà colpire i sistemi informatici per paralizzare un porto, una ferrovia, una rete stradale” afferma in questa intervista Rony Hamaui, docente nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente di Intesa Sanpaolo ForValue. “L’Iran ha un apparato tecnologico militare di primissima classe, grazie all’amicizia con la Cina, che lo sostiene economicamente e militarmente”.



Sembrava che anche a causa della pandemia le ostilità tra Iran e Israele si fossero fermate, ma non è così. Teheran minaccia di costruire una propria ambasciata nei Territori palestinesi. Qual è il quadro della situazione?

La guerra non si è mai fermata. Ricordo che gli iraniani poche settimane fa hanno lanciato il loro primo satellite in grado di coprire un’area molto vasta: ogni due ore riesce a coprire una zona che include anche Israele. L’Iran si sta dimostrando, ma già si sapeva, un paese non da sottovalutare sul fronte delle tecnologie militari. Lo abbiamo visto con l’uso di droni in grado di attaccare l’Arabia Saudita. Gli attacchi cibernetici confermano che, al di là del virus che ha colpito gravemente il paese e delle difficoltà economiche causate dall’embargo, Teheran resta una minaccia concreta.



C’è qualcuno che sta aiutando l’Iran?

Gli iraniani hanno trovato nella Cina un alleato fondamentale, che li sta aiutando tantissimo. Alle Nazioni Unite questo asse sino-iraniano è stato più volte criticato. I cinesi hanno interessi economici, ma non solo. L’Iran non sarebbe sopravvissuto alle sanzioni americane se non ci fosse stata la Cina.

La guerra cibernetica è il futuro che ci attende?

Che il futuro della guerra sia in parte in mano alla cibernetica siamo tutti d’accordo. Se non ci sarà più bisogno di bombardare, basterà colpire i sistemi informatici per paralizzare un porto, una ferrovia, una rete stradale. Gli iraniani sono un popolo con un alto tasso di istruzione e una base culturale molto forte. Sono una minaccia seria e lo stanno dimostrando con tecnologie d’avanguardia.



Intanto in Siria continuano i combattimenti sul terreno. Israele bombarda le milizie di Hamas e quelle filoiraniane. È questa l’altra faccia del conflitto in corso?

In Siria e in Libano l’impressione è che sia in atto una ritirata dell’Iran, meno interessato a una guerra convenzionale. La guerra condotta finora si è dimostrata molto costosa e infruttuosa. È in atto una strategia militare diversa.

Quale?

Sul fronte diplomatico gli iraniani sono stati bravi, hanno esteso la loro influenza all’Iraq, alla Siria, a parte del Libano e anche sui palestinesi con Hamas. Sono stati abili interlocutori politici, la loro area di espansione si è notevolmente allargata. Rimangono i nemici tradizionali come l’Arabia Saudita e restano le incognite rappresentate da Turchia e Qatar.

Ci spieghi meglio.

Non è chiarissimo cosa Turchia e Qatar abbiano in mente, ma proprio ieri il Financial Times ha annunciato come il paese del Golfo abbia dato un grosso aiuto alla Banca centrale turca, che aveva bisogno di sostenere la propria valuta, che oggi vale pochissimo. La Turchia aveva chiesto invano aiuto agli Usa e alla Gran Bretagna, che hanno rifiutato, così si è rivolta al Qatar. 

Che cosa potrebbe significare una alleanza tra Turchia e Qatar?

Il Qatar è in una situazione ambigua. Da una parte, ha rapporti con l’Iran; dall’altra, ospita basi americane. Lo stesso vale per la Turchia. L’Iran sta cercando di capire se anche lì possa avere uno spazio. In questo momento in Palestina la situazione è molto difficile, non si capisce se il nuovo governo israeliano vorrà annettersi i territori della Cisgiordania, approfittando degli ultimi mesi dell’amministrazione Trump, oppure no. Nel caso lo facesse, certamente l’Iran ne approfitterebbe per cercare di portarsi dietro una parte dell’opinione pubblica araba. Si sta posizionando per capire se possono avere un ruolo strategico più rilevante.

(Paolo Vites)