I NEGOIZATI A DOHA CONTINUERANNO ANCHE DOMANI: SODDISFAZIONE PER GLI USA, ISRAELE TRATTA

Secondo gli inviati negoziali dagli Usa, l’inizio dei colloqui a Doha per poter raggiungere una tregua alla guerra Israele-Hamas a Gaza «è promettente»: lo ha spiegato alla stampa americana il portavoce del Consiglio di Sicurezza Usa John Kirby, spiegando come dal n.1 della CIA Burn oggi in Qatar arrivano conferme rassicuranti sulle prime fasi dei negoziati in corso d’opera con Egitto e governo qatariota che di fatto “rappresentano” le istanze di Hamas, non presente direttamente.



A riconferma che qualcosa potrebbe essersi smosso nelle trattative il fatto che il ciclo di colloqui proseguirà almeno fino a domani incluso, elemento non scontato dopo mesi di tavoli “saltati” e piani di tregua stralciati. «Il Qatar e l’Egitto stanno, a loro volta, mediando con Hamas», conferma ancora Kirby, mentre la delegazione americana continua l’intensa trattativa con Israele per ottenere rassicurazioni sul ritiro alla Striscia di Gaza. È lo stesso Presidente Biden ad aver chiarito con la stampa che la non presenza di Hamas in realtà è solo meramente formale, in quanto «è rappresentato sia dai qatarioti che dagli egiziani, i negoziati sono in corso proprio mentre parlo». Oggi ci si è concentrati sui dettagli dell’implementazione, «Non prevediamo di uscire oggi con un accordo, prevediamo che i colloqui continuino anche domani», ha detto ancora il portavoce del Presidente in un colloquio con giornalisti tra cui l’ANSA.



Nel frattempo con l’Iran sempre alla finestra e sicuramente protagonista “indiretto” delle varie fasi di negoziati a Doha con la propria rete di alleanze sia con Hamas che con gli emissari qatarioti, importante l’annuncio fatto oggi dal presidente palestinese Abu Mazen che ha fatto sapere di un suo imminente viaggio a Gaza (durante la visita in Turchia, ndr). Proprio Autorità Nazionale Palestinese rappresenta uno dei punti di massimo dialogo per gli Usa e la comunità internazionale in merito al futuro dello Stato di Palestina si spera “lontano” dalla sigla terrorista di Hamas.

AL VIA I COLLOQUI A DOHA PER LA GUERRA A GAZA: CHI È PRESENTE, CHI NO, QUALI I TEMI

Si aprono oggi e domani i colloqui di pace a Doha in Qatar per definire (forse) la guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas, ma anche intuire se la minaccia di un attacco dell’Iran contro lo Stato Ebraico avrà effettivamente luogo e come. All’ennesimo round di negoziati, questa volta Usa, Egitto e Qatar puntano a “premere” sulle parti in guerra ormai da quasi un anno per giungere alla tregua nella Striscia di Gaza e, non da meno, la liberazione di 33 ostaggi vivi ancora in mano di Hamas.



La delegazione di Israele è composta ai capi di Mossad (David Barnea), Shin Ben (Ronen Bar), oltre che il responsabile dei soldati Idf dispersi, Nitzan Alon: Netanyahu ha dato mandato alla delegazione presente a Doha di ottenere la liberazione degli ostaggi ebrei a Gaza; di contro, il nuovo leader politico di Hamas, Yahya Sinwar, ha deciso di disertare i colloqui di pace insistendo che per la sigla palestinese «vale l’accordo proposto a luglio da Joe Biden». Parte dunque già al ribasso il vertice di Doha, sebbene il “peso” della tensione regionale in Medio Oriente costringa tutte le parti a bilanciare bene le prossime mosse se si vuole veramente evitare un’escalation distruttiva nei prossimi mesi.

Israele non vuole cedere nel ritiro dalla Striscia, di contro Hamas conferma l’ambiguità di questi mesi: vuole il nemico sionista fuori dai confini di Gaza, ma si richiama allo stesso tempo alle tre fasi del piano Biden che prevedono un progressivo ritiro e non immediato; di contro ancora, Hamas punta alla liberazione del leader di Fatah (il detenuto criminale Marwan Barghouti) assieme ad altri 100 carcerati di peso chiedendo agli Usa di farsi garanti. Al tavolo in Qatar presenti poi il capo della Cia William Burns, il coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, così come i leader diplomatici di Qatar ed Egitto, con l’assenza ancora una volta “pesante” di Iran e soprattutto Russia, contestato dalle ultime parole del presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), «La Russia ha sempre cercato e sta cercando vie per una soluzione di pace e si sta impegnando per una soluzione giusta alla questione mediorientale, in conformità con il diritto internazionale».

IRAN ATTENDE I NEGOZIATI PER ATTACCARE ISRAELE. USA: “NON C’È PIÙ TEMPO DA PERDERE”

Con l’Iran che attende di fatto l’esito di questi negoziati per sferrare l’attacco eventuale contro Israele (in risposta agli omicidi politici dei leader di Hamas e Hezbollah a fine luglio) – un tentativo di Teheran di prendere tempo nell’attesa di capire se e come scatenare un’escalation di guerra in Medio Oriente – il peso di queste trattative è cresciuto a dismisura nel corso di questi ultimi giorni.

Anche per questo motivo la Casa Bianca ieri su iniziativa del Presidente Biden ha lanciato un nuovo appello tramite l’inviato speciale Usa per i negoziati a Doha su Gaza, Amos Hochstein: «è arrivato il momento delle soluzioni diplomatiche per Gaza e Libano, non c’è più tempo da perdere e non ci sono più scuse valide per nessuna delle parti per ulteriori rinvii». Se l’Iran ha già annunciato che l’eventuale attacco sarà deciso dopo l’esito di questi colloqui in Qatar, Biden ribadisce come vi sia ancora il margine per evitare l’escalation, solo se però Israele e Hamas convergono nell’accettare il piano di pace presentato in giugno atto alla tregua a Gaza e la liberazione degli ostaggi ancora in mano ai terroristi palestinesi.