LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE: LE MOSSE DI ISRAELE E LE DIVISIONI DI HAMAS

Nel 154esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas non arrivano buone notizie sul fronte diplomatico, così come dal campo di battaglia nel sud della Striscia di Gaza: se quantomeno gli aiuti aerei per la popolazione civile ha alleviato un poco le sofferenze dei palestinesi rintanati dopo la fuga da Gaza, la pressione dei carri e dei missili israeliani contro ciò che rimane delle milizie terroristiche di Hamas si fa pesante. «C’è una pressione internazionale e sta crescendo, ma soprattutto quando la pressione internazionale aumenta, dobbiamo serrare i ranghi, dobbiamo restare uniti contro i tentativi di fermare la guerra», così ha parlato il Premier Benjamin Netanyahu confermando come anche nelle prossime settimane l’esercito opererà contro Hamas in tutta la Striscia, compresa Rafah che è rimasta «l’ultima roccaforte. Chiunque ci dica di non agire a Rafah ci sta dicendo di perdere la guerra e questo non accadrà».



Importante la novità annunciata stanotte nel Discorso sullo Stato dell’Unione dal Presidente Biden in merito al porto temporaneo da costruire sulla costa di Gaza per favorire l’approdo ingente di aiuti umanitari: resta però la pressione militare con i carri a Khan Yunis che puntano a schiacciare le milizie islamiste verso l’affondo finale a Rafah. Al Cairo però il nuovo giro di negoziati per una tregua momentanea di 6 settimane continua a non decollare, specie per le divisioni interne di Hamas che non intende accettare in toto la proposta della risoluzione ONU: gli Usa infatti hanno chiesto di inserire all’interno della proposta delle Nazioni Unite e, collateralmente, di Tel Aviv per una tregua con Hezbollah in Libano, anche l’inserimento di un stop alla guerra Israele-Hamas di 6 settimane con liberazione di tutti gli ostaggi rimasti. Da Gaza i palestinesi islamisti fanno sapere di rifiutare tale accordo in quanto non vi sarebbe piena concordanza all’interno della stessa Hamas: secondo fonti Usa, Hamas starebbe invece rifiutandosi di liberare gli ostaggi malati, anziani e donne che tiene prigionieri a Gaza.



COME FUNZIONA IL PIANO USA PER LA TREGUA ISRAELE-HAMAS

Le fonti americane citate dal Times of Israel riportano infatti che al momento già oggi potrebbe esserci un cessate il fuoco di 6 settimane, se solo «Hamas accettasse di rilasciare una ostaggi vulnerabili, tra cui donne, anziani, malati e feriti. Questo è l’ostacolo che si frappone in questo momento». Mentre a latere continua la guerra parallela tra le forze occidentali e gli Houthi tra lo Yemen e il Mar Rosso, il campo di battaglia “principale” resta la Striscia di Gaza ed è proprio su quel punto che non riescono a decollare i negoziati al Cairo tra Usa, Qatar, Egitto, Israele e Hamas.



Il piano americano per la tregua resta lo stesso: una tregua di 6 settimane dentro cui però le due fasi vedrebbero momenti diversi per azioni diverse. Nella prima fase sarebbe previsto un «riposizionamento delle forze israeliane e la possibilità per i palestinesi di tornare a Gaza nord», spiegano ancora fonti dell’amministrazione Biden alla stampa Usa: liberazione dei prigionieri palestinesi ed effettivo stop dei combattimenti è invece la seconda fase, ben più complicata al momento. Si lavora per chiudere la trattativa entro il Ramadan ma non è affatto detto, in quanto «non c’e’ un scadenza fissa o veloce per questi negoziati. Riconosciamo che gli estremisti potrebbero usarlo per qualcosa che sarebbe estremamente negativo nel mese sacro, che noi vogliamo che sia un periodo di pace per le persone che pregano». Hamas, come già dicevamo, è impegnato interamente nella guerra contro Israele ma è tutt’altro che unito al suo interno: secondo quanto raccolto dal quotidiano palestinese ‘Filastin’ (vicino al gruppo islamista), la delegazione ha lasciato il Cairo «per consultarsi con la leadership del movimento. I negoziati e gli sforzi per fermare l’aggressione, ottenere il ritorno degli sfollati nelle loro case e aiuti umanitari per il popolo palestinese continuano». Secondo invece il WSJ il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, è contro l’accordo con Israele e chiede maggiori concessioni: non è insomma d’accordo con l’altro leader, Ismail Haniyeh (di stanza in Qatar) che invece spinge per accettare la tregua di 6 settimane per negoziare poi la fine completa della guerra Israele-Hamas con il ritiro delle truppe ebraiche dalla Striscia.