REPORT ONU SULLA STRISCIA: “QUI L’INFERNO IN TERRA”. ISRAELE: “HAMAS NON HA FUTURO A GAZA”
«A Gaza c’è l’inferno in Terra»: così interviene il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, nel concludere la visita notturna nella Striscia di Gaza: «qui va va in scena una tragedia che si aggrava senza fine. Le persone sono ovunque, vivono per strada, hanno bisogno di tutto. Chiedono sicurezza e la fine di questo inferno sulla Terra». Il report sarà poi discusso anche nell’Assemblea Generale ONU in programma questa sera con nuovamente a tema il possibile cessate il fuoco nella guerra Israele-Hamas.
L’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, fa notare intanto in giornate come al G7 era stato richiesto che «le attività militari di Israele a Gaza Sud non seguissero lo stesso schema di Gaza Nord, ma il livello di distruzione a Gaza resta senza precedente». Secondo il diplomatico europeo, lo stato attuale della guerra «è un livello peggiore di quanto successo a Dresda, a Colonia e simile a quello che è successo ad Amburgo. Un tale orrore non può essere giustificato con l’orrore del 7 ottobre»; secondo Borrell, infine, la situazione a Gaza peggiora, «L’Onu ci dice che non ci sono rifugi possibile e sta per smettere di lavorare nell’area per mancano risorse e sicurezza». In attesa di capire se l’evoluzione delle trattative avviate tra Israele, Egitto e Qatar possa portare a nuovi accordi con le milizie palestinesi, il Premier Bibi Netanyahu chiarisce che al netto dell’evoluzione del conflitto comunque non si avrà al termine «un Hamastan e nemmeno un Fatahstan» nella Striscia. Davanti alle divergenze emerse nel dialogo con il Presidente Usa Joe Biden, il leader israeliano aggiunge «Non permetterò che Israele ripeta l’errore di Oslo, non consentirò che dopo l’enorme sacrificio compiuto dai nostri combattenti entri a Gaza chi educa al terrore, chi lo sostiene e chi lo finanzia».
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE: RAID ISRAELE SU RAFAH, 12 MORTI
Nel giorno in cui i grandi della Terra si ritroveranno nuovamente a discutere della guerra fra Israele e Hamas all’interno della Striscia di Gaza – convocata per questo pomeriggio l’Assemblea Generale straordinaria dell’ONU sul cessate il fuoco – dall’Egitto arrivano notizie di un raid lanciato stamattina dall’esercito israeliano su Rafah, città al confine tra la Striscia e lo Stato egiziano. Il bombardamento israeliano sarebbe avvenuto contro un edificio residenziale di proprietà della famiglia Harb nel quartiere al-Zuhor di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza: i morti sarebbero al momento 12, si pensa che quello possa essere stato un possibile rifugio/nascondiglio degli uomini di Hamas in fuga dalla guerra lanciata da Israele nel resto della Striscia.
Nonostante il terribile raid, dall’Egitto riferiscono a Sky News Arabia che qualcosa starebbe tornando a muoversi sul fronte delle negoziazioni per una nuova tregua umanitaria: le fonti del Cairo informano della richiesta partita da Israele verso Qatar ed Egitto per aiutare a mediare un altro cessate il fuoco con Hamas dopo la tregua temporanea raggiunta due settimane fa. L’intento è sempre quello di rilasciare altri ostaggi israeliani detenuti a Gaza, specie dopo che Hamas ieri ha fatto sapere a Israele che potrà riavere i prigionieri vivi solo con una tregua «alle nostre condizioni». Da qui la richiesta di Tel Aviv a Egitto e Qatar di mediare questa posizione minacciosa scagliata dalle milizie palestinesi: sempre secondo le fonti egiziane, presto si svolgerà un incontro a 3 tra funzionari israeliani, egiziani e qatarioti sotto il patrocinio degli Usa. In precedenza l’emittente tv emiratina Al Arabiya, citando un funzionario palestinese, aveva affermato che Hamas e Israele «potrebbero iniziare la prossima settimana colloqui su un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri».
GUERRA ISRAELE: SOSTEGNO (CON DISSIDI) DAGLI USA, MINACCE DI HAMAS E IRAN
Nella ennesima notte passata di guerra in Medio Oriente tra raid di Israele e razzi da Hamas, il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha sentito telefonicamente il ministro israeliano Benny Gantz per insistere a produrre sforzi concreti «facilitare il ritorno sicuro di tutti gli ostaggi rimasti a Gaza», ma allo stesso tempo invitando all’aumento di aiuti umanitari. Il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller, sottolinea nella nota che Blinken all’omologo israeliano ha ribadito «che Israele deve adottare tutte le misure possibili per evitare danni ai civili e che gli Stati Uniti restano impegnati a compiere passi tangibili verso la realizzazione di uno Stato palestinese».
Poco dopo il sostegno americano a Israele nella guerra contro Hamas è giunto nuovamente dal Presidente Biden, a margine della festività ebraica di Hanukkah celebrata alla Casa Bianca, seppur con qualche distinguo da non sottovalutare: prima infatti il Presidente americano ha spiegato che «non bisogna essere ebrei per essere sionisti, io sono sionista. Continuiamo a fornire aiuti militari a Israele per difendersi da Hamas ma bisogna stare attenti, devono stare attenti: l’opinione pubblica può cambiare da un giorno all’altro». Biden sottolinea poco dopo che i suoi rapporti con il Premier Netanyahu sono solidi anche se non mancano i momenti di tensione: il leader dem Usa ha raccontato di aver fatto un’annotazione su una vecchia fotografia di loro due, usando un soprannome per il leader israeliano, «Ci ho scritto sopra ‘Bibi, ti voglio bene ma non sono d’accordo con un accidenti di ciò che hai da dire’. E oggi è più o meno la stessa cosa. Restano divergenze».
Mentre si attende dunque una nuova fase di contrattazione internazionale per il futuro della guerra Israele-Hamas con l’Assemblea ONU – che viene dopo il veto Usa opzionato sul Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in merito alla risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza – non mancano le nuove tensioni sull’asse Iran-Hamas dirette contro lo Stato ebraico e l’alleato americano. «L’obiettivo di Hamas è un Califfato sulla Palestina con capitale Gerusalemme», annuncia l’ex ministro degli Interni della fazione Fathi Hammad alla tv al-Aqsa, in risposta al “no” secco di Netanyahu alla possibilità di avere l’Anp di Abu Mazen in controllo della Striscia una volta finita la guerra contro Hamas. Da Teheran invece risuona forte l’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in visita in Qatar, «Persino se gli Usa e Israele continuassero la guerra a Gaza per 10 anni non sarebbero in grado di distruggere Hamas, perché Hamas è radicato nella realtà del popolo palestinese».