LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: “PRESTO L’ORDINE DI INVASIONE A GAZA”

«L’ordine di entrare a Gaza arriverà presto»: l’annuncio dato ieri dal Ministro della Difesa Yoav Gallant predispone per le prossime ore un’evoluzione definitiva alla guerra Israele-Hamas in corso da 13 giorni consecutivi a ridosso della Striscia di Gaza. Alle parole del Ministro si aggiunge il discorso fatto ieri dal Premier Netanyahu ai soldati che combattono a Sud contro la minaccia di Hamas: in quel «combatterete come leoni» c’è dentro come la rivelazione per ora solo implicita di una offensiva militare via terra su larga scala.



L’attesa per gli aiuti umanitari a Gaza City e le reazioni di Occidente e delle piazze arabe incandescenti finora aveva frenato l’offensiva via terra dell’enclave che nasconde i capi di Hamas e i loro armamenti. Ora però la decisione sembra presa, come dimostrerebbe anche l’accelerazione del Presidente Usa Joe Biden che sta cercando in ogni modo di evitare l’escalation totale su Gaza. Nella notte di guerra tra Israele e Hamas sono stati lanciati altri razzi contro 100 obiettivi della jihad palestinese, tra questi è stato eliminato anche un esponente del comando navale di Hamas, Amjad Majed Muhammad Abu Odeh, ritenuto da Israele corresponsabile dell’attacco dello scorso 7 ottobre e del massacro dei civili israeliani. In termini di tempistica dell’invasione alcuni analisti ritengono che possa avvenire solo dopo la riapertura del valico di Rafah in Egitto, il quale doveva riaprire oggi mentre invece secondo la CNN ci sarebbero «problemi strutturali sulle strade» che non vedranno la riapertura fino almeno a domani.



IL DISCORSO DI BIDEN, LE TRATTATIVE DI PACE E LA NUOVA MINACCIA DI GUERRA IN MEDIO ORIENTE (CONTRO BASI USA)

«Hamas come il presidente russo Vladimir Putin vogliono annientare democrazie a loro vicine»: lo ha detto nella notte il presidente americano Joe Biden parlando dallo Studio Ovale, nel discorso che a molti è sembrato una dichiarazione pre-guerra su larga scala tra Israele e Hamas. «Non possiamo mollare sulla pace, la soluzione è due Stati per Israele e i palestinesi», ha poi aggiunto il leader dem, impegnato nella richiesta al Congresso Usa di fondi straordinari tanto per lo Stato ebraico quanto per l’Ucraina, «Non passiamo lasciare che Hamas e Putin vincano – ha concluso -. Mi rifiuto di farlo accadere».



Ma gli Stati Uniti non sono protagonisti solo a parole della difesa di Israele nella guerra contro Hamas: dopo l’invio della portaerei Ford in Medio Oriente come deterrenza contro il cordone di alleati dei palestinesi – Iran, Hezbollah e Siria – nelle ultime ore va segnalato un cacciatorpediniere americano in navigazione nel Mar Rosso che ha intercettato tre missili e alcuni droni lanciati dallo Yemen dalla milizia filo-iraniana Houthi. Lo ha annunciato il Pentagono nel corso di una conferenza stampa a Washington: «i missili erano diretti a nord lungo il Mar Rosso probabilmente contro degli obiettivi in Israele», ha riferito il generale Pat Ryder. Il cacciatorpediniere, la USS Carney, è stato schierato nella zona «per contribuire ad assicurare la sicurezza marittima e la stabilità in Medio Oriente». La guerra Israele-Hamas rischia di allargarsi a macchia d’olio, con Libano, Iran e Yemen che potrebbero rappresentare – oltre alla Striscia di Gaza – i vari fronti bellici pronti ad esplodere qualora l’offensiva via terra delle forze israeliane dovesse realmente cominciare. L’alta tensione al momento si gioca infatti in tutto il Medio Oriente e l’Occidente, con la Nato, inizia ad essere coinvolta molto più massicciamente: nelle ultime ore infatti sono state attaccate le basi Usa in Siria e Iraq: a rivelarlo una fonte dei dirigenti Usa a “Politico”, con la rivendicazione di un gruppo islamista iracheno foraggiato dall’Iran solo per uno degli attacchi, quello alla base aerea di Ain al-Asad.