LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: COLLOQUI PER LA TREGUA A GAZA MA…
Dopo 128 giorni di guerra tra Israele e Hamas uno spiraglio di luce per una prossima tregua ancora sembra mancare, nonostante i colloqui continuino anche in queste ore per evitare ulteriore spargimento di sangue nella Striscia di Gaza. Dopo che l’esercito di Israele ha trovato un tunnel di Hamas all’interno di un edificio dell’Unrwa a Gaza City, lo scontro internazionale si fa sempre più forte con gli Stati Uniti intenzionati ancora a far desistere Netanyahu dal muovere operazioni di terra presso il Valico di Rafah, nel sud della Striscia al momento “occupato” da milioni di rifugiati palestinesi in fuga dalla guerra.
Questa notte 25 persone sono morte a Rafah, aggiungendosi alle 44 uccise ieri dai primi raid israeliani sull’area ancora controllata in parte da Hamas: «Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra. Tenete Hamas lì. Prenderemo i restanti battaglioni terroristici di Hamas a Rafah, che è l’ultimo bastione», ha detto il Premier Netanyahu rispondendo a chi nella comunità internazionale chiede di stoppare l’avanzata militare. La guerra Israele-Hamas vede ora impegnato il gabinetto di guerra ebraico con i piani per l’evacuazione dei civili dall’area, trovano però un’immediata risposta della sigla terroristica palestinese: «Un’azione di terra israeliana a Rafah farà saltare i colloqui per lo scambio degli ostaggi. Ciò che Netanyahu e il suo esercito nazista non hanno ottenuto in più di quattro mesi – ha spiegato un alto esponente di Hamas alla tv della fazione islamica Al Aqsa – non lo realizzeranno ora, non importa quanto durerà la guerra». Tra le vittime dei raid a Rafah vi è anche il capo dell’intelligence della polizia di Hamas, Ahmed al-Yaakobi con il suo vice.
VERSO GUERRA A RAFAH, SI RIAPRE IL “CASO EGITTO”: COSA SUCCEDE
Il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, parlando stamane al Direttorato dell’intelligence, sottolinea come più la guerra tra Israele e Hamas entra nel profondo a Gaza e più si avvicina l’accordo per gli ostaggi, posizione insomma diametralmente opposta a quella dei palestinesi: «L’approfondimento delle operazioni a Gaza ci porta più vicini a un accordo realistico per il ritorno degli ostaggi. Siamo entrati nel cuore dei più sensibili luoghi di Hamas e – ha aggiunto il ministro – stiamo usando la loro intelligence contro di loro». Mentre tra Iran e Yemen proseguono le manifestazioni anti-Occidente e anti-Israele, Netanyahu continua a considerare l’operazione su Rafah come realizzabile e decisiva: «Lo faremo garantendo un passaggio sicuro alla popolazione civile in modo che possa andarsene. Questo fa parte del nostro sforzo bellico per tenere i civili fuori pericolo. Fa parte dello sforzo di Hamas per mantenerli in pericolo».
Con la spinta della guerra a sud della Striscia, rischia di riesplodere il “caso Egitto” dopo la firma del trattato di pace con Israele del lontano 1979 a Camp David (Usa): con quella firma venne riconosciuto lo Stato di Israele per la prima volta da un Paese arabo, ora però si rischia una nuova escalation visto il tentativo di Tel Aviv di muovere guerra sul campo al confine egiziano presso il Valico di Rafah. Nelle ultime due settimane l’Egitto ha inviato circa 40 carri armati e mezzi corazzati nel nord-est del Sinai per impedire l’eventuale fuga dei profughi palestinesi verso il Paese nord-africano: il Capo della Cia William Burns sarà la prossima settimana in Egitto per cercare di riaprire le trattative per un cessate il fuoco finalizzato al rilascio degli ostaggi, ma il rischio di una guerra totale in Medio Oriente è sempre più prossimo ormai. Secondo il presidente Al Sisi spostare i palestinesi nel Sinai «significa trascinare l’Egitto in una guerra contro Israele», avverte il leader che conferma come «non permetteremo che la questione palestinese venga liquidata e ciò che sta accadendo a Gaza non è un’azione militare contro Hamas, ma piuttosto un tentativo di sfollare i residenti della Striscia di Gaza».