Prosegue senza quasi alcuna interruzione da ormai 180 giorni la guerra tra Israele e Hamas, scoppiata il 7 ottobre dopo un attacco palestinese sul territorio israeliano e che mira, dal punto di vista di Tel Aviv, ad eradicare il movimento terroristico dalla Striscia di Gaza. Dopo una prima fase di conflitto nel Nord della Striscia, gli eserciti si stanno sempre più riorganizzando nel Sud, attorno alla città di Rafah, dove si ritiene siano nascosti gli ultimi battaglioni palestinesi.
A livello di guerra vera e propria, Israele e Hamas stanno combattendo soprattutto attorno all’area di Khan Younis, mentre la comunità internazionale è sempre più preoccupata per la condizione in cui versano i civili palestinesi. Solo recentemente, infatti, si è conclusa l’occupazione dell’ospedale al-Shifa, il più grande di Gaza, da parte dell’esercito israeliano, che ha reso il complesso ospedaliero, secondo l’Oms, “totalmente non operativo”. Sempre oggi, inoltre, fonti del ministero della sanità di Gaza, controllato da Hamas, hanno dichiarato che dall’inizio della guerra contro Israele sono morti 32.975 palestinesi, mentre altri 75.577 sono rimasti feriti. Tra questi, almeno 59 morti e 87 feriti si sono registrati nelle ultime ore.
Guerra Israele-Hamas: l’Occidente contro Netanyahu dopo l’uccisione dei 7 operatori della Ong
Tuttavia, più che il proseguire della guerra tra Israele e Hamas, la comunità internazionale sembra aver puntato i riflettori su quanto accaduto negli ultimi giorni, ed in particolare sul bombardamento israeliano in cui sono stati uccisi 7 operatori di una Ong impegnati nell’assistenza umanitaria all’interno di Gaza. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ammesso le responsabilità dell’Idf, sottolineando la natura “involontaria” dell’accaduto, spiegando che sono cose che “succedono in guerra“.
Sul territorio di Israele si sono moltiplicate le manifestazioni contro Netanyahu, già intense prima della scoppio della guerra contro Hamas, legate soprattutto alla morte degli operatori della Ong. Il presidente USA Joe Biden, invece, chiedendo un’indagine “rapia e pubblica” sull’accaduto, si è detto “indignato e addolorato”, puntando il dito contro “Israele [che] non ha fatto abbastanza per proteggere gli operatori umanitari” e “non ha fatto abbastanza neppure per proteggere i civili”. Così, mentre la guerra contro Hamas prosegue, Israele comincia a perdere il suo supporto internazionale, con l’UE che si unisce alle richieste di Biden, la Polonia che sottolinea come la reazione israeliana all’accaduto metta “alla prova la nostra solidaria” e il Regno Unito che si dice “inorridito” dal gesto “deliberato e oltraggioso”. Infine, è arrivata anche la reazione dell’Iran al raid condotto da Israele a Damasco lo scorso lunedì, per il quale il Corpo delle Guardie della Rivoluzione promette che verranno “effettuati presto” degli “attacchi mortali” contro il paese.