PRIMO COLLOQUIO BIDEN-NETANYAHU DOPO L’INGRESSO A GAZA. TENSIONI ISRAELE-RUSSIA: COSA SUCCEDE
Nella serata di domenica si è tenuto il primo colloquio telefonico tra il Presidente Usa Joe Biden e il Premier israeliano Bibi Netanyahu dopo l’inizio dell’offensiva nella Striscia di Gaza: da quel poco che è emerso finora dalle agenzie internazionali, il n.1 della Casa Bianca in merito allo sviluppo della guerra Israele-Hamas ha chiesto all’alleato di concedere maggiori tutele ai civili palestinesi. «Israele ha ogni diritto e responsabilità di difendere i suoi cittadini dal terrorismo», ha detto Biden mettendo però in evidenza come «è necessario che lo faccia in linea con le leggi umanitarie internazionali che danno la priorità alla tutela dei civili».
Cresce intanto la forte tensione diplomatica tra Israele e Russia dopo i vertici voluti da Putin con i rappresentanti di Hamas negli scorsi giorni: il ministero degli esteri a Gerusalemme ha convocato l’ambasciatore russo in Israele Anatoly Viktorov per protestare contro «la visita di una delegazione di Hamas a Mosca. È grave la mancanza di una condanna chiara di Mosca dell’organizzazione terroristica Hamas e il comportamento della Russia negli organismi internazionali». Intanto in serata arrivano notizie di alcuni attacchi contro cittadini israeliani nell’aeroporto di Makhachkala non lontano da Mosca: sono infatti decine i manifestanti riversati nello scalo nella repubblica russa del Daghestan, per scagliarsi contro l’arrivo di un volo da Israele. La folla è andata alla ricerca di passeggeri provenienti dall’aereo atterrato da Tel Aviv, ma – come spiegano i medi russi come Sota e Astra – questo volo «viene utilizzato principalmente come coincidenza per Mosca a causa dell’elevato costo dei biglietti diretti. Di conseguenza, alla maggior parte dei passeggeri è stato garantito che non scenderanno a Makhachkala».
In #Dagestan, a crowd stormed the building of Makhachkala airport in search of Jews from a flight from Tel Aviv. pic.twitter.com/TaBvakBKIE
— NEXTA (@nexta_tv) October 29, 2023
RAZZI DAL LIBANO, I TIMORI USA PER UNA GUERRA SEMPRE PIÙ ALLARGATA
Nuovi razzi dal Libano contro Israele, lo scontro a Gaza che si fa sempre più aspro, il coinvolgimento di Hezbollah con la dura condanna di Turchia e altri Paesi arabi sull’offensiva nella Striscia: la guerra tra Israele e Hamas rischia di allargarsi sempre più e ora anche gli stessi Stati Uniti lo fanno sapere tramite alcune fonti dirette dell’amministrazione Biden ai media americani. «Gli Stati Uniti si preparano per l’allargamento del conflitto», riportano le fonti citate da Axios, «Washington teme un aumento degli attacchi dal Libano, da parte di Hezbollah, sostenuto dall’Iran».
Nel pomeriggio di oggi in meno di un’ora almeno 9 sono stati i razzi lanciati dal Libano verso le città a Nord di Israele: i primi tre erano stati intercettati, mentre gli altri 6 hanno fatto scattare l’allarme nelle città vicino a Kiryat Shmona. Dagli Usa arriva poi la reprimenda del consigliere alla Sicurezza nazionale Jake Sullivan in merito all’aumento degli scontri in Cisgiordania: «è totalmente inaccettabile l’aumento della violenza fra i coloni israeliani», aggiungendo come Netanyahu abbia «la responsabilità di tenere a freno i coloni. Questa è una sfida, ci aspettiamo che il governo israeliano faccia passi in avanti. Ci aspettiamo che i coloni estremisti impegnati in questo tipo di violenza rispondano alle loro responsabilità». Aumentano intanto i combattimenti sul territorio di Gaza, come riporta la Radio militare israeliana: «violenti scontri tra soldati israeliani dell’Idf e palestinesi armati nel nord della Striscia, vicino al valico di Erez con lo Stato ebraico». Secondo la medesima fonte riportata dall’ANSA, i miliziani sono usciti da un tunnel di alcune centinaia di metri dal vicino confine con Israele e hanno ingaggiato la battaglia con i soldati.
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA A GAZA: NUOVI ATTACCHI DI ISRAELE. HAMAS MINACCIA SUGLI OSTAGGI
L’offensiva di terra nella Striscia di Gaza iniziata venerdì sera non sembra ancora essere una vera e propria invasione anche se crescono di ora in ora le truppe nella Striscia: la guerra tra Israele e Hamas infiamma ora tutto il Medio Oriente, con teatri di scontro che si allargano a Libano, Cisgiordania, Siria e Iraq. La situazione è di grande preoccupazione con la comunità internazionale sempre più divisa – specie dopo che l’Onu si è spaccato sulla risoluzione presentata dalla Giordania di condanna all’offensiva di Gaza (Italia astenuta con Germania e Uk, Francia con i Paesi arabi, Usa con Israele) – davanti all’escalation di guerra in Medio Oriente.
Secondo quanto riportato stamane da Tel Aviv, l’esercito israeliano ha incrementato nella notte il numero di truppe e mezzi armati nel nord della Striscia di Gaza, dando prosecuzione all’offensiva iniziata nei giorni scorsi: nel frattempo, Israele bombarda con “bombe incendiarie” anche aree del sud del Libano, tra cui la zona vicino alla base Onu di Naqura, che ospita il quartier generale della missione Onu (Unifil). Nelle ultime 24 ore – ha fatto sapere il portavoce militare Daniel Hagari – sono stati colpiti «oltre 450 obiettivi del terrore di Hamas, inclusi centri di comando operativi, posti di osservazione e luoghi di lancio di missili anti tank». Si chiude la frattura emersa durante l’ultima conferenza stampa del Premier Netanyahu in merito alle forti critiche lanciate contro l’esercito per le responsabilità sugli attacchi di Hamas il 7 ottobre scorso: «Mi sono sbagliato. Le cose che ho detto dopo la conferenza stampa non dovevano essere dette e mi scuso per questo. Sostengo pienamente tutti i capi dei servizi di sicurezza, così come il capo di stato maggiore, i comandanti e i soldati dell’esercito che sono al fronte e combattono per il nostro Paese», ha detto il Primo Ministro ritirando le accuse dopo le forti polemiche in seno al gabinetto di guerra.
ONU: “DISASTRO A GAZA. CESSATE IL FUOCO!”. VERTICE USA-CINA A NOVEMBRE
Mentre i morti continuano a salire nel bilancio provvisorio della guerra Israele-Hamas ora incentrata dentro la Striscia di Gaza, dall’ONU arriva un altro appello al cessate il fuoco per la situazione umanitaria considerata «disperata» dalle ong presenti nel territorio palestinese: «Mi rammarico che invece di una pausa umanitaria estremamente necessaria, sostenuta dalla comunità internazionale, Israele abbia intensificato le sue operazioni militari», ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, durante una visita a Kathmandu in Nepal. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Gaza sarebbe ormai vicina al collasso dell’ordine civile, dopo il saccheggio di viveri e generi prima necessità: «Migliaia di persone sono entrate in diversi magazzini e centri di distribuzione dell’Unrwa nella Striscia di Gaza centrale e meridionale», spiega l’agenzia ONU.
«Gli sforzi umanitari a Gaza, guidati dall’Egitto e dagli Stati Uniti, saranno ampliati domenica (oggi, ndr)»: lo ha detto il portavoce dell’Esercito israeliano, generale di brigata Daniel Hagari, aggiungendo che «gli abitanti di Gaza sono stati avvertiti per più di due settimane, attraverso diversi mezzi di comunicazione: devono stare lontani dagli avamposti appartenenti ad Hamas. Questo avvertimento viene rilanciato: i civili nel nord di Gaza e nella città di Gaza dovrebbero temporaneamente spostarsi a sud in un luogo più sicuro, dove possono ottenere acqua, cibo e medicinali». Con la guerra Israele-Hamas sempre più pericolosa per i destini della comunità internazionale anche fuori dal Medio Oriente, viene confermato il vertice Usa-Cina con i leader più potenti e importanti al mondo: per il prossimo novembre le diplomazie rispettive lavorano ad un summit con Joe Biden e Xi Jinping in modo da scongiurare le escalation di guerra tanto in Medio Oriente quanto in Ucraina. Con l’ipotesi del vertice durante il summit APEC a San Francisco, Usa e Cina dovrebbero «promuovere la stabilizzazione e la ripresa delle relazioni Pechino-Washington e riportarle quanto prima sulla via di uno sviluppo sano e stabile», ha detto il ministro degli Esteri Wang Yi, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden.