LA PROMESSA DI NETANYAHU AI PARENTI DEGLI OSTAGGI (DOPO L’IRRUZIONE ALLA KNESSET”. CONTINUA LA GUERRA A KHAN YUNIS
Questa mattina un gruppo di parenti degli ostaggi israeliani a Gaza ha fatto irruzione alla Knesset – il Parlamento di Tel Aviv – durante la riunione della Commissione finanze per chiedere al Governo di fermare la guerra contro Hamas e imporre la liberazione dei rapiti. Da giorni ormai la protesta contro Netanyahu è fortissima a Gerusalemme e nella capitale, con il rilascio degli ostaggi che viene chiesto sia messo in cima a tutte le priorità nello scontro con Hamas: «abbiamo una proposta sugli ostaggi ma non posso dire altro al momento», ha detto questo pomeriggio il Premier Netanyahu rispondendo alle dure contestazioni sfociate fin nell’irruzione alla Knesset, «contrariamente a quanto è sostenuto non c’è una proposta sincera da parte di Hamas. ‘Voglio dirlo – ha concluso – nella maniera più esplicita, anche perchè ci sono molte notizie non corrette che di sicuro vi causano dolore».
Nel frattempo prosegue la guerra sul campo tra Israele e Hamas, anche fuori dalla città di Gaza: fortissima la tensione da giorni ormai a Khan Yunis, nel sud della Striscia, con l’avanzata delle forze israeliane verso ovest in direzione del mare e a sud verso Rafah (e il confine con l’Egitto). Secondo la radio militare, l’esercito israeliano «ha circondato l’ospedale Nasser e sta completando l’isolamento del centro della città» e proseguirà nella missione contro le roccaforti di Hamas a Khan Yubis «per diversi giorni ancora». Secondo quanto denunciato dalla Mezzaluna Rossa (il corrispettivo musulmano della Croce Rossa, ndr), l’esercito israeliano ha stretto d’assedio l’edificio centrale della Mezzaluna a Khan Yunis e ha di fatto paralizzato tutte le sue attività, incluse quelle della unità di ambulanze.
In #Israele esplode la rabbia dei familiari degli ostaggi che fanno irruzione in Parlamento. #Netanyahu, intanto, fronteggia ormai l’opposizione anche dentro il gabinetto di guerra. Oggi la mozione di sfiducia dei laburisti. @brunoriRai #tg1 pic.twitter.com/yx8Sw8Nhgn
— Tg1 (@Tg1Rai) January 22, 2024
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: ASSEDIO A GAZA, PROTESTE CONTRO NETANYAHU
Da 108 giorni la guerra fra Israele e Hamas tiene l’intera comunità internazionale incollata all’area del Medio Oriente per capire quali evoluzioni e soprattutto che livello di pericolosità può raggiungere lo scontro “incrociato” sui vari fronti prima di poter parlare di una autentica guerra globale praticamente mondiale. Da Gaza al Libano, con Siria, Iraq, Iran, Cisgiordania, Yemen e l’intero Mar Rosso coinvolto, la guerra di Israele contro il terrorismo jihadista dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 è sempre più ampia e sempre meno “controllabile”. Mentre da giorni continuano le fortissime proteste – anche in patria e non più solo all’ONU – contro il Premier Bibi Netanyahu, accusato di non saper gestire la situazione degli ostaggi e invitandolo continuamente al cessate il fuoco, arriva la risposta netta del Primo Ministro del gabinetto di guerra.
«Gaza deve essere smilitarizzata ed essere posta sotto il pieno controllo della sicurezza israeliana»: così Netanyahu in un videomessaggio alla nazione per rispondere a chi richiede l’impegno per un cessate il fuoco e il via libera all’iter per i due Stati distinti, Israele e Palestina (opzione però già bocciata dalla stessa Hamas, ndr). «Non scenderò a compromessi sul pieno controllo della sicurezza israeliana sull’intero territorio a ovest del fiume Giordano. Finché sarò primo ministro, continuerò a sostenere fermamente questo», aggiunge ancora il leader israeliano fermo nel respingere le richieste anche di Ue e Stati Uniti di aprire alla via diplomatica dei due Stati, anche se ammette «Apprezzo molto il sostegno degli Stati Uniti a Israele, e l’ho espresso anche al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Tuttavia, rimango fermo sui nostri interessi vitali. Dobbiamo ottenere la vittoria totale». Terminato intanto il blackout più lungo a Gaza dall’inizio della guerra Israele-Hamas, stamane sono ripresi gli attacchi contro le cellule terroristiche nel centro di Gaza e nell’area a sud con assedio di terra e bombardamenti via missili.
LE MOSSE UE SULLA GUERRA A GAZA: BORRELL CONTRO BIBI, MISSIONE EUROPEA PER IL MAR ROSSO
Nel frattempo, una larga folla tra familiari degli ostaggi e manifestanti si è radunata davanti alla casa privata del primo ministro israeliano Netanyahu a Gerusalemme chiedendo «un accordo immediato per la liberazione degli ostaggi rapiti» a seguito dell’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre ad Israele, «Resteremo qui fino a quando il primo ministro non accetterà un accordo per restituire gli ostaggi» spiega un portavoce di Hostages and Missing Families. La situazione in patria, con il laburisti che hanno deciso di presentare una mozione di sfiducia alla Knesset contro Netanyahu, è sempre più complicata e fa il paio con le pressioni internazionali per fermare il massacro di civili (oltre quota 25mila i morti dall’inizio della guerra Israele-Hamas, secondo i dati del Ministero di Gaza) in corso da oltre 100 giorni.
Intervenuto a margine del Consiglio Affari Esteri europeo, l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell ha risposto direttamente a Netanyahu definendo inaccettabile il sangue versato dai civili palestinesi a Gaza e nel resto della Striscia: «anche se Israele è in disaccordo con l’Ue sul risolvere la crisi iniziata con gli attacchi del 7 ottobre, devono venire qui e discutere. Quale altra soluzione hanno, costringere a partire tutti i palestinesi che vivono nella Striscia?», si chiede il diplomatico europeo. «Ci sono già 25mila morti, il 70% dei quali donne e bambini. Se vogliono distruggere Hamas, di certo non è questo il modo, perché stanno seminando odio per generazioni», aggiunge Borrell prima del Consiglio a cui partecipano, tra gli altri, i Ministri di Israele, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Autorità Palestinese e Lega Araba. «Abbiamo bene in mente che cosa ha fatto Hamas, e di certo lo condanniamo e respingiamo. Ma pace e stabilità non possono essere ottenute solo con mezzi militari», ha concluso l’Alto Rappresentante.
Nel frattempo, mentre le tensioni di guerra non restano solo quelle tra Israele e Hamas – sul fronte “caldo” anche Hezbollah nel sud del Libano, la Cisgiordania e le scintille tra Iran e Paesi sunniti – dall’Europa arriva una prima mossa di avvicinamento alla coalizione Usa-Uk che da giorni opera nel Mar Rosso per respingere la minaccia Houthi contro le navi commerciali. «Data la gravità della situazione attuale e i nostri interessi geostrategici, è importante che l’Ue dimostri la sua volontà e le sue capacità di agire come attore di sicurezza globale, anche nel settore marittimo», lo scrivono in un documento congiunto i Ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania, prima di presentarlo oggi in Consiglio Affari Esteri Ue, «La missione sarà in linea con la Convenzione Onu sul diritti del mare e sarà difensiva» e viene chiesto che si possa già da subito utilizzare i mezzi della missione Agenor presenti nello Stretto di Hormuz.