HAMAS ACCETTA L’ACCORDO SUGLI OSTAGGI MA CHIEDE ANCHE IL CESSATE IL FUOCO: LA RISPOSTA PICCATA DI ISRAELE
Tutto come previsto: Hamas accetta l’accordo di base sugli ostaggi ma allo stesso tempo richiede un cessate il fuoco definitivo della guerra lanciata da Israele dopo gli attacchi palestinesi del 7 ottobre scorso. E così il Governo di Tel Aviv – impegnato nella visita del Presidente argentino Milei a Gerusalemme (dove ha annunciato di voler spostare l’ambasciata come fatto in passato già dalla Presidenza Trump) – non può che replicare piccato alla provocazione di Hamas: «La risposta di Hamas è negativa nella sostanza. Ha detto sì al quadro dell’accordo ma ha posto condizioni impossibili. Non cesseremo i combattimenti». Poco prima il Premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani aveva annunciato in conferenza stampa da Doha, di fianco al Segretario di Stato Blinken, il sì sostanziale delle milizie palestinesi all’accordo di base sulla liberazione degli ostaggi: «Abbiamo ricevuto una risposta da Hamas riguardo al quadro generale dell’accordo riguardo agli ostaggi. La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva. Continuano a chiedere un cessate il fuoco totale e comprensivo» e la «fine dell’aggressione».
«C’è stata una risposta da Hamas a proposito dell’accordo sugli ostaggi ma è un po’ oltre il limite… Ci stiamo ragionando», ha spiegato il Presidente Biden rispondendo alle domande dei giornalisti dalla Casa Bianca, confermando che domani Blinken in Israele discuterà del contenuto di quell’accordo direttamente con Netanyahu. Il segretario di Stato Usa ha poi aggiunto come sia “essenziale” raggiungere l’accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas per poter avviarsi verso la conclusione della guerra: la distanza resta ampia tra le parti ma qualcosa a livello diplomatico potrebbe ancora avvenire con i colloqui serrati Usa-Qatar-Israele-Egitto. Certo, restano gli altri focolai di guerra, con l’Iran sempre protagonista in negativo secondo Tel Aviv: «Durante le ispezioni di decine di chilometri di tunnel e di sale di comando di Hamas situate sotto Khan Yunis, ii militari israeliani hanno trovato documenti segreti che confermano i legami tra Iran e Hamas in generale e con Sinwar in particolare», fa sapere il portavoce militare Daniel Hagari. Si tratterebbe di documenti ufficiali di Hamas addirittura risalenti al 2020 che descrivono, tra gli altri, «i trasferimenti dell’Iran negli anni 2014-2020 di oltre 150 milioni di dollari ad Hamas e a Sinwar».
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE: ISRAELE “PRONTI A DENAZIFICARE GAZA”
La guerra tra Israele e Hamas va avanti ormai da 123 giorni senza sosta e le trattative per una tregua “provvisoria” con la liberazione di alcuni ostaggi sembra ancora un miraggio dopo il “no” secco delle milizie palestinesi e l’altrettanto “picche” dato dal Premier Netanyahu davanti alla richiesta di Hamas di liberare prigionieri miliziani in cambio dei rapiti del 7 ottobre 2023. Una guerra che punta purtroppo a durare ancora a lungo, almeno a vedere le dichiarazioni ancora di queste ore di entrambe le parti in guerra nell’interno della Striscia di Gaza: «Ho raggiunto la conclusione che non esistono palestinesi buoni. Se i palestinesi in Gaza avessero le camere a gas, ci metterebbero nelle camere a gas. Ne sono sicuro», ha affermato il colonnello Gabi Siboni, delle Forze di difesa israeliane.
Per l’Idf la guerra tra Israele e Hamas è destinata a durare ancora a lungo, forse addirittura un paio di anni: «denazificheremo Hamas e poi per riuscire a ottenere quello che vogliamo dobbiamo stare a Gaza per 50 anni», conclude l’alto grado militare israeliano. Di contro, da Gaza la conta dei morti continua a crescere così come l’opposizione di Hamas sempre in “coalizione” con gli alleati filo-Iran, da Hezbollah nel Libano agli Houthi nel Mar Rosso e nello Yemen, fino poi alle milizie jihadiste presenti in Iraq e Siria. L’ONU ribadisce l’appello del Segretario Generale Antonio Guterres a tutte le parti in Medio Oriente «perché facciano un passo indietro dall’abisso, considerate l’insopportabile costo umano ed economico di un potenziale conflitto regionale», commenta il sottosegretario generale dell’Onu per gli affari politici Rosemary DiCarlo in apertura della riunione del Consiglio di Sicurezza convocato dalla Russia per la situazione dei raid Usa su Siria e Iraq (dopo gli attacchi alla base americana in Giordania).
NUOVA MINACCIA IRAN E MISSILI HOUTHI SU NAVI MAR ROSSO: RAID IN RISPOSTA DA USA E UK
Dalla Striscia di Gaza al Mar Rosso, la guerra Israele-Hamas è ben oltre come sappiamo il “mero” confine palestinese e rischia di trascinare l’intero Medio Oriente in una spirale bellica dal difficile controllo per la comunità internazionale. Nella notte nuovi raid Usa sono stati lanciati contro gli Houthi in Yemen in risposta ai missili scagliati dalle milizie filo-iraniane a sostegno di Hamas, lanciati contro navi americane e inglesi nel Mar Rosso: «le Forze navali delle Forze armate yemenite, con l’aiuto di Dio, hanno condotto due operazioni militari nel Mar Rosso, la prima con obiettivo la nave americana ‘Star Nasia’, mentre l’altra la nave britannica ‘Morning Tide’, attaccate con missili antinave e i raid sono stati diretti e accurati», spiega il portavoce delle Forze armate yemenite del governo Houthi, Yahya Saree, nel rivendicare l’attentato contro le navi commerciali.
Gli Houthi però non si fermano e annunciano nuove operazioni militati «contro tutti gli obiettivi ostili americano-britannici nel Mar Rosso e nel Mar Arabico, nell’ambito del diritto di rispondere all’aggressione», così come continueranno gli attacchi contro le navi di Israele per vendicare la guerra anti-Hamas del Governo Netanyahu, «continueremo fino a quando non finiranno l’assedio e l’aggressione al popolo palestinese nella Striscia di Gaza». Oggi il Segretario di Stato Usa Antony Blinken è atteso in Egitto per il nuovo tour diplomatico atto ad ottenere una svolta sul fronte trattative dopo il semi-flop del piano messo a punto dal Cairo e dal Qatar, con l’assenso di Mossad e CIA: per l’inviato di Biden l’incontro seguirà quello avvenuto ieri a Riad in Arabia Saudita dove ha interloquito con l’erede al trono Mohammed bin Salman. Da ultimo, la guerra Israele-Hamas non potrebbe avere tali ripercussioni e pericolosità se non vi fosse sempre protagonista “in controluce” l’Iran degli ayatollah, vera forza anti-occidentale e principale sponsor di Hamas a Gaza: l’obiettivo rilanciato ancora dal presidente iraniano Ebrahim Raisi è quello di allontanare i Paesi islamici tutti da ogni tipo di relazione con Israele, in quanto «Il regime sionista ha sempre cospirato contro i musulmani, non sarà mai loro amico. Allontanare i Paesi dallo Stato ebraico è una delle politiche fondamentali dell’Iran, perché se questi Paesi avessero tagliato i loro legami prima, oggi non assisteremmo agli attacchi contro il popolo oppresso di Gaza», questo il commento del Premier incontrando il ministro degli Esteri del Sudan, Al-Sadiq Ali.