NUOVI RAID CONTRO OBIETTIVI HAMAS: COLPITO PERÒ CAMPO PROFUGHI A NUSEIRAT. LE ULTIME NOVITÀ SULLA GUERRA

Appena poche ore dopo le “scuse” ufficiali per il raid di Natale contro il campo profughi di al Maghazi nel giorno di Natale – «il tipo di munizioni utilizzato non era adeguato alla natura dell’attacco e ha causato un gran numero di danni collaterali che potevano essere evitati, ci rammarichiamo dei danni» – l’Idf di Israele muove ancora guerra contro Hamas colpendo obiettivi sensibili prossimi però ad aree con migliaia di civili. Almeno 20 persone sarebbero state uccise in un attacco israeliano al campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza: lo scrive l’agenzia di stampa palestinese Wafa, che cita fonti mediche rilanciate da Al Jaazera.



Nelle stese ore, i media della Siria parlano di due attacchi pesanti dell’esercito di Israele contro la capitale Damasco, in risposta ai raid lanciati negli scorsi giorni dalle milizie filo-Hamas siriane. Contemporaneamente, l’ennesimo fronte di guerra aperto in queste settimane – sul Mar Rosso contro i ribelli Houthi – vede l’Us Central Command annunciare che gli Stati Uniti hanno abbattuto un drone e un missile sparati nell’area sud del Mar Rosso dalle milizie yemenite filo-Iran. Non ci sono stati danni a nessuna delle 18 navi nell’area né feriti, ma la tensione nella zona resta altissima, così come in Libano dove ieri Hezbollah ha lanciato la sua ultima minaccia contro l’Occidente filo-israeliano, citando anche il nostro Paese: «E’ necessario fare fronte comune contro la coalizione del male rappresentata da America, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania con la coalizione del bene delle forze della resistenza anti-israeliana in Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq».



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: NUOVI ATTACCHI SULLA STRISCIA E SULLE ALTURE DEL GOLAN

83 giorni di guerra fra Israele e Hamas e ancora non si vede una traccia minima di un possibile cessate il fuoco, nonostante la pressione internazionale anche in Occidente stia crescendo sul Governo Netanyahu (con il Premier ieri definito “Hitler” dal Presidente turco Erdogan, ndr): nelle ultime ore è stato il Presidente francese Emmanuel Macron a sentire direttamente il Premier israeliano affrontando il tema della crisi umanitaria sempre più palese nella Striscia di Gaza. Al di là dei numeri forniti dalle autorità di Hamas su quali occorre sempre tenere una “tara” sulla veridicità, i bombardamenti sono purtroppo fitti e molto pesanti e spesso oltre alle strutture dei miliziani« vengono colpiti anche i civili palestinesi.



«Serve un cessate il fuoco duraturo a Gaza», ha detto il n.1 di Francia al telefono con il Premier di Israele, «lavoreremo nei prossimi giorni in collaborazione con la Giordania per realizzare operazioni umanitarie a Gaza», ha poi fatto sapere l’ufficio di Macron. Continuano intanto le operazioni di guerra di Israele contro Hamas tanto nel nord quanto nel sud della Striscia: sopra Gaza l’Idf combatte ormai da giorni contro quello definito «l’ultimo battaglione» di Hamas nell’area, con combattimenti in corso nei quartieri di Daraj e Tuffah. A sud invece Israele prosegue nei raid contro le aree di Khan Yunis, con l’ultimo bilancio di Gaza che parla di altri 12 morti e altrettanti feriti in un bombardamento israeliano che ha preso di mira una casa vicino all’ospedale Al-Amal. Nella notte un drone invece si è schiantato vicino a un villaggio nel Golan annesso a Israele: poche ore dopo l’operazione è stata rivendicata dalle forze filo-iraniane operanti in Iraq, la cosiddetta Resistenza Islamica. I media dell’Iran fanno sapere stamane che la milizia ha attaccato «un obiettivo vitale a Moshav Al-Yaad nella regione settentrionale israeliana delle alture del Golan e un centro di spionaggio e tecnologia nel nord-est di Arbil in Iraq».

IRAN, MAR ROSSO, GAZA: TUTTI I FRONTI APERTI NELLA GUERRA CONTRO ISRAELE

Mentre però i combattimenti proseguono nella Striscia di Gaza, è ormai sempre più impossibile definire la guerra Israele-Hamas come qualcosa di “localizzato” solo all’interno dell’enclave palestinese, come frutto degli attacchi scagliati dalle milizie jihadiste contro lo Stato Ebraico lo scorso 7 ottobre: dalle minacce degli Houthi filo-iraniani in Yemen sul Mar Rosso ai continui raid da Libano, Siria e Iraq contro Israele, passando per tutte le contaminazioni iraniane nello scontro ormai lanciato apertamente contro Tel Aviv e contro gli Stati Uniti (a loro volta attaccati nelle basi presenti ancora in Iraq e Siria).

Come ben spiega alla CNN Christopher O’Leary, ex agente Fbi, «La guerra Israele-Hamas è parte di un disegno più ampio dell’asse della resistenza, la strategia controllata dall’Iran per ottenere influenza e potere regionale tramite gruppi, come Hamas, la Jihad islamica palestinese, Hezbollah, Kataib Hezbollah e gli Houthi». L’analisi segue l’allarme lanciato ieri dal ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, nel suo report sulla guerra Israele-Hamas: «stiamo combattendo su 7 fronti diversi, Gaza, Libano, Siria, Cisgiordania, Iraq, Yemen e Iran». Soprattutto le minacce contro le navi commerciali internazionali sul Mar Rosso da parte degli Houthi, conclude l’ex Fbi, sono avvertimenti di quello che potrebbe accadere in un futuro molto prossimo in Medio Oriente e nel nord Africa: «se l’Iran si sporcasse davvero le mani e scatenasse le forze surrogate con tutta la loro potenza, avremmo un vero problema regionale con il pensiero alle truppe Usa di stanza in Iraq e Siria». Anche per questo motivo nei prossimi giorni torneranno a far visita in Israele sia il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, sia soprattutto il segretario di Stato, Antony Blinken. La pressione di Biden su Netanyahu per allentare la guerra contro Gaza deriva anche dal timore di ulteriori ripercussioni che potrebbe sorgere dai vari gruppi affiliati all’Iran sparsi in larga parte del Medio Oriente e tutti minacciosi – non da oggi – contro l’esistenza stessa dello Stato d’Israele.