LEADER DI HAMAS CONTRO ISRAELE: “REAZIONI CONTRO POLITICHE NETANYAHU”

L’attentato del 7 ottobre 2023, episodio da cui è nata la guerra tra Israele e Hamas, è una «reazione alle politiche israeliane del Premier Netanyahu»: a dirlo il leader della sigla terroristica palestinese Ismail Haniyeh, in un discorso trasmesso da Al Jazeera nel “giorno della rabbia” invocato dalla Palestina contro i raid sulla Striscia di Gaza. «Israele commette barbari massacri contro civili disarmati», aggiungendo poi che «la loro malvagità non li salverà da una clamorosa sconfitta. […] Ripeteremo più e più volte l’attacco del 7 ottobre finché Israele non sarà annientato». Il leader di Hamas sottolinea che un vero rilascio dei circa 240 ostaggi sotto i cunicoli di Gaza potrà avvenire solo un cessate il fuoco su Gaza: «gli ostaggi israeliani nella Striscia sono sottoposti alla stessa morte e trattamento che i palestinesi fronteggiano».



Mentre l’ONU vive giorni di tensione per i veti incrociati perennemente al Consiglio di Sicurezza sulla guerra in Medio Oriente, continua la richiesta su Israele per terminare gli attacchi contro la Striscia: «il nuovo bombardamento del campo profughi di Jabalia ha provocato decine di morti», descrivendolo come «l’ultima atrocità che ha colpito gli abitanti di Gaza. I combattimenti sono entrati in una fase ancora più terrificante, con conseguenze umanitarie sempre più spaventose». Lo ha detto il capo degli affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths, deplorando il fatto che «il mondo sembra incapace, addirittura riluttante, ad agire per porre fine a questa guerra». Le sirene di allarme razzi da Gaza sono nel frattempo risuonate a Tel Aviv e nel centro di Israele costringendo la popolazione a correre nei rifugi: tante le esplosioni udite sopra le città per l’intercettazione dei razzi da parte dell’Iron Dome. Dai 450 civili usciti stamattina dal valico di Rafa – fa sapere la Farnesina – ci sono anche 4 italiani che sono usciti finalmente dalla Striscia di Gaza: «Ho appena parlato con i primi 4 italiani usciti dalla striscia di Gaza. Sono stanchi ma in buone condizioni, assistiti dal console d’Italia al Cairo. Continuiamo a lavorare per far uscire tutti gli altri», ha scritto su Twitter il Ministro degli Esteri Antonio Tajani.



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE: ISRAELE COLPISCE HAMAS, APERTO VALICO DI RAFAH A SUD DI GAZA

L’uscita di civili dalla Striscia di Gaza avvenuta stamani con l’apertura del valico di Rafah è la prima dall’inizio della sanguinosa guerra Israele-Hamas che sta incendiando il Medio Oriente e rischia di portare il mondo ad una escalation molto prossima al concetto di terza guerra mondiale. Un timido segnale di speranza però arriva proprio dal valico che divide a sud della Striscia di Gaza con l’Egitto: un doppio accordo maturato nelle ultime ore ha visto il Qatar con Israele, Hamas e appunto lo Stato governato da Al Sisi, portare all’apertura del valico di Rafah e alla (possibile) liberazione di alcuni ostaggi con doppia nazionalità, israeliana e straniera.



Sono in tutto quasi 90 palestinesi feriti e quasi 450 persone con doppia cittadinanza o stranieri (in lista anche alcuni civili con passaporto italiano) ad aver lasciato Gaza questa mattina per l’Egitto attraverso il valico di Rafah dopo che le autorità hanno annunciato la prima apertura al pubblico dopo settimane di (stringati) passaggi di camion umanitari verso la Striscia. Il tutto nel 26esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas, come riporta un giornalista dell’Afp sul posto. Decisiva la mediazione del Qatar ma anche la garanzia offerta dagli Stati Uniti: «Gli attacchi minano la nostra mediazione», denuncia Doha nell’annunciare l’accordo di liberazione di altri ostaggi in mano ad Hamas. Certo la situazione su Gaza resta incandescente con i razzi che continuano a partire verso lo Stato ebraico e i bombardamenti che di contro Tel Aviv sgancia sulla Striscia ogni giorno. Ieri colpito un campo profughi – con Israele che ha affermato di aver colpito una postazione di Hamas – con decine di morti e altrettanto feriti: «in quell’attacco sono morti 7 ostaggi», fa sapere il commando delle milizie palestinesi.

ANCHE LO YEMEN DICHIARA GUERRA A ISRAELE: TUTTI I FRONTI APERTI

Mentre intanto Fatah in Palestina ha indetto per oggi un nuovo “giorno di rabbia” dopo il raid al campo profughi di Jabaliya, la guerra tra Israele e Hamas si arricchisce di un nuovo fronte potenzialmente letale, ovvero quello dello Yemen (anch’esso sciita come Iran e Siria). Nella giornata di martedì il primo ministro Abdelaziz bin Habtour ha rivendicato l’attacco con droni contro Israele, seguendo quanto già da giorni Hezbollah sta facendo al confine con il Libano. «Entriamo in guerra contro Israele», ha detto il leader dell’autoproclamato governo Huthi di Sana’a, «Le forze armate yemenite continueranno a effettuare attacchi di sempre miglior qualità con missili e droni in supporto ai nostri fratelli oppressi in Palestina fino a quando l’aggressione israeliana non finirà».

Il sistema di difesa israeliano è dunque dovuto intervenire per la prima volta dall’inizio della guerra contro Hamas anche sopra i cieli di Eilat proprio per difendersi dai missili dello Yemen. Iran, Libano, Siria, Iraq e ora pure Yemen: i fronti dello scontro sono sempre di più e il timore di una vera guerra totale in Medio Oriente è assai probabile, come ha detto ancora ieri il Segretario di Stato americano Blinken. Sempre dagli Usa intanto giunge notizia – direttamente dal Pentagono – che diverse decine di commando sono giunti in Israele negli ultimi giorni per aiutare nelle operazioni di liberazione dei 240 ostaggi catturati da Hamas e trattenuti a Gaza. «I nostri soldati sono caduti in una guerra, nessuna delle quali è più giusta: la guerra per la nostra casa», ha spiegato il premier israeliano Benyamin Netanyahu, commentando la morte di 12 militari nei combattimenti di ieri a Gaza, «Sarà una guerra dura, e sarà lunga. Io prometto ai cittadini di Israele: porteremo a compimento l’opera, continueremo fino alla vittoria».