TREGUA HAMAS-ISRAELE, COSA È SUCCESSO OGGI E QUALI NOVITÀ SULLA GUERRA
Secondo fonti vicine ai negoziati per la liberazione degli ostaggi, in mano ancora ad Hamas dopo 111 giorni dall’inizio della guerra, l’accordo tra Israele e il gruppo armato palestinese sarebbe vicino: «Israele e il movimento estremista hanno raggiunto un accordo di base sulla maggior parte dei punti dell’intesa», riporta questo pomeriggio il sito israeliano Haaretz. Al Jazeera invece riporta il comunicato dei responsabili di Hamas giunto in serata a due giorni dalla sentenza della Corte Internazionale sulla guerra Israele-Hamas: «se la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja ordinerà un cessate il fuoco a Gaza, la rispetteremo».
I palestinesi jihadisti hanno poi sottolineato che sarebbero pronti a liberare tutti gli ostaggi in cambio della liberazione dei prigionieri Hamas: «Il nemico sionista deve porre fine al suo assedio di Gaza durato 18 anni e fornire tutti gli aiuti necessari per la popolazione». In visita in Israele, il Ministro degli Esteri Tajani – dopo l’incontro con Netanyahu – ha sottolineato di essere favorevole come Italia all’interruzione del conflitto a Gaza, «ma a patto che non sia una proposta contro Israele e che da Hamas non arrivino più razzi per colpire il Paese». In serata intanto è giunta una notizia da Washington, su dirette fonti della Casa Bianca al WP: Biden è pronto ad inviare il capo della CIA per provare a guidare la mediazione sugli ostaggi di Gaza. Il direttore della Cia William Burns sarebbe infatti pronto a realizzare «un ambizioso accordo fra Hamas e Israele che includerebbe il rilascio di tutti i restanti ostaggi e due mesi di cessate il fuoco, la più lunga pausa delle ostilità da quando è iniziata la guerra a Gaza», riporta il quotidiano americano.
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: DOPPIO RAID NELLA STRISCIA DI GAZA, MA TEL AVIV SMENTISCE LA STRAGE DI KHAN YUNIS
Entrando nel 111esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas a Gaza, un “giallo” inquietante emerge dopo gli ultimi attacchi lanciati contro strutture e rifugi della Striscia: stamane intanto 4 bambini sarebbero rimasti uccisi in un bombardamento degli aerei israeliani sul campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza. Ma è sul raid di ieri pomeriggio a Khan Yunis, nel sud della Striscia accerchiato dall’esercito di Israele ormai da giorni, che il mistero avvolge la responsabilità dei bombardamenti: i fatti sono drammatici, almeno due colpi di carro armato hanno devastato un rifugio della Unrwa (agenzia ONU per i rifugiati palestinesi) a Khan Yunis, compiendo almeno 12 morti e oltre 75 feriti.
Thomas White, il vicecoordinatore umanitario per i territori palestinesi occupati e impegnato fin dall’inizio della guerra Israele-Hamas nella Striscia, ha spiegato al Guardian che le squadre di soccorso dell’ONU hanno ricevuto l’ok per giungere sul posto sono in tarda serata: qui però il “giallo” in quanto Israele ha smentito nettamente la responsabilità dell’attacco. Secondo l’Idf infatti «i due colpi di carro armato hanno colpito un centro di addestramento dell’Unrwa» sarebbero partiti da Hamas. Appena poche ore prima erano stati gli Usa a lanciare un duro monito ad Israele in merito ai raid sul campo profughi di Khan Yunis, e pure su quelli di Al Bureij e Nuseirat: «Siamo seriamente preoccupati per le notizie di attacchi che hanno colpito una struttura dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), con conseguenti segnalazioni di incendi nell’edificio, in un quartiere nel sud di Gaza dove si sarebbero rifugiati più di 30 mila palestinesi sfollati», spiega in una nota della Casa Bianca la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano Adrienne Watson, «Anche se non disponiamo ancora di tutti i dettagli su quanto accaduto e continueremo a cercare ulteriori informazioni sugli incidenti di oggi – conclude il testo – la perdita di ogni vita innocente è una tragedia. Questo conflitto ha già provocato la morte e il ferimento devastanti di decine di migliaia di civili palestinesi, e piangiamo ogni singola vita civile che è andata perduta. È straziante vedere i bambini uccisi, feriti e resi orfani».
MAR ROSSO E CISGIORDANIA, GLI ALTRI FRONTI IN GUERRA: ONU LANCIA ALLARME SULLO YEMEN
Nel giorno in cui il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani incontra il Presidente israeliano Isaac Herzog e con l’arrivo in Consiglio dei Ministri del Governo Meloni del via libera alla missione difensiva nel Mar Rosso dopo gli attacchi incessanti degli Houthi contro le navi commerciali di passaggio, arriva dall’ONU il monito sul fronte di guerra “oltre” Israele-Hamas ritenuto attualmente l’area più incandescente dell’intero Medio Oriente: secondo quanto riporta il Segretariato generale dell’Onu Stéphane Dujarric, i ribelli yemeniti Houthi avrebbero ordinato al personale Usa e Uk delle Nazioni Unite con sede nella capitale Sana’a di lasciare il Paese con effetto immediato.
«Qualsiasi richiesta sul personale delle Nazioni Unite basata esclusivamente sulla sua nazionalità è incompatibile con il quadro giuridico dell’Onu», commenta però Dujarric, in quanto tale misura ostacola anche la capacità dell’organizzazione «di adempiere al mandato di sostegno al popolo yemenita». Il lancio di missili contro navi di passaggio sul Mar Rosso prosegue con notevoli conseguenze nefaste per il commercio internazionale e a breve la missione Ue a fianco di Usa e Uk amplierà l’effetto di “scontro totale” con i principali alleati di Hamas nella guerra contro Israele (e l’intero Occidente), per l’appunto i ribelli Houthi. Infine, nel nostro bollettino di guerra quotidiano sul conflitto Israele-Hamas, segnaliamo violenti scontri durante la notte tra le forze israeliane e i combattenti palestinesi nella città di Jenin, in Cisgiordania: addirittura, secondo quanto riportano le agenzie Wafa e Shehab, l’Idf avrebbe distrutto monumenti ai palestinesi caduti, mentre dalle forze di Palestina sono stati mirati i soldati israeliani con ordigni esplosivi e colpi di arma da fuoco.