Nuovo attacco contro base Usa (in Siria): accordo tregua Gaza presentata ad Hamas che però…
Non si placano le tensioni a livello di tutto il Medio Oriente come diretta conseguenza della guerra Israele-Hamas a Gaza: nel pomeriggio di oggi, una delle basi militari Usa in Siria è stata presa d’attacco da razzi sparati pare dalle forze filo-iraniane presenti al confine con l’Iraq. Appena un giorno dopo l’attacco alla base in Giordania, ancora gli Stati Uniti nel mirino delle milizie alleate di Teheran: la rivendicazione arriva dalla Resistenza islamica in Iraq, che riunisce le milizie irachene filo-iraniane. La base colpita sarebbe quella di Al-Omar vicinissima al giacimento petrolifero nella regione siriana di Dayr az Zor.
Mentre a livello internazionale l’obiettivo di Usa e Uk continua ad essere l’Iran, considerato il vero “collante” di Hamas, Hezbollah, Houthi e delle milizie siro-irachene – previste altre sanzioni economiche contro «alti funzionari iraniani e membri di bande criminali organizzate che collaborano con il regime» (riporta il ministro degli Esteri Uk David Cameron) – in giornata verrà presentata ad Hamas la bozza di accordo raggiunto ieri tra Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar sulla tregua nella Striscia di Gaza di almeno 30 giorni. L’annuncio viene dato dalla Nbc News, non smentito per ora da nessuna delle parti in campo: l’accordo prevede il rilascio degli ostaggi americani e israeliani in più fasi, a partire dalle donne e dai bambini; il tutto però accompagnato da cessate il fuoco “graduali” nei combattimenti, consegna di aiuti a Gaza e anche scambio di prigionieri palestinesi. Alle buone notizie dell’accordo ci ha pensato però Hamas a smorzare l’entusiasmo internazionale: «il successo dell’incontro di Parigi dipende dal fatto che Israele accetti di porre fine all’aggressione globale alla Striscia di Gaza», ha detto, come riporta Al Jazeera, Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, commentando il “vertice delle spie” in Francia con i responsabili di Cia, Mossad e i Paesi arabi. Il gruppo palestinese afferma infine che un rilascio completo degli ostaggi «richiede anche che Israele liberi tutte le migliaia di palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane». (agg. di Niccolò Magnani)
Raid in Siria, tensioni in Giordania, allarme da Gaza: le ultime notizie sulla guerra
A 24 ore dai raid contro la base Usa in Giordania, un pesante bombardamento aereo è stato sganciato da Israele contro una presunta base di miliziani filo-iraniani alla periferia di Damasco: i media della Siria rilanciano la notizia dopo che appena poche ore prima l’Osservatorio nazionale per i diritti umani ha riferito di una postazione dei pasdaran filo-Iran e degli alleati Hezbollah attaccata da un raid aereo israeliano nel quartiere di Sayyda Zaynab, alla periferia sud-est di Damasco.
Nel frattempo gli Stati Uniti tramite il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, fanno sapere che ben presto l’America risponderà in maniera «consequenziale» ai raid contro la base Usa in Giordania della giornata di domenica 28 gennaio: «non cerchiamo una guerra con l’Iran. Non cerchiamo un conflitto ampio in Medio oriente», ma arriverà comunque una risposta “adeguata”. Da questa mattina intanto il bollettino di guerra fra Israele e Hamas rilancia di un nuovo allarme in arrivo da Gaza dopo che era almeno un mese che non avveniva un rischio tale: «Le sirene di allarme antirazzi da Gaza sono risuonate, per la prima volta quest’anno, a Tel Aviv e nella zona centrale di Israele», rilanciano le ultime notizie di TgCom24 in merito al conflitto in Medio Oriente. (agg. di Niccolò Magnani)
Giorno 115 della guerra tra Israele e Hamas: Giappone e Austria sospendono fondi all’Unrwa
Il 115esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre scorso, si apre con un ulteriore aggravamento della posizione dell’Unrwa, la missione umanitaria per i palestinesi a Gaza promossa dall’ONU. Questa, infatti, è finita al centro di pesanti accuse, sulle quali sta lavorando anche il New York Times con un’approfondita inchiesta, secondo le quali diversi funzionari che fanno parte della missione avrebbe contribuito in differenti misure agli attacchi del 7 ottobre.
Allo stato attuale, infatti, anche il Giappone e l’Austria hanno deciso di interrompere temporaneamente i finanziamenti all’Unrwa, di fatto riducendo il loro impegno a sostegno dei palestinesi schiacciati dalla guerra tra Israele e Hamas. Una decisione, quella giapponese e australiana, che segue quanto fatto nei giorni passati dagli USA, preceduti da Australia, Canada, Regno Unito, Germania, Italia, Olanda, Svizzera e Finlandia. Inutili, insomma, gli appelli di ieri dell’ONU a non abbandonare la missione, mentre anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha espresso il suo parere, sottolineando come senza finanziamenti alla missione umanitaria, “non farà altro che danneggiare la popolazione di Gaza che ha un disperato bisogno di sostegno” a fronte della guerra tra Israele e Hamas.
Guerra Israele-Hamas: uccisi due civili palestinesi in Cisgiordania
Oltre alla questione Unrwa, comunque, la guerra tra Israele e Hamas non accenna a placarsi, seppur Parigi, riferisce Sky Tg24, sembra pronta a discutere una tregua che potrebbe durare due mesi, facendo leva sulla liberazione degli ostaggi ancora in mano ai terroristi. Nel frattempo, però, sembra che la situazione sia sempre più vicina ad una escalation, specialmente dopo la morte dei tre soldati americani in Giordania, per la quale il presidente Biden ha promesso una risposta.
L’Iran, accusato di aver in qualche modo partecipato alla morte dei tre soldati USA, ha negato il suo coinvolgimento, sottolineando che si tratta di illazioni “mosse con un obiettivo politico volto a ribaltare la realtà della regione”. Sempre in Iran, inoltre, collateralmente alla guerra tra Israele e Hamas, sono stati giustiziati quattro prigionieri curdi, accusati di essere spie israeliane. Nel frattempo, arriva anche la notizie della morte, per mano di militari israeliani, di almeno due civili palestinesi in Cisgiordania, rimasti coinvolti in alcuni scontri e che, secondo l’Idf, avrebbero impugnato delle armi contro i soldati. Inoltre, sembra che all’interno del governo di Israele siano sempre di più i ministri che vorrebbero occupare Gaza dopo la guerra contro Hamas, cacciando (o, come riferiscono loro stessi, “far emigrare volontariamente”) i palestinesi.