NUOVI RAID SU GAZA CENTRO. VERTICE USA-ABU MAZEN: LE “PROMESSA” SULLO STATO PALESTINESE

Questo pomeriggio un intenso bombardamento di Israele contro il centro di Gaza – non lontano dall’ospedale Al-Aqsa Martyrs a Deir el-Balah – ha distrutto l’area provocando almeno 40 morti e diversi feriti secondo le prime stime rilanciate dal governo di Hamas. L’ultimo attacco segue una lunga serie di raid e incursioni via terra che nelle ultime ore si sono intensificate dal centro verso il sud della Striscia, con una guerra che non accenna perciò ad una possibile “tregua” per il momento. Poco prima si contano almeno 4 paramedici morti per un altro bombardamento israeliano nella stessa area, colpita una ambulanza della mezzaluna rossa. «La gran parte della Striscia di Gaza oggi non è più controllata da Hamas, né politicamente né militarmente. Dobbiamo andare avanti. Se ci fermiamo ora, Hamas riprenderà il controllo», spiega Benny Gantz, l’ex capo di stato maggiore israeliano e attualmente presente nel gabinetto di guerra con il Premier Netanyahu, «il ritorno dei rapiti ha la precedenza su qualsiasi decisione nei combattimenti».



Secondo il Governo d’Israele lo scontro con Hezbollah serve a lanciare un monito a tutta l’area: «Beirut deve decidere se è il ‘difensore del Libano’ o se i suoi cittadini sono ‘lo scudo umano dell’Iran». «I risultati dell’Idf continuano a crescere», conclude Gantz in conferenza stampa, «In gran parte della Striscia, Hamas di fatto non ha più il controllo». Dopo le ultime tensioni sulla Striscia, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha deciso di cancellare per la sesta volta da dopo Natale una missione per consegnare aiuti medici nel nord della Striscia di Gaza per motivi di sicurezza: «Bombardamenti intensi, restrizioni ai movimenti, tagli al carburante e interruzione della comunicazione rende impossibile per l’Oms e per i nostri partner raggiungere chi ha bisogno di aiuti», ha spiegato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa. Dal vertice in corso questo pomeriggio a Ramallah in Cisgiordania con Abu Mazen, emerge un primo commento del segretario di Stato Usa Blinken: «gli Stati Uniti sostengono passi tangibili verso la creazione di uno stato palestinese a fianco dello stato di Israele, entrambi in pace e sicurezza».



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: GLI SCONTRI A GAZA, SUL MAR ROSSO E NEL LIBANO

Nel 96esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas all’interno della Striscia di Gaza si segnala un importante vertice di pace iniziato stamane ad Aqaba, nel sud della Giordania: presenti tra gli altri il re giordano Abdallah, il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen. Si studia un modo per non allargare il conflitto a tutto il Medio Oriente ma anche su quale strategia i Paesi arabi potranno mantenere dopo l’eventuale conclusione della guerra di Israele contro Hamas per quanto riguarda il futuro di Gaza.



Si tratta di una “triangolazione” con quanto contemporaneamente gli Stati Uniti stanno cercando da tempo di combinare con l’alleato israeliano: un futuro che porti garanzie internazionali – un misto tra Onu e Paesi musulmani – per il post-Hamas nella Striscia. Nel frattempo però la guerra prosegue e gli ultimi raid sull’area sud di Gaza (in particolare raid su Khan Yunis e Maghazi, colpiti oltre 150 bersagli appartenenti al gruppo terroristico) fanno il paio con il lancio di razzi da Hamas contro le città israeliane: a questi attacchi si aggiungono i combattimenti al confine col Libano – dove negli ultimi due giorni l’esercito israeliano assieme all’intelligence è riuscito ad eliminare ben due comandanti militari di Hezbollah -, il caos in Cisgiordania con attacchi continui e la tensione alle stelle sul Mar Rosso. Nell’ennesima notte di guerra tra Israele e Hamas, a chilometri di distanza la marina Usa ha abbattuto 24 missili e droni Houthi lanciati dallo Yemen dai ribelli filo-iraniani: si tratta del più grande attacco dei ribelli nel Mar Rosso negli ultimi mesi, spiegano due dirigenti del Pentagono alla CNN, anche se per fortuna non si segnalano navi danneggiate o vittime conseguenti al massiccio lancio di missili contro l’area marittima commerciale.

VERTICE BLINKEN-NETANYAHU, COSA È EMERSO. USA: “NO CESSATE IL FUOCO A GAZA”

«Molti Paesi della regione sono pronti a investire sulla ricostruzione di Gaza e a sostenere i palestinesi nella loro governance ma a patto che ci sia la realizzazione di uno Stato palestinese»: lo ha detto ieri in conferenza stampa il segretario di Stato Usa Antony Blinken dopo il vertice bilaterale con il Premier Bibi Netanyahu sullo stato della guerra Israele-Hamas dopo i primi tre mesi di combattimenti. Il pressing della Casa Bianca sull’alleato verte sempre più al cambiare strategia di guerra preferendo azioni mirate – tipo quelle che hanno portato all’eliminazione del n.2 di Hamas a Beirut o gli ultimi due comandanti di Hezbollah uccisi in raid “ad hoc” – al conflitto pesante via terra, con numerosi morti civili al seguito, «Il bilancio della guerra di Gaza sui civili, in particolare sui bambini, è troppo alto», ha aggiunto Blinken.

Dagli Stati Uniti la Casa Bianca ribadisce che gli Stati Uniti non sostengono un cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza: il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, John Kirby, ha detto in un briefing con la stampa: «Non sosteniamo un cessate il fuoco in questo momento. E non c’è alcun cambiamento in questo, perché crediamo che in questo momento non avvantaggerebbe nessuno tranne Hamas». Se da un lato Israele non sembra aver recepito ancora a pieno la necessità umanitaria e geopolitica di una “rimodulazione” della guerra contro Hamas, gli Usa avrebbero ottenuto il via libera per l’ingresso dell’ONU nel nord di Gaza in vista di una possibile area di controllo futura: in risposta ad una richiesta del segretario di stato Usa Antony Blinken, il gabinetto di guerra di Israele consente ad una delegazione dell’Onu di visitare il nord della Striscia di Gaza «in modo che possa vedere da vicino lo stato delle infrastrutture e stabilire i bisogni nell’area», riportano i media ebraici. Dopo la visita ieri a Tel Aviv dal leader israeliano, l’inviato diplomatico di Biden farà visita in giornata con il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen, di ritorno dalla conferenza ad Aqaba: «Israele deve essere un partner per leader palestinesi disponibili a guidare il loro popolo lungo un cammino che lo porterà a vivere in pace fianco a fianco con Israele come vicini. Se Israele vuole che i suoi vicini arabi prendano le dure decisioni necessarie per aiutare a raggiungere una sicurezza durevole, anche i leader israeliani dovranno prendere decisioni difficili», ha spiegato in conferenza stampa Blinken.