NUOVI RAID MIRATI DI ISRAELE: UCCISO UN COMANDANTE DELLA JIHAD PRO-HAMAS. TENSIONE IN OMAN

Prosegue la “guerra parallela” di Israele fuori dalla Striscia di Gaza in quella che gli Stati Uniti auspicano possa essere il naturale sviluppo del conflitto contro Hamas: attacchi mirati contro obiettivi militari e comandanti, per annullare le perdite civili sulle quali Tel Aviv viene accusata alla Corte Penale dell’Aja (dal Sudafrica, udienza cominciata oggi) di “genocidio contro i palestinesi”. Un comandante della Jihad islamica, Majdi Fashafsha è stato ucciso oggi nel villaggio di Jaba, presso Jenin, in Cisgordania con un attacco lanciato dalle forze israeliane con ogni probabilità: secondo fonti militari citate dall’ANSA, unità dell’esercito hanno circondato la sua abitazione nel tentativo di catturarlo dopo essere in passato stato detenuto nello Stato Ebraico.



Tiratori scelti lo hanno individuato e colpito dai tetti: si tratta, spiega l’agenzia di stampa Maan, di un comandante locale della Jihad islamica in guerra contro Israele e fianco di Hamas: «Alla vista dei soldati, hanno aggiunto, ha tentato la fuga ed è stato abbattuto. Un suo compagno è stato arrestato», spiega l’esercito sottolineando come in quell’edificio sono state poi trovate armi e munizioni. Tensione di guerra si accende anche nel Golfo di Oman dopo che nelle ultime ore la notizia iniziale è stata confermata ufficialmente: la Marina dell’Iran ha sequestrato una petroliera americana in seguito «ad un ordine di tribunale». «La Marina della Repubblica Islamica dell’Iran ha sequestrato una petroliera americana nelle acque del Golfo di Oman in conformità con un ordine del tribunale», spiega l’agenzia di stampa ufficiale di Teheran, Irna. L’Agenzia inglese per la sicurezza marittima (Ukmto) assieme alla compagnia privata Ambrey avevano annunciato in precedenza che «uomini armati in uniforme militare erano saliti a bordo di una petroliera nel Golfo di Oman».



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: RAID SU GAZA, LA PROMESSA DI NETANYAHU

Nel 97 esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas, le forze Idf hanno lanciato nuovi attacchi via terra e con raid presso l’area sud della Striscia di Gaza: i soldati – spiega il portavoce Daniel Hagari – operano in queste ore tra Al-Maghazi e Khan Yunis dopo che le truppe hanno identificato una cellula terroristica armato e lanciato un attacco mentre tentava di uscire da un vasto pozzo. «Durante l’attività sono stati identificati tre terroristi che trasportavano AK-47»: il tutto mentre nella giornata di ieri sempre l’esercito di Israele ha scoperto alcuni tunnel dove erano stati nascosti decine di ostaggi ebrei rapiti durante gli attacchi terroristici del 7 ottobre.



Raid su Gaza, scontri al confine con il Libano e tensione alle stelle nel Mar Rosso con gli Houthi: la guerra Israele-Hamas coinvolge sempre più l’intero Medio Oriente, aggiungendo anche le scintille in Siria e Iraq con le rimanenti forze Usa e le milizie filo-palestinesi in guerra sempre contro Israele e l’alleato americano. In tutto questo delicato contesto regionale, la proposta fatta ieri dal Qatar per una nuova tregua, questa volta permanente, continua a dividere i Paesi arabi: il piano è molto semplice ed è stato al centro anche dei recenti colloqui del segretario di Stato Usa Blinken con Netanyahu e Abu Mazen (leader palestinese). Per l’emiro Al Thani la soluzione della guerra vedrebbe l’esilio dei capi di Hamas in cambio della liberazione degli ostaggi e la fine delle ostilità a Gaza: un piano che divide però in quanto Egitto, Arabia e Stati Uniti sarebbero in linea d’accordo, ma con forti resistente in Israele e soprattutto nella stessa Hamas. «I colloqui sull’esilio delle forze della resistenza sono solo un’illusione. L’idea di disarmare è naif e non basata sulla realtà», spiega da Beirut, il rappresentante di Hamas Osama Hamdan. Neanche al Mossad – al cui capo David Barna, inviato a Doha per le trattative – il piano convince appieno in quanto non vi sarebbe in questa ipotesi il completo disarmo di Hamas all’interno della Striscia.

CAOS MAR ROSSO, LA GUERRA ISRAELE-HOUTHI: LE MOSSE DELL’ONU (E LE ACCUSE DEI RIBELLI)

Mentre lo scontro in sede ONU contro lo Stato d’Israele prosegue per i combattimenti a Gaza e le migliaia di morti civili “collaterali” – da ultimo Tel Aviv sostiene di avere prove che fra i miliziani di Hamas responsabili delle stragi del 7 ottobre vi erano dipendenti Unrwa, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi – è sempre dalle Nazioni Unite che arriva in realtà un “assist” al Governo Netanyahu in un altro caldissimo fronte di guerra, ovvero il Mar Rosso. Con 11 voti a favore e 4 astenuti, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che condanna e chiede lo stop immediato degli attacchi condotti dagli Houthi contro le navi nel Mar Rosso, israeliane e non.

La lotta contro i ribelli delle Yemen filo-Iran è priorità per gli Stati Uniti e per lo stesso Israele, visto che le rivendicazioni degli Houthi sono tutte “spiegate” con la volontà di difendere la causa palestinese contro il nemico sionista: dopo i tanti attacchi contro le navi internazionali, la risoluzione ONU sottolinea il diritto degli Stati membri delle Nazioni Unite, in conformità con il diritto internazionale, «di difendere le proprie navi dagli attacchi, compresi quelli che minano i diritti e le libertà di navigazione». In risposta alla mossa ONU, i ribelli Houthi contestano la risoluzione e parlano di «diritto internazionale violato dagli Usa» per aver sostenuto «la guerra di Israele a Gaza». In un post sui social media, Mohammed Ali al-Houthi ha affermato che Israele «deve fermare immediatamente tutti gli attacchi che ostacolano la vita a Gaza»; non solo, riporta Adnkronos, il leader yemenita ha affermato che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite «dovrebbe garantire che milioni di palestinesi a Gaza siano liberati dalla guerra israeliana e dall’assedio americano».