“ISRAELE NON VUOLE OCCUPARE GAZA DOPO LA GUERRA”: PARLA NETANYAHU
Nell’ennesima notte di guerra tra Israele e Hamas all’interno della Striscia di Gaza, l’esercito ebraico annuncia di aver eliminato 3 capi militari della milizia islamista palestinese: uccisi a Jabalya, nel nord della Striscia, due capi di Hamas dell’Unità Nukbha che hanno preso parte all’attacco del 7 ottobre, ovvero Ahmed Musa e Omar Al-Hindi. Poche ore dopo è stato eliminato anche il capo dell’Unità dei cecchini della Brigata nord di Hamas, Mohammed Kahlout: secondo il bollettino di guerra quotidiano dell’esercito israeliano, nella notte appena passata sono stati uccisi 19 operativi di Hamas mentre è stata trovato nel sobborgo a sud di Gaza una base di lancio di razzi collocata accanto ad edifici residenziali palestinesi.
La situazione in Medio Oriente è sempre più incandescente e le trattative per un cessate il fuoco sono ancora lontane dall’obiettivo principale: «Come Turchia, stiamo tenendo aperte tutte le opportunità diplomatiche per assicurare il cessate il fuoco. Stiamo tentando di fare qualcosa per fermare lo spargimento di sangue. Se anche gli Usa iniziassero ad avere questo sentimento, sarebbe più semplice fermare Israele», ha commentato stamane da Ankara il presidente Recep Tayyip Erdogan. Poco prima era intervenuto il leader israeliano Bibi Netanyahu – sempre più in caduta nei sondaggi in patria dopo un mese dall’inizio della guerra – nel tentativo di allontanare l’ipotesi di una occupazione di Gaza dopo la fine della guerra con Hamas: «Israele non cercherà di conquistare, occupare o governare Gaza dopo la guerra contro Hamas», sottolinea il Premier intervistato da Fox News, «servirà comunque una forza credibile per entrare nell’enclave palestinese se necessario per prevenire l’emergere di minacce militari».
GUERRA IN MEDIO ORIENTE: IRAN, TURCHIA E LA NUOVA RIUNIONE DEL CONSIGLIO ONU
Proseguono intanto le complesse trattative internazionali sulla guerra in Medio Oriente, con gli schieramenti di alleanze pro-Israele e pro-Hamas che ancora stentano ad essere chiarificate. Se infatti con Tel Aviv sono ormai stabili i sostegni di Usa e Ue – e per Hamas resta il cordone sciita che va dall’Iran fino al Libano e alla Siria – diversa è la situazione che riguarda i vari Qatar, Egitto, Turchia, Emirati, Arabia i quali tutti partecipano alle trattative per il cessate il fuoco a Gaza parlando con entrambe le sponde in guerra.
In serata è prevista una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza Onu dove si porrà ancora una volta il tema della tregua e della liberazione degli ostaggi, piano portato avanti ormai stabilmente da Stati Uniti, Turchia e Qatar: ieri infatti Israele ha accettato l’impegno di una breve tregua quotidiana di 4 ore nella guerra contro Hamas per permettere ai civili palestinesi di fuggire da Gaza City e raggiungere le aree a sud della Striscia. «Gli israeliani daranno un preannuncio di tre ore prima delle pause. Stiamo chiedendo agli israeliani di minimizzare le vittime civili e fare il possibile per ridurre questi numeri», ha spiegato il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby. In cambio, Hamas liberare ostaggi nascosti nei cunicoli di Gaza fin dai primi momenti degli attacchi terroristici dello scorso 7 ottobre. Le diplomazie corrono ma resta il rischio concreto di una guerra ad ampio raggio in Medio Oriente, specie viste le continue minacce lanciate dall’Iran contro Israele e contro l’intero Occidente: «A causa dell’aumento dell’intensità della guerra contro i residenti civili di Gaza, l’espansione della portata della guerra è diventata inevitabile», lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, in una conversazione telefonica con il suo omologo del Qatar, Sheikh Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani.