ISRAELE “CHIUDE” ALLA TREGUA: “NESSUNA SVOLTA SUGLI OSTAGGI”. RAID SU CENTRO UNRWA A KHAN YUNIS
Dopo la “timida” apertura delle scorse ore da Hamas, è Israele questa volta a smentire un’accordo sulla liberazione degli ostaggi e il conseguente cessate il fuoco nella guerra contro la Striscia di Gaza: «Non ci sarà alcun cessate il fuoco perché in passato ci sono state delle tregue per scopi umanitari, ma Hamas le ha violate», sottolinea la portavoce del governo israeliano, Ilana Stein, «Israele non rinuncerà alla distruzione di Hamas, alla restituzione degli ostaggi e a eliminare la minaccia alla sicurezza di Israele dalla Striscia di Gaza». La nota arriva poco dopo la dichiarazione dell’esponente di Hamas in Libano, Osama Hamdan, a Sky News Arabia: «serve un cessate il fuoco completo e globale. Israele non è serio riguardo la conclusione di un accordo».
Prosegue intanto l’assedio dell’esercito israeliano nel sud della Striscia di Gaza, fuori dalla città di Khan Yunis: questo pomeriggio è il direttore dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi a Gaza (UNRWA) Thomas White a denunciare sui social l’attacco lanciato dai tank di Israele contro un rifugio gestito dalle Nazioni Unite. «9 palestinesi sono stati uccisi e 75 feriti dopo l’attacco contro un centro di formazione delle Nazioni Unite, divenuta ora rifugio a Khan Yunis»: sarebbero stati due carri armati a colpire l’edificio che ospita 800 persone. La Marina UK intanto denuncia un’esplosione vicino ad una nave commerciale a circa 50 miglia nautiche a sud di Moca, porto sul Mar Rosso dello Yemen: la tensione tra Houthi e Usa-Uk continua senza esclusioni di colpi. (agg. di Niccolò Magnani)
GUERRA ISRAELE-HAMAS, ULTIMI AGGIORNAMENTI: PROSEGUONO RAID AEREI SU KHAN YUNIS
Guerra Israele-Hamas, dopo una notte di attacchi intensi su Khan Yunis e al centro della Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha annunciato di aver eliminato diverse cellule armate islamiche, in una operazione che ha aumentato notevolmente la pressione su Hamas. Dall’Egitto, sarebbero poi arrivate voci di un’apertura per una trattativa di tregua in cambio della liberazione di alcuni ostaggi, soprattutto donne e bambini. Secondo fonti citate dal Wall Street Journal, alcuni funzionari in contatto con esponenti di Hamas avrebbero confermato la disponibilità a negoziare le condizioni per il rilascio dei civili in cambio di una pausa significativa degli attacchi.
Si tratta di un passo importante che potrebbe finalmente segnare una svolta, visto che fino a ieri i leader del movimento islamico avevano respinto qualsiasi proposta se non fosse prevista come condizione fondamentale la fine totale del conflitto. Aumentano anche le pressioni internazionali per una mediazione che possa evitare l’escalation della guerra. Oggi il ministro degli esteri britannico David Cameron incontrerà Benjamin Netanyahu ed il ministro Katz per chiedere la disponibilità sull’ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza e contemporaneamente per fare un appello al presidente dell’Autorità palestinese al fine di accelerare il rilascio degli ostaggi.
GUERRA ISRAELE-HAMAS, FUNZIONARI ISRAELE: “NESSUNA SVOLTA SU TRATTATIVA DI TREGUA”
Mentre i colloqui per determinare le eventuali condizioni sull’accordo di tregua tra Israele e Hamas, si complicano, dopo le dichiarazioni di alcuni funzionari israeliani che hanno smentito un progresso della trattativa, si intensificano gli attacchi degli Usa sul fronte iracheno e nello Yemen. Le Forze americane hanno annunciato di aver colpito due missili antinave Houthi, pronti per essere lanciati contro navi nel Mar Rosso. Dall’Iraq, il consigliere nazionale per la sicurezza ha condannato le operazioni statunitensi, affermando che: “Non aiutano nel processo di pace“, ma anzi, che questi costituiscono: “Un’aggressione e una palese violazione del sovranità irachena“.
Aggiungendo che la parte militare americana dovrebbe piuttosto concentrare gli sforzi per promuovere la pace a Gaza. Anche l’Italia è in prima linea per contrastare un allargamento del conflitto, oggi è partita la missione del ministro Tajani per lavorare ad una soluzione che possa evitare l’estendersi delle violenze. Quindi sarà atteso prima oggi in Libano, e domani 25 gennaio sarà atteso a a Tel Aviv, Gerusalemme e Ramallah.