LA MEDIAZIONE DI EGITTO E QATAR PER LA TREGUA UMANITARIA (SU PRESSING USA)

Dopo la richiesta “informale” pervenuta ieri dal Presidente Usa Joe Biden all’omologo israeliano Netanyahu sulla tregua umanitaria di 3 giorni per permettere l’uscita della gran parte dei civili da Gaza City, ora le iniziative di Qatar ed Egitto sembrano vicine ad un accordo con Israele e Hamas: «Il Qatar sta negoziando con Israele e Hamas, in coordinamento con gli Stati Uniti, il rilascio di 10-15 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco a Gaza di uno o due giorni», spiegano le fonti diplomatiche a “France Presse”.



Allo stesso tempo, le tv egiziane confermano su quanto sia vicino l’accordo con l’esercito di Israele in guerra contro Hamas per una tregua umanitaria e il rilascio di altri ostaggi rapiti: una fonte vicina ad Hamas conferma alle agenzie internazionali di fibrillanti trattative in corso «per la liberazione di 12 ostaggi, di cui 6 americani, in cambio di tre giorni di tregua». Mentre nel frattempo prosegue lo scontro all’ONU sulle azioni di guerra compiute da Israele a Gaza e sull’utilizzo di Hamas dei civili come scudi umani, dalle milizie islamiste si conferma l’intento di prolungare quanto più possibile il conflitto. «Era necessario cambiare l’intera equazione e non solo avere uno scontro. Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese, e ora nessuno nella regione è più tranquillo», spiega Khalil al-Hayya, alto dirigente di Hamas, in una intervista al New York Times da Doha. Un altro consigliere importante di Hamas, Taher El-Nounou, è ancora più esplicito: «Spero che lo stato di guerra con Israele diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco».



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: CAOS OCCUPAZIONE GAZA, LO SCONTRO USA-TEL AVIV

Continua la guerra in Medio Oriente con lo scontro ormai tra Israele e Hamas giunto nel centro di Gaza City: solo ieri altri mille morti tra soldati, civili e terroristi di Hamas in quella che si profila sempre più come una catastrofe umanitaria disperante. Da un lato proseguono i raid al confine col Libano e gli scontri in Cisgiordania, ma è chiaro che sulla Striscia di Gaza si “gioca” il fronte più caldo della guerra: «se i crimini del regime sionista contro Gaza continuano, la dimensione del conflitto e della guerra nella regione si espanderà», è il nuovo messaggio di minaccia lanciato dal Ministero degli Esteri in Iran, aggiungendo «L’America non può, da una parte, mandarci un messaggio dicendo che non sono a favore dell’allargarsi del conflitto nella regione e poi permettere al regime sionista di commettere crimini di guerra su larga scala contro la nazione palestinese».



Gaza è terreno di scontro tra Israele e Hamas ma è anche il piano “post” guerriglia nella Striscia a far litigare gli alleati storici Tel Aviv e Stati Uniti: ieri infatti il Premier Bibi Netanyahu ha di fatto respinto l’ipotesi del piano Usa concordato da Blinken e il leader dell’Anp Abu Mazen, ovvero l’affidare all’Autorità palestinese la guida di Gaza dopo l’eradicazione di Hamas. «Non ci sarà un cessate il fuoco generale a Gaza senza il rilascio dei nostri ostaggi», ha detto Netanyahu intervistato all’Abc News, aggiungendo «Avremo per un periodo di tempo indefinito la responsabilità complessiva della sicurezza della Striscia di Gaza perché abbiamo visto quello che è successo ora che non ce l’avevamo. Quando non abbiamo la responsabilità della sicurezza, abbiamo un insorgere del terrore a un livello che non avremmo potuto immaginare». Gli Stati Uniti però non ci stanno e con una nota secca del Dipartimento di Stato si afferma «Non sosteniamo nessuna forzata ricollocazione dei palestinesi fuori dalla Striscia».

LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEL G7 SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE: “SERVONO I DUE STATI SEPARATI”

Anche dalla riunione dei Ministri degli Esteri del G7 a Fukushima in Giappone arriva netto il messaggio a Israele su cosa dovrebbe avvenire dopo la guerra – considerata legittima – contro i terroristi di Hamas: nella dichiarazione congiunta di Tajani e degli atri 6 omologhi, si afferma «Ribadiamo la nostra forte opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status pacificamente stabilito dei territori con la forza o la coercizione in qualsiasi parte del mondo. Tali tentativi minano lo stato di diritto, che protegge tutte le nazioni, soprattutto quelle vulnerabili, così come la sicurezza globale e la dignità umana».

Il G7 arriva a condannare gli attacchi terroristici di Hamas e altri in tutto Israele iniziati il 7 ottobre 2023, nonché gli attacchi missilistici in corso contro Israele: inoltre, si sottolinea «il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale nel tentativo di prevenire che ciò si ripeta», con anche la richiesta di rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Il G7 però condanna la violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, in quanto «mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura». In conclusione, i membri del G7 (Usa, Francia, Uk, Italia, Giappone, Canada, Germania) lavorano per evitare che la guerra Israele-Hamas si allarghi in tutto il Medio Oriente: «impegnati a lavorare a stretto contatto con i partner per preparare soluzioni sostenibili a lungo termine per Gaza e il ritorno a un processo di pace più ampio in linea con i parametri concordati a livello internazionale. Sottolineiamo che una soluzione a due Stati, che prevede che Israele e uno Stato palestinese vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco, rimane l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura».