LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA A GAZA: HAMAS “ISRAELE STA SCAVANDO LA SUA FOSSA NELLA STRISCIA”

Il raid su Beirut, le minacce degli Houthi nel Mar Rosso e l’attentato terroristico a Kernan in Iran hanno per questi primi giorni del 2024 “oscurato” il continuo spargere di sangue nella guerra Israele-Hamas che però perdura ancora oggi nel 91 giorni di combattimenti nella Striscia di Gaza. I raid contro l’area a sud dell’enclave palestinesi fanno il paio con l’avanzata dell’esercito israeliano, di contro Hamas continua a nascondere bunker e tunnel a ridosso degli edifici residenziali e risponde al fuoco con i razzi intercettati dal sistema Iron Dome dello Stato Ebraico.



«Israele sta scavando la propria fossa con la guerra contro Hamas»: a dirlo questa mattina è Khaled Mashal, alto funzionario del gruppo terroristico palestinese, specificando che le azioni di Netanyahu dopo l’eliminazione del n.2 di Hamas Arouri in Libano (colpito mentre si trovava nella roccaforte di Hezbollah appena fuori Beirut) porteranno a reazioni durissime contro gli ebrei. Dal Libano infatti sono stati sparati già due razzi anticarro questa notte colpendo un’abitazione nella città israeliana di Metula: «L’uccisione del numero due di Hamas in Libano Al Arouri è una palese aggressione israeliana», ripete Nasrallah, leader di Hezbollah, cercando di coalizzare le forze filo-iraniane e anti-israeliane in Medio Oriente.



ISIS RIVENDICA ATTACCO IN IRAN MA LA GUERRA ISRAELE-HAMAS NON SI PLACA. QUALE FUTURO A GAZA

L’operazione non è di per sé semplice anche perché attorno alla guerra Israele-Hamas rischia di aprirsi un fronte (sui 7 totali attuali, ndr) molto più ampio di conflitto dove la contesa Occidente filo-Israele e Paesi arabi filo-Hamas non è l’unica a giocarsi in queste settimane. Dopo le prime avvisaglie già avute ieri, stamattina con un post su Telegram citato da Al Arabiya online, lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attentato da 103 morti totali lanciato contro il cimitero di Kerman dove due giorni fa erano riuniti centinaia di migliaia di iraniani in commemorazione del generale Soleimani, nel quarto anniversario dell’attentato subito da un drone Usa.



Lo scontro interno al mondo musulmano tra Iran sciita (come Hamas, Hezbollah e la Siria di Assad) e sunnita (come l’Isis) rischia di incendiare ancor di più il già teatro di guerra infuocato che alberga oggi in Medio Oriente, tra Gaza e Mar Rosso. In Israele intanto il Ministro della Difesa Yoav Gallant annuncia che dopo la fine della guerra contro Hamas «Saranno i palestinesi a governare la Striscia, non gli israeliani». Il gabinetto di guerra si spacca con la destra che tende a non voler impiantare una gestione palestinese “moderata” dopo l’eliminazione di Hamas e punta ad una versione diversa di “regime change”. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken in questo contesto di estrema tensione generale annuncia il sui ritorno imminente in Medio Oriente, per la quarta volta dal 7 ottobre: come annuncia l’ANSA, il titolare della diplomazia Usa farà tappa in cinque Paesi arabi (Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati), Israele, Cisgiordania, ma anche Turchia e Grecia. Secondo il suo portavoce «insisterà per aumentare immediatamente gli aiuti umanitari verso la Striscia», ma ci si aspetta anche altro: Blinken potrebbe ribadire, su diretto consiglio di Biden, al premier israeliano Benyamin Netanyahu la contrarierà degli Stati Uniti a qualsiasi ipotesi di trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza verso Paesi terzi per far posto a nuove colonie. Una ipotesi evocato dai suoi ministri di destra Ben Gvir e Smotrich, in aperto scontro con la versione di Gallant.