“MAI I DUE STATI”: CONTINUA LO SCONTRO FRA ISRAELE, HAMAS E LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Davanti al continuo pressing della comunità internazionale per impostare una soluzione di due Stati – Israele e Palestina – nel futuro della guerra in Medio Oriente, la risposta di Tel Aviv è sempre la stessa: «assolutamente no», lo ribadisce l’ambasciatrice d’Israele nel Regno Unito, Tzipi Hotovely, intervistata da Sky News Uk. Usa, Europa e Occidente in generale puntano a convincere Israele della necessità di una soluzione che guardi al passato, all’accordo iniziale del 1946 (poi subito disatteso da Egitto e Siria dell’epoca, ndr) ma la soluzione non convince affatto Israele: «Il mondo deve sapere ora che i Palestinesi non hanno mai voluto uno Stato accanto a Israele».



Dal Consiglio Ue, l’Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell invita invece il Governo Netanyahu a considerare la soluzione per porre fine alla guerra Israele-Hamas: «Dovremo tenere conto del voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La situazione richiede certamente una pausa umanitaria della lotta per liberare gli ostaggi ed evitare una catastrofe umanitaria. E dobbiamo iniziare a pensare a come affrontare il problema con un approccio politico». Lo stesso diplomatico Ue aggiunge come i Paesi arabi abbiano già detto che non parteciperanno alla ricostruzione di Gaza, «a meno che non ci sia un forte impegno da parte della comunità internazionale per costruire una soluzione a due Stati. Dobbiamo concentrarci su questo. Dobbiamo concentrarci su una soluzione politica al problema una volta per tutte. Questo è un aspetto che, ne sono certo, i leader discuteranno». Nel frattempo proseguono i raid sulla Striscia di Gaza, così come le minacce e gli attacchi di Hezbollah con relativa risposte di Israele nel sud del Libano: la guerra non è destinata a chiudersi in fretta, come conferma il governo israeliano nell’ultimo vertice con la delegazione Usa guidata dal consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan. «Per smantellare un’organizzazione che è stata costruita per anni solo per scopi terroristici e per liberare Gaza da Hamas, sono necessari più di pochi mesi», spiega il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, «Sarà una guerra lunga che alla fine vinceremo».



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: NUOVI SCONTRI A NORD E CENTRO DI GAZA. LA BATTAGLIA SUI TUNNEL

Si continua a combattere all’interno della Striscia di Gaza, con i raid di Israele che non intende mettere in “pausa” la guerra contro Hamas dopo la ripresa delle ostilità post-tregua e nonostante gli avvertimenti giunti dall’ONU: da nord a sud della Striscia, continuano i raid e le operazioni di terra dell’esercito israeliano, mentre le milizie jihadiste puntano a lancio di razzi contro le città di Israele vicine al confine.

Secondo il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari, la scorsa notte una squadra di paracadutisti ha localizzato e distrutto una postazione di tiro in un complesso scolastico dei miliziani del Battaglione Shujaia di Hamas: secondo quanto riporta oggi l’ANSA, a Khan Yunis, nel sud di Gaza, soldati israeliano hanno trovato e distrutto una serie di armi, due imbocchi di tunnel e un sito di lancio. In merito invece alla nuova fase di guerra lanciata da Israele contro Hamas, ovvero il tentativi di allagare i tunnel sotto Gaza, novità importante arriva dal portavoce dell’Idf che ieri sera nel consueto bollettino nazionale ha sottolineato: «utilizzeremo una varietà creativa di modi per distruggere i tunnel di Hamas, alcuni di questi modi consistono in attività tattiche, utilizzando qualche tipo di strumento per far uscire i terroristi dai tunnel e con delle distruzioni permanenti in modo che tali passaggi non possano più funzionare».



QATAR, NEGOZIATI BLOCCATI SU TREGUA GAZA: TIENE SOLO LO STOP A RAFAH

L’indomani del confermato sostegno militare, politico ed economico degli Stati Uniti all’alleato Israele, si complicano ulteriormente le trattative internazionali che avevano ripreso “respiro” dopo l’intervento dell’ONU in forte richiesta di un cessate il fuoco umanitario. Nella mattinata di oggi, due mesi e 7 giorni dall’inizio della guerra Israele-Hamas, il capo del Mossas David Barnea ha deciso di annullare il viaggio programmato in Qatar per riavviare i colloqui sul possibile accordo tregua-ostaggi liberati. La conferma è giunta alla CNN da una voce diplomatica qatarina dopo che ieri il canale israeliano Channel 13 sosteneva che gabinetto di guerra israeliano guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu aveva ordinato l’annullamento della missione di Barnea.

Le minacce di Hamas e la posizione sempre più belligerante dell’Iran avrebbero convinto Tel Aviv a bloccare sul nascere l’ipotesi di nuovi negoziati per la tregua: gli Stati Uniti di contro con Biden fanno pressione affinché la protezione dei civili a Gaza avvenga al più presto, «così Israele perde il sostegno mondiale». Poche ore dopo però il segretario alla Difesa americano Lloyd J. Austin ha parlato con l’omologo israeliano Yoav Gallant per riannodare i fili di un rapporto divenuto “burrascoso” negli ultimi giorni tra Biden e Netanyahu: «sostegno duraturo degli Stati Uniti agli sforzi di Israele nella guerra contro Hamas», spiega il n.1 del Pentagono, «il movimento islamista palestinese non potrà mai ripetere gli attacchi del 7 ottobre». Di contro resta la richiesta americana perché Israele faccia di tutto in vista della protezione dei civili durante le operazioni militari: nelle stesse ore la CNN cita un report degli 007 Usa che parlano di almeno il 50% delle bombe su Gaza che non sarebbero di precisione. «la metà delle munizioni aria-terra che Israele ha utilizzato a Gaza nella guerra contro Hamas dal 7 ottobre scorso non erano di precisione, ovvero si trattava di ordigni non guidati», altrimenti noti come ‘bombe stupide’, riporta l’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale. In generale resta come il 40-45% delle 29.000 munizioni aria-terra finora utilizzate da Israele non erano guidate, mentre il resto erano munizioni a guida di precisione. Mentre dunque saltava la trattativa per la tregua – con l’ira dei familiari degli ostaggi israeliani che chiedono conto al Governo il perché dell’annullamento della missione del Mossad in Qatar – e i combattimenti continuano imperterriti dentro la Striscia, l’unica notizia “positiva” arriva da Rafah, al confine tra enclave palestinese ed Egitto, dove l’esercito applicherà per la giornata di oggi una «pausa tattica umanitaria fino alle 14 per consentire ai civili di ricostituire le scorte di cibo e acqua».