HAMAS “RIVENDICA” ATTENTATO IN ISRAELE, MISSILE CONTRO NAVE USA NEL MAR ROSSO
Sono stati arrestati i due palestinesi accusati di aver lanciato in piena guerra Israele-Hamas un nuovo attacco contro lo Stato ebraico a Raanana, nel centro del Paese: almeno un’auto (ma se ne sospetta anche un’altra) si è lanciata contro la folla mentre contemporaneamente un altro attentato colpiva con coltello i passanti nel centro della città. Il bilancio parziale dell’attentato vede un morto – una 70enne israeliana – e almeno 17 feriti, di cui alcuni gravi curati presso l’ospedale Meir di Kfar Sab: i due arrestati sarebbero palestinesi provenienti dalla zona di Hebron in Cisgiordania. «L’operazione del commando a Raanana è una naturale risposta ai massacri dell’occupazione e alla sua continua aggressione contro il nostro popolo palestinese», spiega su Telegram il gruppo terroristico di Hamas, «gli eroi del popolo da Rafah a Jenin continueranno la difesa del popolo, della terra e dei luoghi santi di fronte al criminale nemico nazista e alla macchina di guerra sionista in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza».
Dopo la “rivendicazione” di Hamas dell’attentato a Raanana (da confermare ancora la responsabilità diretta o la mera “ispirazione” per l’azione di lupi solitari della Cisgiordania), anche sull’altro fronte di guerra attivo nel Mar Rosso qualcosa di grosso è avvenuto: un missile balistico antinave lanciato dagli Houthi in Yemen ha colpito la Gibraltar Eagle, una nave portacontainer battente bandiera delle Isole Marshall, di proprietà e gestione Usa. L’annuncio è stato confermato dal comando centrale americano anche se va detto non vi sono stati danni enormi e neanche vittime: appena due ore prima, l’Us Central Command ha intercettato un missile balistico antinave lanciato verso le rotte commerciali del Mar Rosso meridionale. In giornata Ali al-Qahoum, responsabile dell’ufficio politico degli Houthi, aveva lanciato nuove minacce contro Israele e gli Stati Uniti: «Lo Yemen si trasformerà in un cimitero per gli americani, siamo pronti a entrare in una guerra diretta e totale contro gli Stati Uniti. Le vostre azioni contro lo Yemen saranno sconfitte e che vi affronteremo con tutta la nostra forza». Fonti yemenite hanno poi riferito a Sky News Arabia che nuovi raid hanno colpito un sito dei ribelli Houthi a sud della città di Hodeidah: tra le ultime notizie giunte in redazione riportiamo invece di una possibile esplosione udita vicino all’aeroporto Hodeidah in Yemen. La tensione in Medio Oriente si fa sempre più drammatica.
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: NUOVI RAID SU GAZA, PUBBLICATO VIDEO OSTAGGI EBREI
Entrati ufficialmente nel 101esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas, non si placa l’assedio nel centro e nel sud della Striscia di Gaza dopo un weekend di raid incessanti su almeno tre fronti aperti come l’enclave palestinese, il Libano e l’area tra il Mar Rosso e lo Yemen. Dopo la conferma del Premier Netanyahu che la guerra contro Hamas «durerà ancora diversi mesi» – dagli Usa parlano di un Joe Biden infuriato e “frustrato” addirittura dal non essere riuscito ancora a convincere Tel Aviv a modificare la strategia bellica – si segnalano nelle ultime ore nuovi raid su Gaza City e nuove irruzioni nell’area meridionale, in particolare a Khan Yunis sgomberando un vasto deposito armi di Hamas.
Nell’attacco mattutino contro la capitale della Striscia sarebbero morte almeno 33 persone – riferisce Al Jazeera – mentre le Idf fanno sapere che è stato sgomberato il centro di comando di Hamas e distrutto definitivamente il deposito di armi a Khan Younis. «Il conflitto durerà ancora molti mesi. Nessuno ci fermerà, né L’Aja né l’Asse del male», ha fatto sapere ieri il Premier Netanyahu in risposta alla causa intentata contro Israele presso la Corte Internazionale dell’Aja (da non confondere con la Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra, ndr), e rispondendo anche alle accuse di chi in patria da mesi critica l’operato del gabinetto di guerra sulla gestione della guerra e degli ostaggi.
Ieri sera tra l’altro Hamas è tornata a pubblicare un video dove appaiono tre ostaggi: si tratta, spiegano i media israeliani, di Noa Argamani, Yossi Sharabi e Itay Svirsky. La prima è stata rapita da una festa a Re’im ed è la famosa ragazza ripresa nei video del 7 ottobre mentre veniva trasportata su una moto verso la Striscia di Gaza; Itay Svirski è stato invece stato sequestrato mentre era in visita alla sua famiglia nel Kibbutz Be’eri, rimasto orfano di entrambi i genitori assassinati da Hamas; da ultimo, Sharabi è stato rapito da casa sua. Il tutto, confermano da Tel Aviv, a 100 giorni esatti dagli attacchi di Hamas contro Israele che diedero il via alla sanguinosa guerra da 23mila vittime civili tra i soli palestinesi. «Non dimenticherò mai il dolore e la sofferenza che ho sentito nei miei incontri con le famiglie degli ostaggi americani», ha commentato stamane il presidente Usa Joe Biden, «lavoriamo per liberare più di 100 persone innocenti, tra cui almeno sei americani, che sono ancora tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza». Allo stesso tempo la Casa Bianca invita nuovamente Israele a ridurre l’offensiva nella Striscia, mirando agli obiettivi di Hamas e non coinvolgendo i civili: «Crediamo che sia il momento giusto per questa transizione. E stiamo parlando con loro affinché lo facciano», ha spiegato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
MAR ROSSO E LIBANO, I FRONTI DI GUERRA PIÙ “PERICOLOSI”
Mentre in giornata si attendono da Hamas decisioni in merito al destino dei tre ostaggi mostrati nei video da ieri sera – han fatto sapere che «la loro sorte verrà decisa oggi», dopo che ieri avevano sottolineato come «molti degli ostaggi rapiti il 7 ottobre sono stati uccisi di recente» – le tensioni in Medio Oriente sembrano essere addirittura superiori o quantomeno potenzialmente molto pericolose tanto in Libano quanto nel Mar Rosso. Ieri numerosi razzi sono stati lanciati dall’area controllata da Hezbollah in direzione dello Stato Ebraico; in risposta, la durissima “pioggia” di missili delle Idf è stata sganciata sul sud del Libano, dopo che la scorsa settimana il Governo Netanyahu aveva più volte minacciato Hezbollah di usare la stessa “mano” avuta con Hamas anche con le milizie filo-iraniane libanesi.
Sul Mar Rosso invece la guerra va ben oltre la “mera” contesa tra Israele e Hamas per il futuro di Gaza: la missione Usa-Uk continua a monitorare l’area provando ad intercettare i missili dei ribelli Houthi dallo Yemen contro le navi commerciali di passaggio. Stamane il Comando centrale statunitense conferma che un missile da crociera antinave è stato lanciato domenica pomeriggio dallo Yemen contro il cacciatorpediniere Uss Laboon nel Mar Rosso meridionale: la reazione americana è stata immediata in quanto il razzo è stato abbattuto in prossimità della costa di al-Hudayda. Decisione importante e che rivela il grado di pericolosità della guerra “sconfinata” fin sul Mar Rosso per la minaccia costante degli Houthi yemeniti, il Qatar avrebbe deciso di sospendere l’invio di petroliere che trasportano gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb. Lo sostiene Bloomberg spiegando come almeno «cinque navi Gnl gestite dal Qatar sono state fermate da venerdì»: decisivi gli attacchi lanciati da Usa e Uk contro obiettivo Houthi che non renderebbero sicuro il passaggio. Un problema geopolitico (il Qatar è alleato degli Stati Uniti anche nel tentare di raggiungere la pace nella guerra Israele-Hamas) ma anche energetico visto che in pieno inverno Doha è il secondo fornitore di GNL per l’Europa.