ISRAELE APRE ALLA TREGUA: SVOLTA PRIMA DEL VOTO ONU?
Mentre a Tel Aviv risuonano sirene anti-razzi da Gaza per la prima volta dopo giorni, e mentre la cornice del Medio Oriente è sempre più incandescente per gli scenari di guerra tra Hezbollah, Houthi e Siria, dallo Stato di Israele arriva un’apertura importante per una possibile tregua della guerra Israele-Hamas: «Israele è pronto per un’altra pausa umanitaria e per altri aiuti in modo da rendere possibile il rilascio degli ostaggi», lo ha detto in una riunione con gli ambasciatori stranieri, il presidente israeliano Isaac Herzog. Il capo di Stato ha poi sottolineato che «la responsabilità ricade ora interamente su Sinwar e su la leadership di Hamas» per quanto riguarda l’effettivo accordo sul cessate il fuoco.
I Ministri degli Esteri di Italia e Regno Unito, congiunti in un bilaterale a Roma, fanno sapere che gli attacchi di Israele siano concessi e giusti ma sempre «rispettando le leggi umanitarie»: in conferenza stampa con David Cameron, il vicepremier Antonio Tajani ha aggiunto «Abbiamo accolto molto positivamente le parole del presidente Herzog che annuncia la disponibilità di Israele a un’interruzione delle attività militari per favorire una soluzione sia per quanto riguarda gli ostaggi sia per gli aiuti umanitari. E’ un messaggio molto positivo che arriva da Israele così come avevamo tutti quanti auspicato». La “mossa” di Herzog appena prima del Consiglio di Sicurezza ONU potrebbe essere di notevole importanza visti i tentativi degli Stati Uniti di modificare la posizione tenuta fino ad oggi, invitando Israele a modificare i piani di guerra prendendo sempre più a carico le sorti dei civili palestinesi. Importante, infine, l’ammissione fatta da Ahmed Kahlot – il direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Jabalya (Gaza) arrestato la settimana scorsa dall’esercito israeliano – in un comunicato dell’esercito: «sono stato reclutato da Hamas nel 2010 col grado di generale di brigata», inoltre diversi membri dell’ala militare del gruppo islamista «fungono da dottori, paramedici, impiegati e personale d’ufficio. Hanno anche a disposizione una propria ambulanza».
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: CONFLITTO SI ALLARGA A SIRIA, LIBANO E MAR ROSSO
Giunta al 74esimo giorno la guerra Israele-Hamas, è sempre più preoccupante la situazione nel Medio Oriente visto il possibile allargamento del conflitto anche ad altri fronti con fortissime tensioni ormai da giorni: da Libano al Mar Rosso, dall’Iran alla Siria, la guerra contro il “nemico israeliano” rischia di divenire sempre più uno scontro su ampia scala – l’ennesimo – tra Occidente e autocrazie.
Non si placano i raid sulla Striscia di Gaza, con Israele intento a stanare i capi di Hamas e tutti i nascondigli per sradicare la presenza jihadista nell’enclave palestinese: nonostante le pressioni americane per intervenire più concretamente sulla salvaguardia dei civili, la furia della guerra non si ferma e purtroppo c’è da segnalare la rottura del tavolo sui negoziati per una nuova tregua. Secondo media Uk, Hamas avrebbe respinto una proposta avanzata da Israele per un accordo per il rilascio degli ostaggi: citando una fonte egiziana, il quotidiano Al-Araby Al-Jadeed sottolinea come Tel Aviv abbia proposto «uno scambio tra importanti membri del gruppo terroristico Hamas, che stanno scontando lunghe condanne nelle carceri israeliane, e donne soldato e ostaggi maschi a Gaza», offerta per il momento però rifiutata. Il rischio di una guerra più larga del mero scontro Israele-Hamas è sempre più potente, con echi di conflitto che giungono in queste ore da Libano, Siria e pure dal Mar Rosso dove la situazione dei ribelli houthi è sempre più incandescente.
STRATEGIA HAMAS CONTRO ISRAELE: “ATTACCHI DALLA SIRIA”. SLITTA VOTO ONU SU GAZA
«Lanceremo un attacco sul Mar Rosso ogni 12 ore»: così i responsabili del movimento yemenita contro tutte le navi commerciali israeliane che transiteranno per il canale. I ribelli legati all’Iran nelle scorse ore hanno già sferrato un nuovo attacco contro una nave tra le coste di Gibuti e lo Stretto di Bab el-Mandeb: la situazione conflittuale da giorni ha portato nelle scorse ore all’annuncio degli Stati Uniti di una nuova coalizione di protezione marittima – “Prosperity Guardian” – di cui farà parte anche l’Italia con una nave fregata militare. «Continueremo anche se gli Usa dovessero mobilitare il mondo intero», fa sapere ancora il movimento dello Yemen che ha ormai ufficialmente lanciato la sua guerra contro Israele e l’Occidente dal Mar Rosso.
Nel frattempo Hamas prova a ricostruire una nuova strategia di guerra conto lo Stato Ebraico, come rivelano le fonti della tv israeliana Kan dopo la riunione “segreta” avvenuta fuori dalla Striscia: «Un’espansione degli attacchi contro Israele dalla Siria», si viene a sapere dopo il vertice tra i leader di Hamas, tra cui Saleh al-Arouri e Khaled Meshal. Allo stesso tempo, Hezbollah dal Libano continua a lanciare razzi e raid contro il confine israeliano, provocando ora la netta risposta ufficiale del Ministro della Difesa Yoav Gallant: «Se gli sforzi diplomatici non dovessero avere successo, non esiteremo ad attaccare a nord il LIbano». In tutto questo contesto di folle corsa alla guerra fra Israele, Hamas, e Medio Oriente, la posizione dell’ONU nel voto rinviato da ieri ad oggi per il Consiglio di Sicurezza potrebbe diventare importante: Stati Uniti e Italia si dicono infatti pronti a non astenersi più presso l’ONU per la guerra nella Striscia di Gaza, preparando un documento che condanni Hamas e allo stesso tempo inviti Israele a salvaguardare i civili. La risoluzione però per essere approvata ha bisogno di almeno 9 voti su 15 e soprattutto nessun veto da parte dei 5 Paesi membri permanenti, ovvero Usa, Cina, Russia, Francia e Uk. Gli Emirati Arabi, di concerto con gli States, hanno chiesto un rinvio di 24 ore per permettere ai negoziati di andare avanti e trovare la formula che accontenti tutti: formula che prevede l’interruzione delle ostilità a Gaza per permettere l’accesso degli aiuti umanitari, ma anche ferma condanna contro chi ha fatto cominciare l’ultima guerra in Medio Oriente, ovvero Hamas.