INTERROTTE TUTTE LE COMUNICAZIONI INTERNET A GAZA: AFFONDO ISRAELE CONTRO HAMAS NEL SUD DELLA STRISCIA
Da qualche ora in tutta la Striscia di Gaza sono saltate le comunicazioni internet e telefoniche: lo ha riferito la società palestinese di telecomunicazioni Paltel, precisando che il blackout riguarda «comunicazioni e servizi Internet». Le linee principali che già erano state ricollegate dopo le prime settimane di guerra intensiva a Gaza, sono infatti state nuovamente interrotte.
Mentre gli Stati Uniti chiedono con insistenza a Israele di far entrare più carburante e aiuti umanitari nella Striscia e mentre l’ONU accusa il Governo Netanyahu di costringere all’evacuazione di almeno un terzo dei civili palestinesi dalla Striscia, l’esercito ebraico continua il suo affondo a sud di Gaza con tank sul territorio e raid in risposta ai razzi di Hamas. Israele sta infatti estendendo la sua offensiva nel sud di Gaza a caccia dei battaglioni di Hamas in quell’area ma l’esercito continua a colpire duramente anche il nord e il centro dell’enclave palestinese: l’obiettivo di guerra è sempre lo stesso, eliminare le residue sacche di resistenza dei miliziani di Hamas.
PRESSING USA PER LA TUTELA DEI CIVILI A GAZA
«La sofferenza della gente a Gaza è intollerabile»: così il presidente della Croce Rossa Mirjana Spoljaric, giunta questa mattina nella Striscia per valutare gli effetti e i danni della guerra Israele-Hamas. Nel suo messaggio lanciato su X la responsabile umanitaria sottolinea l’appello urgente «per la protezione dei civili in linea con le leggi di guerra e che gli aiuti entrino senza difficoltà»: la Croce Rossa chiede che gli ostaggi israeliani siano rilasciati ma che al contempo sia possibile poi subito visitarli in sicurezza.
Nel frattempo prosegue la strategia degli Usa sul “pressing” a Israele per migliorare la situazione dei civili nella Striscia di Gaza: come riporta il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale John Kirby, «la Casa Bianca preme per la creazione di ‘ampia safe zone’ e per un aumento dell’assistenza umanitaria a Gaza». Secondo quanto riportato poi anche dal n.1 del Pentagono, il segretario alla difesa Austin, serve migliorare la condizione dei palestinesi altrimenti si rischia «una sconfitta strategica nella sua guerra contro Hamas se non si tiene conto degli avvertimenti sul crescente numero di vittime civili a Gaza». «Ho personalmente spinto sui leader israeliani per evitare vittime civili, per evitare una retorica irresponsabile e per prevenire la violenza dei coloni in Cisgiordania», ha detto ancora il ministro della Difesa americana, sottolineando che nella guerriglia urbana «il centro della gravità è la popolazione civile». Nel frattempo questo pomeriggio i responsabili delle famiglie degli ostaggi israeliani hanno chiesto al gabinetto di guerra di «ritornare subito ai negoziati con Hamas» per la liberazione dei civili; in attesa di incontrare mercoledì il Premier Netanyahu, i familiari spingono per riprendere i tavoli di negoziati abbandonati (quasi del tutto) dopo la tregua.
GUERRA ISRAELE-HAMAS “SCONFINA” ANCHE IN LIBANO E CISGIORDANIA: LE ULTIME NOTIZIE
Ogni 10 minuti nel sud di Gaza cade una bomba: questa l’accusa lanciata dall’Unicef in merito al prosieguo della guerra fra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre scorso e con una tregua durata troppo poco per rendere permanente il cessate il fuoco. Questa mattina i tank israeliani sono entrati nel sud della Striscia all’altezza di Khan Younis dopo che nei giorni scorsi si erano intensificati i bombardamenti in risposta al lancio di razzi di Hamas contro le città israeliane. «Nel sud di Gaza, dalla ripresa delle operazioni militari di Israele, cadono bombe ogni 10 minuti», è la continua accusa di James Elder, portavoce dell’Unicef, dopo aver ricevuto informazioni sull’ospedale al-Nasser a Khan Younis come una costante «zona di guerra».
Se nel frattempo viene data notizia della morte di un ostaggio israeliano rapito da Hamas nei primi giorni di guerra, nel famoso concerto “Nova” nel deserto a Reim, di contro Israele notifica anche la morte di altri tre soldati, con bilancio al momento che sale a 401 militari morti dall’inizio della guerra Israele-Hamas. «Siamo determinati a farlo ovunque si trovino: a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Turchia, nel Qatar o altrove. Richiederà anni, ma saremo presenti», è la comunicazione fatta dal capo dello Shin Bet, Ronen Bar, in un intervento a porte chiuse riportato dalla Tv pubblica Kan. È poi l’esercito di Tel Aviv che fa sapere giusto questa mattina come l’occupazione del sud della Striscia non significa la piena capitolazione di Hamas nel nord, dove restano combattimenti per le strade e dove non tutti gli obiettivi militari sono stati conquistati dall’esercito ebraico. Nel frattempo gli scontri di guerra “sconfinano” sempre oltre la Striscia, con Cisgiordania e Libano coinvolte con le milizie palestinesi in combattimento – rispettivamente – con i coloni e con l’esercito israeliano.
TIMORI CINA PER LA RIPRESA DELLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE. TURCHIA ACCUSA NETANYAHU
Mentre la guerra prosegue sul campo, non restano ferme le diplomazie internazionali nel tentativo di raggiungere un’altra tregua fra Israele e Hamas, anche se il progetto resta molto complesso. La Cina stamane ha espresso «profonda preoccupazione» per la ripresa del conflitto nella Striscia di Gaza al termine della tregua umanitaria concordata tra Israele e Hamas. A parlarne è il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, aggiungendo che «non può essere cambiato l’obiettivo generale del cessate il fuoco e della fine della guerra. Non deve essere abbandonato l’obiettivo principale di protezione dei civili».
Sempre oggi il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha annunciato di aver parlato nelle scorse ore con il primo ministro del Qatar Al Thani in merito «agli sforzi in corso per facilitare il ritorno in sicurezza di tutti gli ostaggi e per aumentare ulteriormente i livelli di aiuto ai civili a Gaza». Stando ai report qatarioti, Al Thani avrebbe parlato con il capo della diplomazia americana per una de-escalation atta a proteggere i civili palestinesi. Piena condanna contro Israele invece arriva dalla Turchia con il Presidente Recep Tayyip Erdogan che si concentra contro il Premier Netanyahu, definito «criminale di guerra» da processare in quanto «macellaio di Gaza». Parlando poi al Comitato per la cooperazione economica e commerciale (Comcec) dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (Oic) in corso a Istanbul, Erdogan attacca anche l’Occidente: «chi cerca di ignorare i morti di Gaza stando in silenzio, persino giustificandoli con il pretesto di Hamas, non può parlare di umanità».