NUOVO SCONTRO ISRAELE-GAZA SU OSTAGGI E COMBATTIMENTI

Nelle ore in cui Hamas torna a rivolgersi a Israele sulla situazione degli ostaggi ancora in mano alle milizie jihadiste, da Netanyahu giunge un nuovo appello rivolto ai palestinesi per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza. «Diciamo agli israeliani che Netanyahu, Gallant e altri membri del gabinetto di guerra non possono riportare indietro i loro prigionieri senza negoziati. L’ultima uccisione di un prigioniero che hanno cercato di riprendere con la forza lo dimostra», così aveva parlato nel promo pomeriggio Abu Obaida, portavoce delle Brigate al-Qassam, in un messaggio pre registrato trasmesso da Al Jazeera. Se infatti dal Qatar si continua a lavorare per una trattativa volta a nuova tregua nella Striscia, la posizione di Israele è altrettanto netta: «E’ l’inizio della fine di Hamas. Ai terroristi io dico che è finita, non morite per Sinwar, arrendetevi adesso. Negli ultimi giorni decine di terroristi si sono arresi di fronte alle nostre forze, gettano le armi e si consegnano ai nostri eroici combattenti», attacca il Premier Netanyahu.



Contemporaneamente, il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet aveva pubblicato un video in cui l’ex ministro delle comunicazioni di Hamas nella Striscia di Gaza, Yosef Almansi, criticava pesantemente l’attuale leader dell’organizzazione, Yahya Sinwar (ricercato nell’area a sud di Gaza, luogo di forcing dei tank israeliani nelle ultime due settimane): «Sinwar e la sua banda ci hanno distrutto, dobbiamo sbarazzarci di loro», avrebbe detto Almansi riferendosi alle persone che vivono nella Striscia di Gaza. Dopo i primi dettagli emersi dal colloquio telefonico tra Netanyahu e Putin traspare ben poca “collaborazione”, addirittura con le fonti dirette di Israele e Russia che parlano di una telefonata «ben poco amichevole» tra i due leader. L’ufficio del primo ministro israeliano spiega che durante la conversazione con Putin, il Premier ebraico ha espresso l’insoddisfazione piena per la posizione anti-Israele che ha assunto la Russia (alleata dell’Iran, ndr). Inoltre l’ufficio del premier afferma di aver espresso «una critica risoluta alla cooperazione tra Russia e Iran». Di contro Putin ha accusato Israele di non star gestendo bene la situazione dei civili a Gaza, pur condannando il terrorismo di Hamas: secondo l’agenzia di stampa statale TASS, la conversazione si è concentrata sulla «catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza».



50 MINUTI DI TELEFONATA NETANYAHU-PUTIN. RAZZI DA GAZA, NUOVI ALLARMI IN ISRAELE

È durato quasi un’ora il colloquio telefonico questo pomeriggio tra il Presidente della Russia Vladimir Putin e il Premier di Israele Benjamin Netanyahu: al centro il futuro della guerra contro Hamas e in generale l’intento di scatenare una guerra ad ampio raggio nel Medio Oriente, specie dopo le rispettive posizioni ormai incardinate tra Usa e Iran, principali alleati rispettivamente di Israele e palestinesi.

Intervenendo al Forum di Doha, il Ministro degli Esteri russo Lavrov sottolinea come in questi ultimi tempi si sta mettendo fine – tra l’Ucraina e la Palestina – a «500 anni di dominio occidentale sul mondo». «A metà del secolo scorso – ha continuato il capo della diplomazia del Cremlino – Hitler ha fatto la stessa cosa, ha messo sotto il suo comando la maggior parte dei Paesi europei per lanciare un’aggressione contro la Russia. Anche lui fu sconfitto e noi diventammo più forti dopo questa guerra». Tornando alla guerra sul campo tra Israele e Hamas, dopo 20 ore di sostanziale “calma” sono tornate a risuonare le sirene di allarme per l’arrivo di razzi da Gaza contro le città ebraiche a ridosso della Striscia: lo ha detto il portavoce militare secondo cui le sirene sono state attivate nei kibbutz di Yad Mordechai e Netiv Haasara.



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: GLI SCONTRI A GAZA E NEL SUD. MA TRA DUE MESI…

Tra due mesi la guerra tra Israele e Hamas sul campo della Striscia di Gaza potrebbe concludersi: a dirlo sono fonti qualificate dello Stato ebraico, rilanciate anche dal Jerusalem Post (che parla per la precisione di “battaglie per altre 7 settimane”). La guerra in corso da 2 mesi (anche se l’operazione di terra a Gaza è iniziata ovviamente dopo l’attacco contro Israele del 7 ottobre 2023) potrebbe dunque estendersi per un periodo più o meno uguale prima che Hamas possa essere sconfitto su “larga scala” all’interno della Striscia. Dopo questo periodo, raccontano ancora le fonti di Tel Aviv, non ci sarà alcun cessate il fuoco, ma «operazioni localizzate condotte da forze che resteranno in prossimità della Striscia».

È però in questo lasso di tempo di circa 2 mesi che proseguiranno i tentativi di porre una tregua per aiutare i civili palestinesi e soprattutto liberare gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Ad un certo punto di questi 2 mesi, l’esercito permetterà ad alcuni residenti di Gaza «di ritornare nelle loro case: una richiesta questa – secondo le fonti – avanzata dagli Usa e anche una necessità operazionale». Questo il fulcro anche della recente telefonata tra Biden e Netanyahu sulla guerra Israele-Hamas, nella quale i due leader concordano sulla necessità di non interrompere lo scontro con Hamas ma allo stesso tempo di garantire assistenza ai civili. Intanto dal Qatar il primo ministro Al Thani fa sapere che gli sforzi di mediazione per assicurare un nuovo cessate il fuoco a Gaza, e per il rilascio di altri ostaggi detenuti da Hamas, «proseguono nonostante i continui bombardamenti israeliani che stanno restringendo la finestra per un risultato positivo». Nel frattempo sulla guerra nel Medio Oriente si segnalano oggi nuovi combattimenti a Khan Yunis a sud di Gaza con i tentativi israeliani di scandagliare i tunnel costruiti dalle milizie di Hamas: a Shujaia, nel centro della Striscia, «truppe israeliane hanno effettuato un raid mirato su un centro di comando militare di Hamas e localizzato numerose armi», fa sapere l’esercito ebraico. I media intanto hanno segnalato combattimenti anche a Jabalya, nel nord della Striscia.

CAOS ONU-ISRAELE SULLA GUERRA A GAZA. MINACCIA IRAN: “DOPO VETO USA SITUAZIONE ESPLOSIVA”

Le condizioni di una trattativa internazionale per frenare la guerra Israele-Hamas restano sempre più complicate dopo il veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza ONU, convocato dal Segretario generale Guterres in aperto scontro ormai con lo Stato d’Israele (qui tutti i dettagli dell’articolo 99 invocato dal n.1 delle Nazioni Unite, ndr). «Stiamo correndo un serio rischio di collasso del sistema umanitario a Gaza, dove la situazione si sta rapidamente trasformando in una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro complesso e per la pace e la sicurezza nella regione», attacca il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, deplorando la “paralisi” delle Nazioni Unite di fronte alla guerra tra Israele e Hamas.

Il cessate il fuoco immediato non è stato votato per il veto americano posto in Consiglio di Sicurezza, scatenando la reazione d’ira dei Paesi arabi e in primi dell’Iran: «Finché l’America sosterrà i crimini del regime sionista e la continuazione della guerra, c’è la possibilità di un’esplosione incontrollabile nella situazione della regione», ha minacciato il ministro degli esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian al telefono con il segretario Guterres. «Metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame», mentre continuano i combattimenti tra Hamas e Israele: lo dice il vicedirettore del Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, Carl Skau, «In alcune aree nove famiglie su dieci non riescono a mangiare tutti i giorni». Intanto dallo Yemen arriva l’ultima minaccia dei ribelli sciiti Houthi: «colpiremo tutte le navi nel Mar Rosso dirette in Israele, se la Striscia di Gaza non riceverà il cibo e le medicine necessarie. Questa minaccia ha effetto immediato».