LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: SI AMPLIANO LE OPERAZIONI VIA TERRA. RAZZI DA LIBANO CONTRO CITTÀ EBRAICHE

Mentre slitta per la quarta volta consecutiva il voto al Consiglio di Sicurezza ONU sulla tregua in Medio Oriente, la guerra Israele-Hamas rischia di allargarsi sempre più tanto sul territorio della Striscia di Gaza quanto al suo esterno. In attesa infatti che la diplomazia possa fare il suo corso, con l’aiuto di Qatar, Egitto e Stati Uniti, l’esercito israeliano ha deciso di ampliare le operazioni di terra nella Striscia per stringere nella morsa i capi di Hamas in fuga a sud di Gaza City: l’Idf nelle scorse ore avrebbe chiesto a chi vive nel campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza, di spostarsi e dirigersi verso i “rifugi” a Deir al-Balah.



«È zona di combattimento nelle aree a nordest di Khan Yunis», la principale strada che collega il nord al sud di Gaza, la Salah ad-Din Road, spiega tenente colonnello Avichay Adraee, portavoce arabo dell’esercito di Israele. La guerra contro Hamas si fa sempre più dura negli stessi giorni in cui razzi (e tensioni) vengono scagliati contro lo Stato ebraico da più parti: Hezbollah dal Libano (anche questa mattina nuovi raid contro il confine, rivendicato dalla sigla jihadista vicino ad Hamas), ribelli dalla Siria e Houthi dal Mar Rosso e dallo Yemen. Israele replica con bombardamenti e azioni mirate, mentre allo stesso tempo comunica «pause tattiche nelle attività militari per scopi umanitari» nella zona occidentale di Rafah (nel sud della Striscia), tra le 10 e le 14 ora locale di oggi 22 dicembre.



SLITTA (PER LA QUARTA VOLTA) IL VOTO ONU SULLA TREGUA A GAZA: COS’È SUCCESSO

Se fino a qualche giorno fa le trattative tra Israele e Hamas per una nuova tregua per la liberazione degli ostaggi e l’assistenza ai ciivili palestinesi sembrava ormai prossima, qualcosa si è fermato nelle ultime 72 ore: la guerra continua per il 77esimo giorno consecutivo, il cessate il fuoco torna ad essere un miraggio specie dopo che le milizie di Hamas hanno posto come unica condizione che la pausa dei combattimenti sia definitiva e non provvisoria. A quel punto Qatar, Egitto e Usa hanno provato a triangolare un’altro negoziato ma senza successo: e così che forse si spiega il nuovo fallimento del Consiglio di Sicurezza ONU che vede slittare per la quarta volta consecutiva il voto sulla richiesta di tregua a Gaza promosso dalla risoluzione degli Emirati Arabi.



Nella nuova bozza presentata alle Nazioni Unite sarebbe scomparsa la richiesta della «fine immediata dei combattimenti», rimpiazzata da «misure urgenti per consentire gli aiuti umanitari»: l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Linda Thomas-Greenfield ha dichiarato che dopo aver «lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana con l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, eravamo pronti a sostenere la bozza così come era scritto». Lo riporta il New York Times aggiungendo come non sia ancora chiarissimo cosa possa aver impedito per l’ennesima volta il voto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite atto a frenare la guerra Israele-Hamas. Nella nuova bozza ora pubblicata da “France Presse”, si legge «misure urgenti per consentire immediatamente un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità». Usa e Israele sarebbero concordi, ma è Hamas con l’Iran e i Paesi arabi a non accettare quel passaggio, di fatto rimandando ulteriormente il voto sperato per un nuovo cessate il fuoco.