L’ESERCITO DI ISRAELE È PRONTO ALL’INVASIONE. MACRON: “COALIZIONE ANTI-ISIS COMBATTA HAMAS”

L’esercito di Israele si dice ancora una volta pronto all’offensiva via terra nella Striscia di Gaza, lanciando un ulteriore appello ai vertici del gabinetto di guerra a Tel Aviv: «siamo pronti all’invasione di terra a Gaza» anche se il capo di stato maggiore dell’esercito Herzi Halevi aggiunge come la decisione finale «verrà presa con il potere politico». Al termine della conferenza stampa con l’omologo francese Macron – e mentre nuovi lanci di razzi da Gaza partono in direzione sud di Israele (Ashdod, e Beer Sheva gli obiettivi di Hamas) – il Premier Netanyahu ha raccontato come all’attacco del 7 ottobre «i bambini ebrei sono stati costretti a nascondersi nelle soffitte proprio come Anna Frank dai nazisti».



Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lancia un nuovo appello per la tregua immediata in Medio Oriente: «serve un immediato cessate il fuoco», mentre il n.1 della Nato Jens Stoltenberg lancia un doppio monito ai duellanti in guerra, Israele e Hamas. Per il segretario generale dell’Alleanza, giunto in Svezia per incontrare il premier Ulf Kristersson (dopo il via libera della Turchia di Erdogan all’adesione della Svezia nella Nato, ndr), la priorità è fermare le violenze della guerra in Medio Oriente: «Israele ha il diritto di difendersi ma deve farlo in linea con il diritto internazionale e la protezione dei civili è cruciale. Iran ed Hezbollah devono tenersi fuori e non favorire l’escalation della situazione». Nel frattempo la Mezzaluna Rossa da Gaza City annuncia che nelle prossime ore sono previsti almeno 20 camion di aiuti in arrivo dal valico di Rafah. 



LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: RIPRENDONO I LANCI DEI RAZZI, ANCORA SOSPESA L’INVASIONE DI GAZA

5300 morti tra i palestinesi, più di 2mila tra gli israeliani: nel raccontare la guerra in corso tra Israele e Hamas spesso viene quasi dato per scontato il bilancio vertiginoso delle vittime civili condannate dallo scontro geopolitico sorto dopo gli attacchi terroristici degli jihadisti palestinesi lo scorso 7 ottobre. Dopo l’annuncio ieri della sospensione momentanea dell’offensiva via terra sulla Striscia di Gaza, il portavoce dell’esercito israeliano ha confermato stamane degli attacchi lanciato contro 400 obiettivi filo-palestinesi nella Striscia nelle sole ultime 24 ore: sono stati centrati campi di addestramento nei quartieri di Shujaiyya, Shati, Jabalia, Daraj Tuffah, e Zaytun.



Nel frattempo permangono le minacce da Iran e Libano, con le milizie sciite in sostegno ad Hamas che restano la più seria minaccia globale di una guerra molto più ampia del già sanguinoso scontro Israele-Gaza: il comandante in seconda dei Pasdaran Ali Fadavi ha minacciato ieri un attacco diretto di Teheran contro Israele, indicando come obiettivo la città ebraica di Haifa. Di contro gli Stati Uniti hanno accusato il regime degli ayatollah di «facilitare gli attacchi contro le basi americane in Medio Oriente da parte delle varie milizie sciite». Si complica la strada per la liberazione degli ostaggi, a cominciare dai 50 con doppia nazionalità che ancora non sono stati liberati nonostante la promessa giunta ieri da Hamas nei colloqui con il Qatar: Israele sta distribuendo nella zona di Khan Yunes (a sud di Gaza) volantini mediante i quali ha chiesto alla popolazione locale di aiutare nelle ricerche degli israeliani tenuti in ostaggio nella Striscia. Da segnalare però la liberazione questa mattina di due donne ostaggio di Hamas, grazie alla mediazione congiunta di Egitto e Qatar. Purtroppo ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato la morte di Liliach Le Havron e di Nir Forti, gli ultimi due italo-israeliani dispersi dopo l’inizio della guerra Israele-Hamas.

MACRON DA NETANYAHU, ISRAELE “DECIDIAMO NOI QUANDO INIZIARE L’OFFENSIVA A GAZA”

«Hamas è come l’Isis per le strade di Parigi durante l’attentato del Bataclan», ha detto il Presidente Netanyahu accogliendo a Tel Aviv la visita del leader francese Emmanuel Macron nei giorni caldissimi della guerra Israele-Hamas. «Il popolo israeliano rifiuta di vivere con l’Isis ai suoi confini. Dobbiamo smantellare questa macchina del terrore», ha aggiunto. Proprio il Presidente Macron in questi giorni ha siglato la dichiarazione con quasi tutti i leader del G7 (Biden, Meloni, Scholz, Sunak, Trudeau, escluso solo il Giappone, ndr) nella quale l’Occidente richiama l’assoluto diritto di Israele di difendersi dagli attacchi, così come si adoperano all’evitare una escalation su larga scala in tutto il Medio Oriente.

Lo slittamento dell’operazione via terra nella Striscia – autentica svolta per la guerra Israele-Hamas, riportata ieri dalla radio militare israeliana – appare sempre di più legato sia alla necessità di favorire l’uscita degli ostaggi stranieri da Gaza (su richiesta Usa e mediazione di Qatar ed Egitto), sia per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari – ieri è entrato un terzo convoglio dal valico di Rafah, destinazione agenzie ONU per la popolazione della Striscia. «Gli Stati Uniti, che sono nostri alleati strategici, hanno un insieme di considerazioni strategiche e di interessi nella Regione che noi valutiamo. Ma una cosa va tenuta a mente: la guerra avviene sul nostro confine e non a migliaia di miglia da qua»: lo dice senza mezzi termini il portavoce militare Daniel Hagari rispondendo a un giornalista che chiedeva se la decisione di lanciare un’operazione di terra a Gaza fosse realmente condizionata dall’aiuto Usa con l’invio di mezzi e truppe in Medio Oriente. «Dopo la guerra saremo noi a dover vivere lungo un confine da cui non ci sarà più una minaccia come quella del 7 ottobre. Dunque questa è una decisione che noi dobbiamo prendere da soli», conclude il portavoce dell’IDF.