CONTINUA LA GUERRA DI ISRAELE A GAZA: SCONFITTA LA JIHAD ISLAMICA NEL NORD DELLA STRISCIA
Prosegue senza sosta la guerra in Medo Oriente con lo scontro corpo a corpo dell’esercito ebraico all’interno della Striscia di Gaza contro Hamas: le operazioni via terra nelle aree degli ospedali al-Quds e al-Shifa, al netto delle polemiche sollevate dall’ONU sui presunti crimini di guerra, continuano con altre vittime e nuovi obiettivi di Hamas messi nel mirino da Israele.
Questa mattina è stato ucciso a Gaza City Khaled Abu Halal, un ex membro di alto livello delle Brigate Martiri al Aqsa, l’ala militare di Fatah (il partito di Abu Mazen leader dell’Anp), dopo che negli ultimi mesi era diventato un affiliato importante di Hamas. Abu Halal sarebbe stato ucciso in un attacco aereo nel quartiere di Sheikh Radwan di Gaza City: nelle stesse ore, l’esercito di Israele continuando la guerra contro Hamas anche nel resto della Striscia ha messo a segno un’operazione contro gli alleati delle milizie, ovvero la Jihad islamica. Secondo quanto riferisce il bollettino di guerra dell’esercito Idf, è stata presa la roccaforte della Jihad verso il nord della Striscia: «La roccaforte conteneva gli uffici di capi terroristi dell’organizzazione e una sito per la produzione di armi», inoltre, i soldati hanno operato all’interno di una scuola «dove erano nascoste molte armi in cui si erano celati anche terroristi di Hamas» e molti sono stati uccisi
STATI UNITI A ISRAELE: “NO OCCUPAZIONE A GAZA DOPO LA GUERRA”
A livello umanitario la guerra Israele-Hamas non prevede ad oggi alcuna operazione umanitaria presso il valico i Rafah, né ci sono segnali di sblocco dello stallo sulla tregua con la liberazione degli ostaggi: ieri Hamas ha fatto sapere che un accordo possibile con Israele per liberare gli ostaggi rapiti dallo scorso 7 ottobre potrà arrivare «solo con la liberazione di ostaggi palestinesi in carcere israeliano». Secondo quanto riferisce stamane il Ministro capo della diplomazia dell’Iran al “Financial Times” – Hossein Amirabdollahian – Teheran ha fatto sapere agli Stati Uniti attraverso canali secondari «che non vuole che la guerra tra Israele e Hamas si estenda ulteriormente, ma ha anche avvertito Washington che il conflitto regionale potrebbe essere inevitabile se gli attacchi israeliani a Gaza continuano».
Da parte sua, l’America di Joe Biden si è impegnata anche nel recente vertice straordinario con il Premier cinese Xi Jinping, a non scatenare una guerra ancora più ampia di quanto già non sia infuocato oggi il Medio Oriente parlando a margine di un evento negli Usa, il segretario di Stato Antony Blinken ha lanciato un ulteriore messaggio a Tel Aviv, in particolare al Premier Netanyahu, dicendo che «non può esserci una rioccupazione di Gaza da parte di Israele, anche se potrebbe essere necessario un periodo transitorio in cui venga garantita la sicurezza». Il capo della diplomazia Usa ha poi aggiunto che Gaza deve continuare ad essere sotto il governo palestinese dopo la fine della guerra e dovrà comunque esserci anche sicurezza per lo Stato ebraico: «E’ imperativo, se vogliamo pace e sicurezza durature, garantire che i palestinesi abbiano diritti politici, la capacità di governarsi da soli», ha concluso Blinken.