BIDEN “APRE”, HAMAS “CHIUDE”: ANCORA NESSUN ACCORDO RAGGIUNTO SUGLI OSTAGGI
Parlando con i giornalisti per la tradizionale “grazia” dei tacchini in vista del Thanksgiving americano, il Presidente Usa Joe Biden ha ribadito di credere fermamente che un accordo per la liberazione degli ostaggi – in mano ad Hamas – è «molto vicino». A stretto giro però arriva la secca replica di Hamas che informa come al momento non vi sia ancora alcun accordo sullo scambio di prigionieri e sulla tregua.
Lo conferma il membro dell’Ufficio politico di Hamas, Izzat al-Rishq, «non ci sono dettagli definitivi per raggiungere un accordo sullo scambio di prigionieri»; sempre Hamas sottolinea in merito alla tregua non raggiunta sulla guerra in Medio Oriente che la colpa di questi mancati accordi è legata a Bibi Netanyahu che «procrastina, interrompe l’accordo e continua a mentire a tutte le parti». In “risposta” alle continue richieste dell’ONU di trovare un cessate il fuoco, è giunto in giornata il nuovo aggiornamento del Ministero della Sanità di Hamas: sale a 13.300 il bilancio delle vittime a Gaza da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in risposta agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai miliziani di Hamas.
ISRAELE OCCUPA IL PALAZZO DI GIUSTIZIA A GAZA: NUOVI RAZZI FUORI DALLA STRISCIA
Dopo aver raggiunto e fatto esplodere la scorsa settimana il Parlamento di Hamas a Gaza, l’esercito di Israele avrebbe anche occupato nelle ultime ore il Palazzo della Giustizia nel settore sud di Gaza City. A dirlo è la tv pubblica Kan, sottolineando come dopo l’occupazione «Israele continua a colpire simboli di governo di Hamas». L’artiglieria e l’aviazione israeliana sempre questo pomeriggio hanno bombardato diverse località del sud del Libano a ridosso della linea del fronte tra Hezbollah e Israele, così come svariati razzi vengono lanciati ancora contro le città israeliane dalle postazioni di Hamas nella Striscia: in particolare, suonano le sirene di allarme antimissile in varie zone del sud di Israele, anche ad Ashdod e Ashkelon.
Secondo il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres a Gaza serve l’Autorità Palestinese rafforzata dopo la fine della guerra, ribadendo come le Nazioni Unite siano per l’immediata tregua vista la situazione umanitaria disastrosa all’interno della Striscia. «Credo sia importante avere un’Autorità Palestinese rafforzata che si assuma le responsabilità a Gaza. Capisco che l’Autorità Palestinese non può venire con i carri armati israeliani nella Striscia, il che significa che la comunità internazionale deve considerare un periodo di transizione. Non credo che un protettorato delle Nazioni Unite sia una soluzione, ma serve un approccio multi-stakeholder in cui paesi diversi, entità diverse, coopereranno», rilancia Guterres. La posizione resta comunque distante da quanto continua a sostenere Netanyahu in Israele, con la necessità di una presenza ebraica all’interno della Striscia per evitare ulteriori rigurgiti degli attacchi di Hamas: gli Stati Uniti puntano a convincere Tel Aviv della possibilità di aprire ad una presenza palestinese anti-Hamas a Gaza dopo la fine del conflitto. Ma tanto su questo quanto sul tema degli ostaggi, l’accordo è ancora lontano da essere messo a punto.
GUERRA ISRAELE-HAMAS, NUOVI RAID SU GAZA. VICINO ACCORDO SUGLI OSTAGGI?
Inizia una nuova settimana di guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas e purtroppo non vi sono differenze con la precedente: raid all’interno della Striscia di Gaza, razzi verso le città israeliane e scontri sia in Cisgiordania che al confine con il Libano. L’area infuocata a ridosso del Golfo non trova al momento ancora un accordo per una tregua momentanea con la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas dal 7 ottobre scorso, anche se almeno su questo fronte qualcosa sembra finalmente muoversi.
Fonti vicine alla Casa Bianca riportate dal “Washington Post” sostengono che oramai Usa, Israele e Hamas sarebbero vicine a chiudere l’intesa che permetta la liberazione di 50 ostaggi con un cessate il fuoco temporaneo di 5 giorni. Un’altra fonte, questa volta di Hamas, rilanciata oggi dal quotidiano israeliano “Haaretz” conferma la disponibilità dei miliziani palestinesi a rilasciare un maggiore numero di ostaggi: «I contatti indiretti tra Israele e Hamas sono già falliti due volte, quando si stimava che l’accordo potesse essere concluso. Abbiamo bisogno di più pazienza», riporta Tel Aviv sempre al giornale ebraico. Israele, Usa e Qatar continuano nella mediazione, anche se le difficoltà sul trovare un accordo per “stoppare” la guerra in corso contro Hamas è dettato dal fatto che il leader islamista nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar, non manterrebbe un contatto continuo con i team negoziali dell’organizzazione. Continuano intanto i raid da e su Gaza, con nella notte un nuovo attacco compiuto dalle Forze di difesa israeliane (Idf) contro obiettivi sensibili di Hamas: uccisi altri 3 comandanti all’interno della Striscia mentre i media palestinesi parlando di almeno 12 morti in uno ospedale Indonesiano, nel nord di Gaza, che le forze israeliane avrebbero bombardato nelle scorse ore.
LA MEDIAZIONE DELLA CINA (INTERESSATA) SULLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE
A cercare di porre direttamente un freno alle ostilità della guerra tra Israele e Hamas ora scende in campo anche la Cina di Xi Jinping: appena una settimana dopo il viaggio in Usa dall’omologo Joe Biden, il leader comunista di Pechino ospita oggi una delegazione di diplomatici provenienti da Paesi arabi e a maggioranza musulmana. «La comunità internazionale deve agire con urgenza per fermare il “disastro umanitario in corso nella Striscia di Gaza», ha spiegato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, rivolgendosi ai ministri degli Esteri dei Paesi arabi e musulmani e al segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci).
Secondo il capo della diplomazia cinese, Pechino sta già lavorando «sempre di più per raffreddare rapidamente la situazione a Gaza e ripristinare la pace in Medio Oriente il prima possibile». La Cina punta così a giocare un ruolo sempre più diretto nel conflitto globale, come del resto “accordato” dal vertice Biden-Xi ma anche per ottenere maggiore influenza mondiale in quella che si prospetta sempre di più come la vera “antagonista” degli Stati Uniti per i destini dell’ordine mondiale post-guerre. Nelle stesse ore in cui la comunità internazionale prosegue nei tentatici di mediare sul difficile conflitto in Medio Oriente, Israele fa sapere di aver scovato un «tunnel terroristico lungo 55 metri alla profondità di 10 metri» sotto il complesso dell’ospedale al Shifa a Gaza City. Secondo quanto riportato dal portavoce dell’esercito nel consueto bollettino di guerra quotidiano, «Una profonda scala conduce all’ingresso dell’imbocco del tunnel, che è costituito da vari mezzi di difesa tra cui una porta anti-esplosione e un foro da sparo. Questo tipo di porta viene usata dall’organizzazione terroristica Hamas per impedire alle forze israeliane di entrare nei centri di comando e nelle risorse sotterranee di Hamas».