GUERRA ISRAELE-HAMAS: USA VERSO UNA RIDUZINE DELLE FORNITURE A TEL AVIV?
Nel pomeriggio di oggi, l’emittente americana Nbc News ha pubblicato un’indiscrezione sulla guerra tra Israele e Hamas secondo la quale la Casa Bianca avrebbe ordinato al Pentagono una revisione delle armi che Tel Aviv dovrebbe ricevere. A lanciare l’idea di una possibile riduzione del sostegno americano alla causa israeliana erano stati alcuni funzionari ed ex funzionari USA, che hanno avanzato l’idea che, così, Biden avrebbe potuto far leva su Netanyahu per arrivare ad una tregua.
In particolare, per combattere contro Hamas, Israele avrebbe dovuto fare a meno dei proiettili da 155 mm, ma anche dei Jdam (che trasformano in bombe guidate quelle che progettate per essere ‘a caduta libera’) e, più in generale, di buona parte dell’equipaggiamento militare offensivo. Poche ore dopo l’articolo della Nbc, tuttavia, un portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, interpellato da un giornalista, ha smentito fermamente l’ipotesi, sottolineando che il sostegno a Israele contro Hamas rimarrà “constante. Lo facciamo dal 7 ottobre e continueremo a farlo. Non c’è stato alcun cambiamento nella nostra politica”. (agg di Lorenzo Drigo)
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: SCONTRI A KHAN YUNIS MA LA TREGUA SI AVVICINA
Dopo 114 giorni di guerra tra Israele e Hamas, le ultime notizie sul fronte diplomatico riportano di un possibile accordo molto vicino per la seconda tregua umanitaria in Medio Oriente dopo quella brevissima di dicembre: dopo i forti passi avanti segnalati in questi ultimi giorni, oggi il NYT riporta delle trattative serrate a Parigi per il rilascio degli ostaggi israeliani (circa 130 ancora in mano ad Hamas dall’inizio della guerra) e la conseguente tregua sull’intera area della Striscia di Gaza. «I negoziatori americani hanno definito una bozza scritta di accordo basata su proposte delle due parti che sarà la base delle discussioni delle prossime ore nella capitale francese», spiega il quotidiano Usa citando direttamente i negoziati in quanto «cautamente ottimisti che sia possibile raggiungere un accordo finale».
Decisivo l’apporto del Capo della CIA inviato da Biden a Parigi per mediare i negoziati finali tra le parti – Israele con il Mossad, Hamas, Egitto, Qatar – con William Burns che ora dovrà riuscire ad ottenere il massimo possibile nel numero di ostaggi da liberare in cambio di una prima fase da 30 giorni di tregua, seguita da un possibile altro mese in cui dovrebbero essere liberati gli uomini e i soldati israeliani. Nel frattempo però la guerra sul campo imperversa con Israele che prova a stringere nella morsa Hamas nell’area a sud della Striscia: «Intensi combattimenti sono in corso nelle ultime ore a Khan Yunis», riporta l’Idf spiegando come nei rai prendano parte ormai unità speciali, la brigata dei paracadutisti e anche l’aviazione, «diversi terroristi sono stati eliminati ed ingenti quantità di armi sono state localizzate».
SCONTRO TOTALE SULL’UNRWA: L’APPELLO DELL’ONU PER MANTENERE I FONDI DOPO LO SCANDALO SUGLI ATTACCHI DEL 7 OTTOBRE
Secondo l’ultimo report dell’amministrazione Usa, citato oggi dal WSJ, dopo 114 giorni di guerra tra Israele e Hamas circa l’80% del sistema di tunnel scavati dai terroristi palestinesi sotto Gaza sarebbe ancora intatto. Le incursioni continuano e la guerra sul campo è sempre più sanguinosa, con la conta dei civili palestinesi morti innocenti che purtroppo sale: secondo l’ultimo bilancio del ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, i morti sarebbero 26.422 con 65.087 feriti totali.
Sullo scenario umanitario negli ultimi giorni resta incandescente la situazione dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa, accusata di aver preso parte con alcuni membri agli attacchi contro Israele del 7 ottobre scorso: «Gli Stati garantiscano la continuità dell’Agenzia per i rifugiati palestinesi», sottolinea il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, «Pur comprendendo le loro preoccupazioni, e anch’io sono rimasto inorridito da queste accuse faccio appello con forza ai governi che hanno sospeso i loro finanziamenti almeno a garantire la continuità delle operazioni dell’Unrwa». Dei 12 sospettati di aver collaborato con Hamas 9 sono stati licenziati, 1 è morto e sono in corso i controlli sulle identità degli ultimi 2: gli Stati Uniti hanno ribadito in sede ONU che l’Unrwa non sia una organizzazione terroristica, sono stati comunque bloccati temporaneamente i fondi da Washington seguendo l’impulso di Australia, Canada, Regno Unito, seguite poi da Germania, Italia, Olanda, Svizzera e Finlandia. «Paesi ad oggi hanno temporaneamente sospeso i loro finanziamenti all’Unrwa. Queste decisioni minacciano il nostro lavoro umanitario in tutta la regione, inclusa e soprattutto nella Striscia di Gaza», denuncia il commissario generale dell’agenzia Philippe Lazzarini secondo cui da Unrwa dipendono «oltre 2 milioni di persone per la loro mera sopravvivenza». Secondo l’agenzia, è altamente «scioccante vedere una sospensione dei fondi» in reazione alle accuse contro un limitato gruppo di dipendenti dell’agenzia, specie perché «considerando l’azione immediata intrapresa dall’Unrwa risolvendo i loro contratti e chiedendo un’indagine trasparente e indipendente».