A poche ore dal “pasticcio” Libia, il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha rilasciato un’intervista sulla delicata vicenda. Parlando ai microfoni del quotidiano Il Foglio, il premier ha specificato: “Su questo dossier vedo da troppo tempo delle rappresentazioni completamente sbagliate, l’Italia fa della coerenza il punto di forza della sua politica internazionale scegliendo sin dall’inizio di parteggiare per il benessere e la prosperità del popolo libico e per giungere a questo risultato abbiamo appoggiato, in linea con l’Onu e con il riconoscimento dell’intera comunità internazionale, il governo di accordo nazionale presieduto da Serraj”. Secondo il massimo esponente dell’esecutivo tricolore “occorre considerare che lo scenario libico si è sempre mostrato molto complesso e, in particolare, tradizionalmente frammentato in molteplici fazioni, tribù, milizie”, di conseguenza, per trovare una soluzione politica “abbiamo cercato di coltivare sempre anche un dialogo con il generale Haftar”. Proprio per questo, aggiunge Conte, ieri “ho incontrato quest’ultimo per cercare di convincerlo a desistere dall’iniziativa militare e ad abbracciare un percorso di negoziazione utile a indirizzare la Libia verso una definitiva pacificazione”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LIBIA, SALTA VERTICE CONTE-SARRAJ: LA REAZIONE DI SALVINI
Uno ‘schiaffo’ istituzionale non da poco nel giorno in cui Roma stava per riconquistare, almeno a livello “simbolico”, la centralità della diplomazia europea tra le due parti in guerra in Libia: e invece Sarraj ha confermato il perché ad oggi si fida solo della Turchia e di pochi altri, ma comunque non dell’Italia. Il motivo lo spiega ad una una tv libica l’ambasciatore di Tripoli presso l’Ue Hafed Gaddur, «Non ci possono essere dialoghi o incontri con il criminale di guerra Haftar»: il vertice a sorpresa del generale presso Palazzo Chigi ha fatto rompere definitivamente i contatti, almeno per il momento, tra l’Italia e il Governo riconosciuto di Tripoli. Inevitabili le prime ripercussioni politiche, con il leader dell’opposizione Matteo Salvini che torna ad attaccare il Premier Conte per l’incidente diplomatico creatosi in Libia: «il premier libico bidona Conte e se ne torna a casa? Pazzesco, Conte è davvero un pericoloso incapace: per una semplice questione di protocollo, prima ancora che di politica, prima si riceve un capo di governo riconosciuto, dopo un generale. Dilettanti allo sbaraglio!». Secondo il capo del gruppo di contatto russo per la Libia, Lev Dengov, il motivo dell’annullamento del vertice libico si avvicina e molto alla versione data da Salvini «Serraj non incontrerà nè Haftar nè Conte ed è tornato a Tripoli. L’Italia non è riuscita a organizzare correttamente l’incontro. Molti punti non sono stati discussi con entrambe le parti».
LIBIA, SARRAJ ANNULLA IL VERTICE CON CONTE
Dopo l’annuncio a sorpresa dell’arrivo del generale Haftar a Palazzo Chigi per un vertice con il Premier Conte, la diplomazia di Tripoli ha fatto sapere che la missione del Premier Al Sarraj a Roma viene ufficialmente cancellata: l’annuncio dell’ambasciatore libico in Ue, Hafed Ghaddur, non viene connotato di motivazioni specifiche ma forse una fuga di notizia e forse appunto il fastidio per la presenza qualche ora prima di Haftar hanno portato al fallimento di uno dei due ponti di confronto decisivi per dirimere la situazione complessa della Libia. Ad oggi, sono Turchia e Russia a tenere in mano il “potere” delle azioni diplomatiche sulla Libia e l’incontro odierno tra Putin ed Erdogan lo confermano una volta di più: Roma ha ottenuto di nuovo una centralità che sembrava perduta nelle ultime settimane, ma il “cessate il fuoco” invocato dai due leader turco e russo sembra al momento aver avuto maggiore peso specifico rispetto a quello richiesto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Per venerdì prossimo lo stesso Premier ha convocato a Palazzo Chigi i rappresentanti di tutte le forze politiche di Governo e opposizione per informarli – alla presenza dei Ministri Guerini e Di Maio – dell’attuale situazione di complessa fragilità sui dossier Iran-Iraq e Libia. «Le sofferenze del popolo libico devono terminare all’istante – ha detto Serraj poco fa da Borrell a Bruxelles – non vogliamo che la Libia sia terra di escalation o di guerra per procura. La comunità internazionale deve assumersi la propria responsabilità per terminare questa sofferenza». La posizione di Sarraj è chiara e il messaggio a Ue e Occidente è netto: «La questione è molto chiara: ci sono un aggressore, che è Khalifa Haftar, e un aggredito che è il governo di Tripoli formalmente riconosciuto dal mondo che si sta difendendo». Dunque agli occhi di Tripoli il dialogo con Haftar non ha, ad oggi, alcun minimo senso pratico e militare.
HAFTAR E SARRAJ A PALAZZO CHIGI (MA SEPARATI)
La guerra in Libia per un giorno “passa” dal centro dell’Italia: ora Haftar, in serata Al Serraj, i due uomini forti libici entrano in contatto ancora una volta con il Premier Conte dopo la conferenza di Palermo dello scorso anno (che purtroppo non portò alcun sviluppo positivo, ndr) per provare a trovare un difficile, se non quasi impossibile al momento, asse diplomatico. Saranno due colloqui privati e separati, con il generale della Cirenaica giunto a Roma dopo che Di Maio e i tecnici della Farnesina hanno triangolato nelle ultime ore prima con l’Ue (Francia, Germania, Uk e Borrrell) e poi con la Turchia di Erdogan: intanto durante un incontro per il destino energetico dei patti Turchia-Russia, Putin ed Erdogan si sono incontrati e hanno rilanciato la richiesta di “cessate il fuoco” da domenica prossima in Libia. Per ora, annuncia il Presidente di Ankara, «i militari hanno al momento un ruolo di coordinamento a supporto di Tripoli e non combatteranno e anche i militari che verranno inviati in seguito non parteciperanno ai combattimenti». Nel frattempo, il premier libico Fayez al Sarraj «è da poco atterrato a Bruxelles e incontrerà nel pomeriggio l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell», riporta un portatore della Commissione Europea; a seguire di quel colloquio, il viaggio diretto verso Roma dove sempre Palazzo Chigi ospiterà il vertice con la diplomazia italiana.
LIBIA, VERTICE SARRAJ-UE
Questo pomeriggio il Presidente dell’Europarlamento David Sassoli incontrerà a Bruxelles il Premier della Libia Al Sarraj per provare ad impostare un vasto e complesso lavoro di diplomazia onde evitare ulteriori escalation nel Nord Africa con l’avanzata delle truppe di Erdogan e di Putin. Mentre il mondo osserva allarmato i venti di guerra mondiale tra Iran, Iraq e Usa, è ancora la Libia a preoccupare l’Europa e l’Italia compresa per quanto sta avvenendo sul campo tra il generale Haftar – ricordiamolo, sostenuto dalla Russia e con “simpatie” anche a Parigi – e la Tripoli di Sarraj, appoggiata nominalmente dall’Ue ma in questo momento fortemente difeso (per avere così un ruolo guida nel Mediterraneo) dalla Turchia di Erdogan. «La situazione in Libia è molto pericolosa. Stiamo aspettando la visita del primo ministro libico Al-Sarraj e incontreremo a Bruxelles o a Roma altri leader libici per analizzare con loro la situazione» ha spiegato questa mattina l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell (il successore della Mogherini, ndr) dopo il vertice a 4 avuto ieri con i Ministri di Italia, Francia, Uk e Germania. Fallita la mediazione “sul campo” che doveva avvenire oggi in Libia con eventuale incontro con i due uomini della disfida, la Commissione Europea prova a recuperare un ruolo di appeasement e di compromesso anche se in maniera molto complicata sia per la mancanza di accordi interni e sia perché tanto Haftar quanto Al Sarraj hanno guardato altrove per federarsi nella guerra di casa.
GUERRA IN LIBIA, DI MAIO VA IN TURCHIA A TRATTARE
«L’uso delle armi deve essere fermato ora per lasciare spazio al dialogo. Nel medio termine, come coordinatore del JCPOA, l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell farà tutti gli sforzi possibili per essere in contatto con tutti i partecipanti e salvaguardare l’accordo sul nucleare iraniano», sono le parole della n.1 d’Europa Ursula Von der Leyen che guarda con allarmismo l’escalation di guerra a pochi chilometri dalle coste italiane e greche, «i recenti sviluppi della situazione in Iran, Iraq e in tutta la regione sono estremamente preoccupanti. Una cosa è chiara: l’attuale situazione mette a rischio gli sforzi del passato e ha anche implicazione per l’importante lavoro della coalizione anti-Daesh». Intanto, a livello diplomatico, l’Italia prova a darsi una mossa nello scacchiere internazionale con Di Maio volato in Turchia per trattare sul fronte Tripoli: «Siamo d’accordo ad aprire un tavolo tecnico con la Turchia e anche con la Russia perché in questo momento partner come gli Stati Uniti e Paesi importanti come la Russia, l’Egitto, la Turchia sono fondamentali per trovare una soluzione alla crisi in Libia», ha rilanciato ancora stamattina il Ministro degli Esteri dopo l’incontro con l’omologo di Ankara, Mevlut Cavusoglu. Intanto si ingrossa una “voce” che circola ormai da giorni e che vede l’ex Ministro dell’interno sotto il Governo Gentiloni, Marco Minniti, come potenziale inviato speciale in Libia per provare a risolvere sul campo l’escalation di guerra già purtroppo a fase molto avanzata: in una intervista al Corriere della Sera, il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans conferma queste voci e spiega «Minniti come inviato speciale in Libia? Ha esperienza e contatti importanti. Può evitare l’escalation».