Sarebbe facile dilungarsi sulla presunta obiettività e neutralità degli studiosi di politica internazionale e di studi strategici in Italia. Ci limiteremo invece a fare un riferimento preciso a uno dei più noti studiosi francesi la cui imparzialità è paragonabile a quella di molti studiosi nostrani. Stiamo parlando di Bruno Tertrais.
Bruno Tertrais è stato delegato alla segreteria internazionale del Partito socialista (2006-2007) e membro del consiglio di orientamento della Fondazione Terra Nova (2006-2012), un gruppo di riflessione “social-liberale” del Partito socialista. Nel 2017, durante la campagna presidenziale di Emmanuel Macron, ha fatto parte del gruppo di esperti che consigliano il candidato su questioni diplomatiche e militari. Ma soprattutto questo studioso è vicedirettore della Fondazione per la Ricerca Strategica, uno dei più influenti pensatoi europei.
Tra il 1990 e il 1993 è stato direttore della commissione per gli affari civili presso l’assemblea della Nato. Dal 1993 al 2001, parallelamente alle sue funzioni di incaricato di missione presso il direttore degli affari strategici del ministero della Difesa di Parigi, è stato Visiting Fellow alla Rand Corporation, uno dei principale think tank del Pentagono. E basterebbe solo questo per comprendere quale possa essere l’orientamento “neutrale” sulle questioni internazionali.
Questo studioso francese – come numerosi studiosi europei ed in particolare nostrani – è il tipico esempio di intellettuale al servizio della Nato, un intellettuale che subordina l’interesse della Francia e dell’Europa a quello della Nato e degli Stati Uniti.
Facciamo degli esempi concreti di analisi imparziali relative allo scacchiere internazionale.
Nel 2003, nonostante la posizione francese incarnata dal memorabile discorso di Dominique de Villepin davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è l’unico “ricercatore” (o uno dei pochissimi) a sostenere apertamente l’invasione americana in Iraq, anche se questa avviene in violazione della decisione delle Nazioni Unite. Il 18 marzo 2003 ha pubblicato su Le Figaro una tribuna intitolata “Questo conflitto è legittimo”. Curiosamente, questo articolo non appare più sul sito del giornale, ma è possibile trovare questo testo edificante di sottomissione alla politica americana su Internet.
Nel 2015, in seguito agli attentati di Parigi, Tertrais chiede l’attivazione dell’articolo 5 della Nato: “Bisogna immediatamente chiedere al Consiglio del Nord Atlantico di riconoscere che siamo in una situazione di attuazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington: Un attacco armato contro uno o più di essi che si verifica in Europa o in Nord America sarà considerato un attacco diretto”. Voleva allora un intervento americano sul suolo francese?
Nel 2019, mentre molti osservatori si interrogano sul ruolo della Nato, che Macron non ha ancora dichiarato “in stato di morte cerebrale”, Tertrais milita apertamente per il suo mantenimento.
Nel febbraio 2022, quando si verifica la crisi ucraina e l’offensiva di Mosca, Tertrais sceglie chiaramente la sua parte. Afferma senza battere ciglio che la Nato non ha minacciato in alcun modo la Russia.
Il 23 agosto 2022 considera probabile un graduale crollo dell’esercito russo in un’intervista al quotidiano belga Le Soir.
Tertrais – logicamente – non nasconde il suo sostegno a Israele, qualunque cosa faccia lo Stato ebraico. Partecipa così al lavoro del conservatorissimo progetto Friend of Israel Initiative (Foi) e del suo High Level Military Group (Hlmg), realizzando per gli israeliani un’analisi dettagliata dell’intervento francese in Mali. Si ripete nel 2020 scrivendo un rapporto sulla minaccia nucleare iraniana a seguito del furto, da parte del Mossad, di un importante stock di archivi atomici di Teheran.
A proposito dell’Iran, sempre molto ispirato nelle sue previsioni geopolitiche, Tertrais annuncia che Teheran ha davvero una formidabile potenza di fuoco in grado di colpire Israele, ma anche gran parte dell’Europa. Ma dobbiamo anche osservare la presenza di un altro paradosso: poco prima della pubblicazione del rapporto americano sull’assenza di una minaccia nucleare iraniana il nostro esperto aveva considerato lo scenario di una guerra americana contro l’Iran.
Ricordiamo infatti anche che Tertrais è stato, già nel 2013, un fervente promotore degli attacchi in Siria contro il regime di Damasco, non esitando ad affermare che questo era “il dovere e l’onore della Francia”. Ritiene che “l’Occidente abbia perso il suo potere deterrente” nonostante gli attacchi del 2018… che avrebbe voluto vedere effettuati già nel 2016, se Obama non avesse fatto marcia indietro all’ultimo momento.
Al di là del suo attivismo pro-atlantista, Tertrais nutre anche una grande ammirazione per il regime dittatoriale dell’Azerbaijan guidato da Ilham Aliyev, responsabile di massacri e torture sugli armeni del Nagorno-Karabakh e di aggressione contro il territorio sovrano dell’Armenia, in totale violazione del diritto internazionale (settembre 2022). Non a caso ha sostenuto l’offensiva del 2020 del regime di Baku – sostenuto dalla Turchia e armato in particolare dall’Ucraina e da Israele – contro la provincia del Nagorno-Karabakh.
Insomma Bruno Tertrais si afferma così più come un agente di influenza che come un ricercatore. Un destino, il suo, molto comune a numerosi studiosi europei e nostrani – oltre che a giornalisti o a direttori di riviste specializzate in questioni militari e di politica internazionale – che dietro la copertura di incarichi accademici o di incarichi presso istituti di studi strategici e di politica internazionale non fanno altro che svolgere l’antico mestiere dell’agente di influenza. Nulla di sorprendente; ma almeno non pretendano di contrabbandare per analisi obiettive le rielaborazioni – per nulla originali oltretutto – del pensiero Nato-statunitense.
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