La guerra in Medio Oriente preoccupa l’Unione europea non solo per quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza e per il rischio escalation ed allargamento del conflitto, ma anche per le ripercussioni a livello economico. Infatti, nella riunione d’emergenza convocata venerdì dalla commissaria Ue per l’energia Kadri Simson si è discusso dei potenziali rischi di approvvigionamento nel caso in cui si scateni un conflitto più ampio a livello regionale. Dunque, i funzionari europei del gruppo di coordinamento petrolifero, stando a quanto riportato da Reuters, hanno affrontato il delicato, ma non nuovo, tema della diversificazione delle scorte di petrolio.



«Il petrolio è importante. La mancanza di gasolio potrebbe portare a scioperi. Non vogliamo che i nostri camion facciano la fila per il diesel. È un momento da 1973 o no?», ha dichiarato un funzionario. Il riferimento è allo shock petrolifero del 1973, durante la guerra dello Yom Kippur, quando l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) impose un embargo petrolifero ai sostenitori occidentali di Israele, provocando una carenza di carburante. La riunione del gruppo di coordinamento petrolifero dell’Ue ha concluso, comunque, che i rischi sono molto più bassi rispetto a 50 anni fa, perché l’Europa dipende dal petrolio solo per circa il 30% del suo mix energetico, anche se l’Arabia Saudita è uno dei suoi tre principali fornitori.



LA ROTTA MEDIORIENTALE E LO STRETTO DI HORMUZ

«Un’eventuale crisi avrebbe un impatto immediato sul prezzo, ma è un rischio minore per la sicurezza degli approvvigionamenti, anche se il mercato è molto rigido a causa dei tagli dell’OPEC+, comunque la rigidità dovrebbe diminuire nel 2024», ha aggiunto il funzionario europeo a Reuters. Inoltre, ha spiegato che la rotta mediorientale resta molto importante per l’Europa: «20 milioni di barili al giorno passano per Hormuz. È un vero e proprio punto di strozzatura». Ogni giorno circa un quinto della domanda mondiale viene trasportato attraverso lo Stretto di Hormuz.



Anche per questo le potenze occidentali temono un’escalation: potrebbe portare ad un blocco o aumentare i pericoli della navigazione attraverso lo stretto, dove l’Iran ha attaccato e sequestrato petroliere in passato. Per quanto riguarda le scorte, il funzionario ha chiarito che si tratta soprattutto di greggio, dunque la vulnerabilità dell’Europa è su diesel e gasolio. Oltre il 50% del trasporto merci del blocco si basa su camion che utilizzano il diesel. Secondo una direttiva dell’UE, gli Stati membri devono disporre di scorte petrolifere di emergenza pari a 90 giorni di importazioni nette o a 61 giorni di consumo.

“A RISCHIO LE FORNITURE GLOBALI DI PETROLIO”

Il gruppo dell’Ue si era riunito l’ultima volta a giugno, ma è stato convocato venerdì per discutere della sicurezza petrolifera in vista dell’inverno, visto che il blocco dei 27 Paesi membri ha già ridotto quasi tutte le forniture russe di gas e petrolio. Il gasolio viene utilizzato per il riscaldamento, soprattutto dopo la perdita della maggior parte del gas russo, mentre la domanda di carburante per aerei continua ad aumentare. «Il messaggio è stato quello di avere una composizione più diversificata delle scorte e un cuscinetto per il diesel e il gasolio», ha rivelato il funzionario europeo a Reuters.

Ma anche la commissaria Kadri Simson è intervenuta all’agenzia di stampa: «I continui tagli alle esportazioni di greggio da parte dell’OPEC e della Russia, il conflitto in Azerbaigian, gli attacchi di Hamas contro Israele e le loro potenziali ricadute nella regione stanno mettendo a rischio le forniture globali di petrolio. Inoltre, ci sono ancora alcuni Stati membri che importano il greggio russo tramite oleodotti, il che può renderli vulnerabili a ulteriori manipolazioni russe». Simson ha, infatti, evidenziato la capacità della Russia di aggirare il limite di prezzo di 60 dollari al barile imposto dal G7 usando “flotte ombra”. La Russia starebbe vendendo petrolio soprattutto a India e Cina, ma per quanto riguarda il costo, ora sta vendendo quasi alla parità con il petrolio Brent, attualmente scambiato a quasi 90 dollari al barile.