“Questa è una guerra che gli Usa stanno facendo per interposta persona, per indebolire la Russia, utilizzando l’esercito ucraino, naturalmente con armamento americano. In Ucraina però si stanno accorgendo di un raffreddamento da parte degli occidentali. Ci sono critiche dall’Ungheria, che ha interessi economici con la Russia e anche Germania e Francia, che non possono dire no agli Usa, vedono compromessi alcuni loro interessi. E allora gli ucraini cercano di provocare attentati in territorio russo così da smuovere un po’ le acque”.



Per Vincenzo Giallongo, colonnello dei carabinieri in congedo che ha partecipato a numerose missioni estere in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo, i blitz in territorio russo dei giorni scorsi, nella zona di Belgorod, sono un messaggio sia per Mosca che per Washington. Ai russi per far capire che Kiev è pronta a usare tutte le armi in suo possesso per combattere, agli americani per avere idee più chiare sugli sviluppi della situazione, sulle reali intenzioni dell’Occidente. Risultato: per ora le incursioni continueranno, probabilmente con obiettivi e modalità non eclatanti, ma puntando, magari, alle strutture russe dell’energia.



Colonnello, qual è il vero obiettivo delle incursioni in Russia?

Dare una smossa perché si arrivi presto a una decisione su come dovrà continuare la guerra, per capire se ci si dovrà sedere a un tavolo di pace o meno. È una richiesta di chiarimento all’Occidente. Non a caso l’inviato speciale del governo cinese per gli Affari euroasiatici Li Hui è stato a Bruxelles e sarà a Mosca per discutere anche di un possibile tavolo di pace per l’Ucraina. La Cina ha accolto le lamentele di Zelensky e ha capito che un eccessivo appoggio alla Russia, alla lunga, non sarebbe stato positivo per la Cina stessa. Questo è un segnale. Gli ucraini si possono permettere questo tipo di attentati perché molti di loro vivono in Russia, come molti russi vivono in Ucraina.



Quindi dobbiamo aspettarci che questa stagione di attentati continui ancora?

Secondo me sì. Ritengo che il Governo ucraino guardi con simpatia a questi “incursori” ma non si esponga più di tanto nel finanziare questo tipo di attentati perché andrebbe contro gli americani, che non vogliono che la guerra venga esportata in territorio russo. Non faranno mai grandi attentati, ma creeranno gruppi di partigiani all’interno della Russia per azioni di boicottaggio.

L’Fsb (servizi segreti russi) dice di aver sventato un attacco a impianti nucleari, o meglio a tralicci relativi a questi impianti a San Pietroburgo e Kalinin: anche i prossimi saranno attentati di questo tipo?

Non sono attacchi alle centrali ma alla funzionalità delle centrali, per bloccarle. Un attacco diretto a una centrale nucleare sarebbe troppo rischioso anche per chi attacca.

È la stessa strategia messa in atto dai russi nei confronti degli ucraini: colpire le strutture energetiche?

Esattamente. È una sorta di guerra dell’energia, perché è l’energia che fa girare il mondo: meno ne hai e più sei in difficoltà.

I russi sostengono che dopo le incursioni nell’area di Belgorod hanno ucciso 70 terroristi e che ne hanno dispersi altri. Una versione credibile?

Escludo questi numeri: gli attentati non li fanno 70 persone. Sono azioni “da guerriglia” che si fanno in tre o quattro persone. Sono numeri a uso e consumo dei Paesi amici e per destabilizzare gli avversari. È propaganda. Ci sono gruppi di partigiani ucraini in Russia che si stanno attrezzando per tutta una serie di piccoli attentati.

Ma questi gruppi, se non dall’Ucraina, da chi sono sostenuti?

Innanzitutto si autofinanziano: alla fine non è che l’esplosivo costi molto. Non è escluso poi che nell’establishment ucraino ci sia qualcuno che abbia la capacità di aiutarli in qualche modo.

Non saranno mai sostenuti ufficialmente?

No. E nemmeno da tutti, sarà sempre un sostegno non ufficiale e non unanime.

Li lasceranno fare perché agli ucraini queste incursioni fanno comodo?

Fa molto comodo che ci sia qualcuno che combatte per loro in territorio russo, visto che non lo possono fare.

Gli americani sono preoccupati per queste incursioni?

Sì, sono preoccupati perché non vogliono che la guerra si sposti oltre confine. Comunque non vogliono neanche che la guerra finisca. Vogliono che la Russia si indebolisca con una guerra di logoramento.

Secondo il New York Post Mosca sta conducendo una guerra elettronica che ha fatto perdere all’Ucraina 10mila droni al mese. Una cifra plausibile?

I droni continuano a essere uno strumento importante perché la guerra è limitata a un territorio non eccessivamente grande. Sicuramente la Russia ha potenziato le sue dotazioni grazie all’Iran, che ha dato il suo apporto anche per i sistemi di difesa, ma che ne facciano fuori 10mila ogni mese non esiste. Sono troppi. Facciamo che la difesa ne neutralizzi tre su quattro, vorrebbe dire che gli ucraini ne hanno utilizzati 40mila? Non ci credo.

Nel vertice ucraino ci sono affermazioni discordanti sulla controffensiva. Secondo Igor Zhovkva, vicecapo dell’ufficio di Zelensky, deve ancora partire, mentre secondo il consigliere Podolyak è già in corso. 

Una controffensiva si può fare partendo in massa in un certo momento oppure mandando dieci giorni prima squadroni in avanscoperta per saggiare la situazione. Sono convinto che stiano utilizzando quest’ultimo sistema. Cominciano a conquistare piccoli territori, non accettano il combattimento e se vengono attaccati in massa si ritirano. Però finché possono avanzare lo fanno e mandano messaggi al comando centrale per spiegare fino a dove si può arrivare. Preparano la strada alla controffensiva: penso che siano in questa fase.

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