Uno degli aspetti centrali nell’attuale conflitto Russia-Ucraina – lo dimostra, su tutto, il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 – è il ruolo sempre più importante dell’arma energetica come strumento geopolitico fondamentale per gli Stati Uniti.
Lo scoppio del conflitto in Ucraina, provocato sul lungo termine anche da Washington e Londra mediante l’allargamento della Nato, è stato l’occasione per prendere decisioni radicali finalizzate a indebolire la Russia e gli Stati europei, in particolare la Germania, ma anche la Francia. Gli Usa avevano l’ambizione di esportare il loro gas di scisto a scapito delle società energetiche europee coinvolte nell’esplorazione delle risorse della Siberia (Russia) e del progetto del gasdotto Nord-Stream 2. Fin dall’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina, gli Stati Uniti hanno fatto pressione sui loro alleati della Nato per fermare le importazioni di gas dalla Russia attraverso i gasdotti Nord Stream, ma senza porre fine a quelle che avvengono tramite i gasdotti che attraversano l’Ucraina, per dare risorse e leva a Kiev.
Con il sabotaggio di Nord Stream 2, gli Stati Uniti hanno costretto gli europei a operare un radicale riorientamento geopolitico, rendendoli più dipendenti dal gas di scisto americano. L’Ue si trova così ridotta allo status di zona cuscinetto come parte della manovra americana in Eurasia.
Oggi la Germania è una potenza centrale che continua la sua espansione verso i Paesi dei Balcani, dell’Europa orientale e delle ex repubbliche dell’ex Urss. L’ideologia alla base di questa espansione è diversa dall’ideologia pangermanista della vigilia della prima guerra mondiale: oggi essa si fa in nome della “occidentalizzazione” e della “europeizzazione” del suo fianco orientale. Da qui la sua crescente rivalità geopolitica con la Russia. Ma se l’ideologia cambia, i tropismi geografici rimangono. Dal punto di vista geopolitico, la Germania cerca di ancorare i Paesi dell’Europa centrale e orientale – tra cui l’Ucraina – allo spazio euro-atlantico. Sul piano economico, la Germania conta anche sull’apertura dei mercati dei Paesi del partenariato orientale, in particolare l’Ucraina. Berlino si considera responsabile della traiettoria geopolitica di Kiev e utilizza la narrazione euro-atlantica per raggiungere il suo obiettivo.
Fino allo scoppio dell’offensiva russa, la Germania univa l’approvvigionamento del gas e del petrolio russi, per mantenere il suo status di potenza economica, alla protezione militare americana, essendo l’ombrello nucleare degli Stati Uniti la difesa finale del territorio tedesco. L’accettazione delle importazioni di gas di scisto americano era il prezzo da pagare per preservare Nord Stream 2 e la sua posizione di potenza centrale nell’Ue, attenta a contenere l’atteggiamento ostile degli Stati Uniti nei confronti di Mosca. Il sostegno della Germania alle scelte politiche americane, tuttavia, non ha cancellato la sfiducia di Varsavia nei confronti di Berlino, molto pronunciata nei circoli conservatori e filo-americani in Polonia e nella diaspora negli Stati Uniti.
È stato in occasione dell’aggravamento della crisi in Ucraina nel 2022 che Washington ha deciso di non tollerare più la politica di equilibrio di Berlino, che combinava alleanza strategica con la Nato e alleanza energetica con la Russia. Il sabotaggio di Nord Stream 2 ha costretto Berlino a scegliere definitivamente il campo occidentale contro la Russia e ad abbandonare la sua politica di equilibrio per accettare l’egemonia americana, sia geo-strategica che geo-economica.
Oggi il dominio indiviso di Washington è reso possibile anche dall’incapacità dei francesi e dei tedeschi di concordare un’architettura di sicurezza europea che possa conferire più indipendenza all’Ue dagli Stati Uniti, come si vede sulle questioni energetiche in cui rimangono rivali. La rivalità geopolitica franco-tedesca è una debolezza rilevante del progetto europeo, che gli americani hanno sempre sfruttato per indebolirlo e orientarlo a loro vantaggio.
Il sabotaggio di Nord Stream 2, che si presume opera americana, fa parte della strategia geopolitica Usa di frammentazione del vecchio continente al fine di silurare qualsiasi intesa europea – ma anche eurasiatica – e la costituzione di un asse Parigi-Berlino-Mosca. Inoltre, Washington è determinata a continuare il suo insediamento nell’Eurasia contro la Russia e la Cina, al fine di preservare la sua supremazia in Europa e nel mondo. In questo contesto, il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream è stato un atto di guerra contro la Russia, ma anche contro Germania, Francia e Paesi Bassi, e un attacco alla loro sovranità. È stato un atto di ostilità contro l’idea di un progetto europeo indipendente che includa la Russia, secondo la visione gollista di una “Europa europea” che si oppone all’“Europa americana”.
L’Ue è l’ultima zona al mondo in cui gli Stati Uniti possono ancora oggi esercitare la loro egemonia senza ostacoli reali. Ma possono mantenere in modo duraturo la pressione sulla classe politica del vecchio continente solo spaventando gli europei con atti appunto come il sabotaggio dei gasdotti. La politica di Washington, dettata da ideologi neoconservatori guidati dalla conservazione a tutti i costi della supremazia americana, costituisce una grande minaccia geopolitica per le nazioni europee, in particolare per la Francia e la Germania. La loro mancanza di reazione è spiegata dall’asservimento geopolitico dei loro governi che derivano la loro legittimità unicamente dalla loro appartenenza al campo atlantista sotto la guida di Washington, a cui hanno giurato fedeltà. Parigi e Berlino sono così impegnate in una fuga in avanti da collocarsi perfettamente in una situazione di cobelligeranza contro la Russia, a grande beneficio degli interessi americani e del regime di Kiev. Le conseguenze prevedibili per gli europei sono una nuova crisi economica, una deindustrializzazione a beneficio degli Stati Uniti, un calo del tenore di vita e una destabilizzazione duratura del continente determinata da un conflitto militare che potrebbe portare a una terza guerra mondiale.
Un migliore equilibrio geopolitico in Europa è necessario per evitare che l’egemonia di Washington porti la Francia e gli europei in conflitti contro Russia e Cina, a scapito dei loro interessi e solo a beneficio dei neoconservatori di Washington e delle burocrazie allineate della Nato e dell’Ue.
Allo stato attuale, la Francia – l’Italia, come la Germania, è infatti fra i Paesi maggiormente legati alla politica americana fin dal 1949 – potrebbe affermarsi come potenza di equilibrio grazie a un riavvicinamento franco-russo per controbilanciare l’asse euro-atlantista sotto l’egemonia americana. Praticare l’equilibrio non significa però essere neutrali, ma permette di controbilanciare il polo troppo dominante con un altro. Sarebbe saggio per la Francia e gli Stati europei porre in essere una ripresa delle relazioni con la Russia. Ci si riferisce a Italia, Spagna, Grecia, Cipro, ma anche a Ungheria e Croazia, e speriamo, alla Germania se avrà la capacità di distaccarsi dalla sua dipendenza atlantista, allo scopo di promuovere un nuovo equilibrio più favorevole ai loro interessi.
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