Donald Trump, in uno spot televisivo della campagna presidenziale, ha avvertito che “la terza guerra mondiale non è mai stata più vicina di quanto non sia in questo momento” e ha incolpato tutti i guerrafondai e i globalisti dello Stato profondo presenti nel Pentagono, nel dipartimento di Stato e nel complesso industriale della sicurezza nazionale.
Una menzione speciale è stata fatta per Victoria Nuland, il vice segretario di Stato degli Stati Uniti per gli affari politici, che, ha detto Trump, è stata “ossessionata dallo spingere l’Ucraina verso la Nato”.
Trump ha ritratto accuratamente l’attuale congiuntura. Le dichiarazioni dei funzionari statunitensi e della Nato alla recente conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco (17-19 febbraio) possono lasciare pochissimi dubbi sul fatto che l’obiettivo della guerra degli Stati Uniti in Ucraina sia il cambio di regime in Russia e la sconfitta decisiva della Russia al punto di una resa incondizionata di fatto.
Non è un caso che al famoso Hotel Bayrischer Hof il 18 febbraio, il vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris abbia affermato che “gli Stati Uniti hanno formalmente stabilito che la Russia ha commesso crimini contro l’umanità“. Ma i crimini contro l’umanità non possono essere affrontati in un negoziato. Ciò richiede una guerra totale “per tutto il tempo necessario”. Lo stesso presidente Roosevelt prese una decisione siffatta ed è ispirandosi ad essa che chiese alla Germania la resa incondizionata al termine della Seconda guerra mondiale.
Il presidente Putin ha dichiarato tra le altre cose nel suo discorso annuale alla nazione il 21 febbraio che la Russia si sarebbe ritirata dal New Start, l’ultimo trattato di controllo delle armi nucleari rimasto con gli Stati Uniti. Ha anche ribadito la minaccia dell’uso di armi nucleari se l’integrità dello Stato russo fosse minacciata immediatamente.
Insomma la maggior parte degli esponenti della Nato e degli Stati Uniti hanno oramai un approccio che implica un conflitto di guerra totale e Putin ha detto di aver compreso chiaramente le loro intenzioni.
Ora, il generale Mark Milley, capo di stato maggiore congiunto degli Usa, e tutti gli osservatori realisti sanno che senza massicci aiuti e interventi della Nato sul campo, se necessario, la Russia vincerà. La Russia farà anche ogni sforzo per tagliare le linee di approvvigionamento dalla Polonia e dall’Ucraina occidentale attraverso il fiume Dnepr e alle forze ucraine nella regione del Donbass.
L’Ucraina con l’artiglieria statunitense a lungo raggio tenterà di nuovo di abbattere il ponte Kerch e le forniture di terra russe sul teatro meridionale? Questo è lo scenario di escalation, che è quasi inevitabile, a meno che Washington valuti chiaramente i suoi interessi strategici senza farsi condizionare da scelte avventuristiche, che porterebbero il mondo a una terza guerra mondiale.
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