Il 30,5% dell’energia elettrica prodotta nel 2020 nell’Unione Europea proviene dal nucleare. Il gas incide solo per il 7,2%. In Europa sono in funzione 195 centrali nucleari, nell’Ue la Francia è il Paese che ne conta di più, 56, seguita da Spagna e Svezia con 7. Tredici di queste si trovano a meno di 200 chilometri dai nostri confini, di cui 5 francesi, ma anche 4 in Svizzera e 1 in Slovenia. Le province italiane esposte a maggior rischio, secondo l’Agenzia nazionale per la protezione ambientale, sono Cuneo, Torino, Aosta, Varese, Sondrio, Bolzano, Udine e Trieste. Come ci ha spiegato in questa intervista il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, dopo le esplosioni che potrebbero aver bloccato per sempre i due gasdotti che corrono sotto il Mar Baltico, NordStream 1 e 2, “la chiusura di questi condotti e la cessazione di approvvigionamento di gas da parte russa obbligherà tutti i Paesi che hanno centrali nucleari a incrementare la produzione. Il problema è che molte di queste centrali sono vecchie e quindi a rischio di incidenti, soprattutto se viene aumentata la produzione”.
Putin ha firmato i trattati che sanciscono l’ingresso nella Federazione Russa delle quattro regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk. Contemporaneamente l’Unione Europea ha dichiarato il diritto dell’Ucraina a riprendersi quei territori. È guerra mondiale?
Chiariamo che questi referendum, che sicuramente sono stati fatti con l’uso della forza e delle intimidazioni, avrebbero avuto lo stesso risultato anche se si fossero svolti regolarmente.
In che senso?
A votare in quelle zone è rimasta solo la popolazione russofona, quella ucraina, che è la maggioranza, è fuggita sin da febbraio. La guerra ha provocato uno spostamento di popolazione. In quelle province sono rimasti i favorevoli all’annessione, il referendum non è riconosciuto secondo il diritto internazionale, ma ha una sua logica popolare.
E adesso Putin con l’annessione di quei territori ha chiesto a Kiev di cessare immediatamente il fuoco, visto che sarebbe un attacco alla Russia stessa. Il pericolo nucleare si fa sempre più vicino?
Nella dottrina russa non è previsto il principio della risposta commisurata: se un missile della Nato colpirà quei territori, si sentiranno autorizzati a rispondere anche con il nucleare.
E la Nato a sua volta farà lo stesso?
No, per il momento no. Prestiamo attenzione a quanto viene detto e non interpretiamolo per fare notizia. La Nato, ripeto, fino a oggi, non ha mai detto che userà l’arma nucleare in risposta all’uso di Mosca della stessa arma. L’Alleanza Atlantica ha detto che interverrà sicuramente in modo determinato, ma non ha mai citato l’arma nucleare, ha detto che userà solo armi convenzionali. Darà risposte forti senza usare il nucleare.
Le armi convenzionali della Nato sono comunque capaci di distruzione di massa?
In questo momento storico non è importante la minaccia di uso di armi nucleari, almeno questo è il mio personale sospetto.
Cioè?
Penso a quello che si chiama nucleare indotto. Siccome in seguito a quello che per adesso è ancora un incidente i due gasdotti del Nord Stream non forniscono più gas all’Europa, in particolare alla Germania, a questo punto è probabile che tutte le nazioni europee dotate di centrali nucleari dovranno sfruttarne la produzione ai massimi livelli per sopperire alla mancanza di gas. La Germania, ad esempio, dovrà rimettere in moto centrali che sono ferme da tempo, obsolete o comunque che hanno avuto scarsa manutenzione da anni.
In questo modo aumenta il rischio di incidenti, che comunque già avvengono?
Questo è probabile, il rischio aumenterebbe.
L’Italia è circondata, dalla Francia alla Svizzera e alla Slovenia, da centrali nucleari: non è un bel quadro, non crede?
Infatti. Le condizioni meteorologiche poi hanno massima importanza: ricordiamoci che la fuga di radioattività dalla centrale di Chernobyl arrivò fino in Italia. Se succedesse un fall out in seguito a un incidente, si renderebbe necessario sgombrare territori enormi come il Piemonte, la Liguria e la Val d’Aosta, probabilmente anche la Lombardia. Che sono anche le ragioni più industrializzate d’Italia.
La conseguenza è quella che alcuni analisti chiamano piano di de-industrializzazione dell’Occidente, un piano studiato a tavolino da Mosca per mettere in ginocchio l’Europa?
È una ipotesi che nessuno può provare, non lo sappiamo.
L’invito dell’ambasciata americana ai propri concittadini di lasciare immediatamente la Russia in che modo entra in questa situazione allarmante?
È un segnale strategico a livello propagandistico mandato al Cremlino per dire che la deterrenza nucleare americana è sempre in funzione.
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