Ucraini in difficoltà. Tanto da far vacillare il sostegno occidentale, anche americano. E proprio per questo l’attesa controffensiva di Kiev diventa sempre più importante, per dare un segnale ai Paesi che sostengono l’Ucraina e convincerli a stare ancora dalla sua parte, con la speranza di battere davvero i russi.
Anche il posizionamento dell’esercito ucraino sulla riva sinistra del fiume Dnipro è un’iniziativa che va in questa direzione. Intanto il conflitto porta a prefigurare nuovi scenari geopolitici: “In gioco – dice Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di Vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, tra cui Somalia e Kosovo – ci sono i rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti”. Finora gli americani hanno dettato la linea sulla guerra, se non dovesse rivelarsi vincente potrebbero incrinarsi i rapporti.
Generale, gli ucraini sono sulla riva sinistra del Dnipro, è arrivato il momento della controffensiva?
Sapere quello che succederà è difficile, ma gli ucraini hanno bisogno assoluto di fare qualcosa perché si sta diffondendo l’idea che non siano in grado di reggere, palesata in modo molto chiaro anche oltre Atlantico, sia pure inframmezzata da attestazioni di fiducia. L’Europa è palesemente stanca e ci sono prese di posizioni di alcuni Paesi che pareggiano il conto con la promessa di amicizia eterna, come avviene da parte della Polonia.
Duda e Zelensky hanno deciso di abbattere le frontiere tra i due Paesi, non è un segnale sufficientemente forte?
La Polonia ha i suoi interessi. La zona occidentale dall’Ucraina faceva parte della Polonia, è abitata da una popolazione polacca. Contemporaneamente ci sono prese di distanza come quella dell’Ungheria, stanca della guerra e che vorrebbe mantenere i rapporti con la Russia almeno dal punto di vista energetico. E poi Budapest non è d’accordo con Stoltenberg quando dice che l’Ucraina deve entrare nella Nato. Anche il ministro della Difesa tedesco Pistorius ha dichiarato che sì, in futuro l’Ucraina potrebbe entrare, ma non è un argomento da affrontare adesso. Per non parlare di Macron, secondo il quale bisogna cambiare registro nei rapporti tra Europa e Usa.
Ci può essere un’inversione di tendenza rispetto a questa ondata di scetticismo?
In questa situazione l’Ucraina ha bisogno di un’iniezione di fiducia per quella parte di opinione pubblica occidentale che la vuole supportare. L’ideale sarebbe una controffensiva. In questo contesto anche un piccolo guadagno territoriale potrebbe fare gioco: “Visto, siamo arrivato sulla riva del Dnipro”.
Ma qual è il vero significato di questa occupazione, è un’area strategica o arrivare lì serve solo per far vedere che c’è stato un avanzamento?
Potrebbe essere. Se in quel tratto non ci sono ponti, forzare un fiume come il Dnipro, soprattutto verso Sud, è veramente difficile. Comunque, mai dire mai. Quello di cui non si parla invece è che i russi a Bakhmut stanno andando avanti, tranne la periferia occidentale la città è in mano loro.
A proposito dei russi, perché in questo momento di palese difficoltà degli ucraini non spingono di più militarmente, non potrebbero approfittare della situazione?
Si è imposta un’aspettativa di offensive e controffensive, come se la situazione potesse cambiare da un momento all’altro, portando a guadagni di decine di chilometri al giorno. Ci sono due eserciti moderni che si stanno affrontando in una zona urbanizzata dove anche un piccolo villaggio offre della possibilità di difesa notevolissime per chi le sa utilizzare. E poi l’attaccante di fronte a un centro abitato è più in difficoltà. Si è tanto parlato anche di un’offensiva russa: io penso che sia già partita e stia andando avanti con un ritmo finalizzato a ridurre le proprie perdite e a massimizzare quelle ucraine. Nella sacca di Bakhmut, e a sud c’è quella di Avdiivka, Kiev ha fatto entrare molte forze ucraine che però poi si trovavano in soggezione di fuoco rispetto all’artiglieria russa. Bisogna vedere se è un calcolo giusto o sbagliato. Gli assi nella manica degli ucraini non li sappiamo.
I russi stanno spingendo ma la guerra ha i suoi tempi?
Hanno detto che si stanno preparando a una guerra lunga. Lo hanno fatto perché la popolazione sia rassegnata a questa circostanza e per fare pressione su ucraini o occidentali.
Ultimamente gli ucraini chiedono armi per la difesa antiaerea: la superiorità russa in questo campo si fa sentire?
Le armi contraeree sono fondamentali. Di fatto c’è una supremazia aerea russa: non ci sono aerei ucraini o occidentali che intervengono contro quelli di Mosca. Finché non si riesce a mettere in dubbio la supremazia russa diventa più difficile anche l’attività a terra.
Senza una difesa antiaerea diventa difficile anche la controffensiva?
Certo, una controffensiva non può svilupparsi esclusivamente a terra. I russi finora hanno utilizzato i velivoli non tanto come bombardieri, ma per appoggiare il loro avanzamento sul campo. Il termine Nato per definire questo approccio è Cas, Close Air Support, supporto aereo ravvicinato, sviluppato in aderenza alle truppe amiche. Azioni di fuoco soprattutto lungo la linea di contatto. L’ideale per gli ucraini sarebbe avere una copertura aerea che attualmente non c’è. Hanno dei droni che però possono lanciare una bomba o due, servono per piccole azioni.
Al di là di quello che potrà succedere sul campo l’esito della guerra potrebbe portare a un allontanamento tra Europa e Usa? Le parole di Macron resteranno isolate o l’Ue potrà svincolarsi dal vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti di cui molti la accusano?
Quello che è in gioco è proprio il rapporto tra le due sponde dell’Atlantico. Ora come ora è un rapporto di dipendenza: sono gli Usa che hanno impostato il ritmo di questa guerra. La Francia tradizionalmente subordina l’Alleanza alla propria sovranità. De Gaulle ha voluto la force de frappe, la capacità nucleare, proprio per questo, per essere un Paese con un voce propria dal punto di vista militare. La Francia, come il Regno Unito, è un Paese che ha una visione di se stesso anche al di fuori dei confini europei.
C’è qualche altro Paese che potrebbe seguirla?
Sicuramente l’Ungheria. Poi la Germania. Pistorius in merito alle dichiarazioni di Stoltenberg sull’Ucraina nella Nato ha assunto una posizione attendista. Sono affermazioni che non sentiamo fare dai Paesi più deboli, schierati senza se e senza ma. Potrebbe essere un fuoco di paglia: se ci fosse una controffensiva ucraina che andasse bene, tutti quanti si schiererebbero come prima. Se non ci fosse e la progressione russa dovesse avere successo, queste piccole crepe potrebbero diventare fratture vere e proprie.
Allora ci potrebbe essere un allontanamento tra Europa e Stati Uniti?
Si è parlato di difesa europea per fare dell’Europa una potenza autonoma, io ci ho sempre creduto poco per quanto sia una prospettiva suggestiva. In realtà abbiamo visto che al momento della prova questa voce autonoma la Ue non ce l’ha, dimostrando i suoi limiti. Non ha la capacità autonoma di ritagliarsi una politica che non sia subordinata a scelte altrui.
Il distanziamento con gli americani non è così scontato, insomma?
Gli Usa stanno conducendo questa guerra per ribadire che la super potenza sono loro. È con loro che si deve trattare, non con la Russia. E questo riguarda anche l’Europa, che fa parte dello stesso continente della Russia. Se non ci fosse una vittoria chiara nei confronti di Mosca ci sarebbero conseguenze di carattere politico, non a breve termine, forse neanche nel medio periodo, ma probabilmente a lungo termine sì.
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