Le dichiarazioni del capo del Pentagono, Lloyd Austin, quelle del presidente francese Macron sull’uso di truppe occidentali in Ucraina, le infelici uscite del cancelliere tedesco Scholz e soprattutto le intercettazioni di ufficiali tedeschi che parlano di missili da usare in Crimea. Il tutto condito con le parole di Putin sul possibile uso del nucleare. La guerra in Ucraina continua ad alzare la tensione in Europa, spiega Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi, tra cui Afghanistan, Libano, Somalia e Kosovo, ma nessuno parla più di pace o negoziato, mentre si prospettano scenari sempre più pericolosi.



A complicare le cose ci si mettono anche la Transnistria, che ha chiesto soccorso ai russi, e l’esercitazione NATO in Svezia, Finlandia e Norvegia, già definita “una provocazione” da Mosca. La guerra in Ucraina, insomma, espone sempre di più un’Europa in cui la Germania sta diventando un punto di riferimento anche dal punto di vista militare. Il Vecchio continente continua sulla strada della guerra, senza rendersi conto che il più penalizzato è lui.



La Germania è nell’occhio del ciclone per le dichiarazioni intercettate degli ufficiali tedeschi sull’uso di missili contro la Russia. Queste parole e quelle pronunciate da Scholz cosa ci rivelano sulla presenza europea in Ucraina?

Intanto bisogna registrare le parole del capo del Pentagono, Lloyd Austin, secondo il quale in caso di sconfitta dell’Ucraina interverrà la NATO. In realtà non potrebbe parlare per l’Alleanza atlantica ma è il segnale che i veri belligeranti sono USA e Russia. Poi ci sono le affermazioni di Macron, che non ha escluso la possibilità di partecipare alla guerra con truppe occidentali. All’inizio aveva un atteggiamento moderato rispetto al conflitto, sembrava quasi interessato a che si arrivasse a un negoziato, ora ha un atteggiamento diverso: forse perché la Francia è stata soppiantata nel Sahel dai russi e questo brucia. Infine c’è Scholz che, mentre diceva che la Germania non avrebbe inviato truppe, ha confermato che inglesi e francesi sono già presenti nel teatro di guerra.



E le intercettazioni, invece, cosa ci dicono?

In tutto questo è spuntata l’intercettazione del capo di stato maggiore dell’aeronautica tedesca con altri, che parlavano dell’impiego dei missili Taurus per prendere di mira il ponte di Kerch: se rimane un esercizio di pianificazione per un Paese che si sente coinvolto nella guerra non cambia molto, se ne fanno tante, ma da queste intercettazioni si evince che non si tratta solo di un’ipotesi. Questo getta una luce sinistra sul proseguimento della guerra in Ucraina, evidenziando una prospettiva diversa fra la leadership politica tedesca e la leadership militare. In questi anni si è sempre alzata l’asticella, anche se la politica, a parole, ha sempre mostrato prudenza. Ma alla fine agli ucraini sono stati dati i carri, munizioni per colpire il territorio russo e altro ancora.

I russi di fronte alle intercettazioni hanno subito attaccato, dicendo che dimostrano il coinvolgimento diretto dell’Occidente in Ucraina: si sta alzando il livello dello scontro fra Bruxelles e Mosca?

La Germania ha assunto un ruolo importante in Europa, sembrava cedesse il passo alla Polonia, in realtà si sta proponendo come il centro propulsore di un’alleanza militare orientata verso la Russia. Con questa “Schengen baltica” che si è creata attraverso la Polonia, avrebbe la possibilità di schierare forze fino ai Paesi Baltici. La Germania dispone di armi importanti come i Taurus. Il fatto che i russi puntino il dito contro i tedeschi dipende anche da questa condizione: ormai hanno un ruolo anche ad Est e forse è per questo che la Russia cerca di intercettarli. Probabilmente avviene anche il contrario. La Germania nel 2027 trasferirà 5mila soldati in Lituania, segno che la sua presenza nel Nord Europa diventerà sempre più importante.

Macron parla di truppe, Putin di nucleare: non è che alla fine useremo entrambi? All’inizio della guerra si diceva no ai carri armati e poi li abbiamo mandati in Ucraina, quindi è toccato ai missili, infine agli aerei, anche se bisogna aspettare l’addestramento dei piloti: di questo passo la situazione diventerà sempre più grave?

Anche per gli aerei si è già trovato il modo di mandarli. Non sono ancora gli F-16 ma i Mig che vengono smontati prima del confine e poi rimontati una volta in Ucraina. Credo che la dimostrazione di forza dei russi ad Avdiivka, conquistata senza detrarre forze da altre parti del fronte, abbia creato una specie di crisi di nervi, dimostrando che non è vero che c’è una superiorità tecnologica occidentale. Il problema è che né i russi né gli americani possono perdere: la Russia perché avrebbe la NATO a pochissima distanza da Mosca, gli USA perché i democratici hanno sempre ritenuto importante tagliare i collegamenti fra Russia ed Europa. Ma se nessuno dei due contendenti vuole perdere e sono dotati entrambi di armi nucleari, la situazione si fa particolarmente delicata. Se dovessero usarle, anche se per ora non se ne parla, verrebbero installate sul territorio europeo. Putin nel suo ultimo discorso ha fatto riferimento ai missili ipersonici usati in Ucraina, che possono essere dotati di testate nucleari. È un avvertimento: “Non superiamo un certo livello di scontro”.

Intanto la Transnistria ha chiesto aiuto alla Russia. Si ripete lo schema che ha portato alla guerra per Donetsk e Luhansk?

I soldati russi sono in Transnistria da trent’anni. Credo che sia troppo distante dalla Russia per fare quello che è stato possibile nel Donbass. I russi dovrebbero attraversare il Dniepr e oltrepassare anche Odessa. Non dico che non potrebbero farlo, ma non credo che apriranno un nuovo fronte da quella parte: non sono in condizione di farlo. Basta guardare la guerra: stanno vincendo, ma senza riuscire a penetrare in profondità.

C’è un’esercitazione NATO in corso in Svezia, Finlandia e Norvegia. I russi l’hanno già bollata come una provocazione. È un’altra iniziativa che rischia di alzare la tensione tra europei e russi?

Il Mar Baltico prima era un mare NATO solo a sud, adesso lo è completamente. Ma c’è Kaliningrad con la flotta russa del Baltico: sarà un’altra zona di crisi nel futuro. L’entrata della Svezia e della Finlandia nella NATO anziché portare sicurezza ai due Paesi porta ulteriori ragioni di scontro: è un’altra Ucraina predisposta a Nord. Se non ci sarà a livello politico un atteggiamento più dialogante e un approccio meno muscolare, anche quello diventerà un problema.

Il tema della pace non lo pone più nessuno. Non è così?

È dall’inizio che nessuno parla di pace. Forse gli ucraini vogliono la pace ma non possono: rischierebbero di venire abbandonati completamente dall’Occidente, Zelensky rischierebbe pure personalmente. La parola negoziato non è mai affiorata sulla bocca di nessun politico importante europeo. Gli stessi media europei vanno in questa direzione, come se fosse passata una norma di linguaggio per cui le dichiarazioni devono essere del tipo: “Rifiutiamo qualsiasi tipo di dialogo fino a che non si ritireranno”. Ma siccome i russi non si ritireranno mai, perché è una guerra che non possono perdere, si va avanti. E un conflitto in Europa che prosegua per anni, che la impoverisca e le impedisca di essere un attore importante anche economico a livello mondiale, è una cosa che fa comodo a molti.

(Paolo Rossetti)

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