L’Occidente sblocca la fornitura di carri armati di nuova generazione all’Ucraina e la Russia risponde con una pioggia di missili. Le notizie, insomma, continuano ad arrivare dal campo di battaglia, unico terreno sul quale si confrontano le parti.

Il tavolo per discutere la pace rimane solo un’ipotesi, anche se in Ucraina una parte della popolazione sarebbe disposta a lasciar trattare gli americani mettendo fuori gioco Zelensky. “Quanto si potrà andare avanti lo si capirà tra due o tre mesi” dice Vincenzo Giallongo, colonnello dei carabinieri in congedo che ha partecipato a numerose missioni estere in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo.



L’attacco di ieri è una ritorsione dopo l’annuncio dell’arrivo dei carri armati dall’Occidente?

Assolutamente sì. Sicuramente i russi hanno questa difficoltà sul terreno che non pensavano di avere, acuita dalle armi che gli occidentali, gli americani in particolare, stanno fornendo agli ucraini. L’intenzione di fornire questi carri armati dà molto fastidio ai russi. Tra l’altro i primi 54 arriveranno in tempi abbastanza veloci, in primavera dovrebbero essere nella dotazione degli ucraini.



Lei dice primavera perché adesso, in questa stagione, si impantanerebbero e non potrebbero essere utilizzati?

Esatto. È quello che si è visto già nella seconda guerra mondiale, quando è successo ai tedeschi. Per evitare questo problema arriveranno in primavera: i primi 54 di circa 150, che dovrebbe essere la dotazione complessiva tra quelli inglesi, tedeschi e americani. Sono decisamente superiori a quelli avversari, creando un grosso problema all’esercito russo. Il carro americano in particolare, di cui io ho visto il primo modello quando stavo in Iraq, riesce a sopportare anche un minimo di radiazioni atomiche, è veramente potente, con due cannoni uno anteriore e uno posteriore, e quattro mitragliatrici.



Un piccolo rifugio antiatomico?

Sì, proprio così. Anche se colpito continua ad avere una potenza di fuoco enorme e non viene scalfito da un certo tipo di bazooka, è di estrema resistenza anche ad armi controcarro. E questo ha fatto imbestialire i russi.

Quali saranno le contromosse di Putin oltre all’attacco di oggi?

Cercherà di rendere agli ucraini la vita più dura possibile fino alla primavera, per dare una lezione agli occidentali e anche per cercare di indebolire al massimo l’esercito nemico prima che si arrivi alla fornitura.

Dove si andrà di questo passo?

Sono convinto che questa guerra durerà molto, molto a lungo. Putin non vuole fare il minimo passo indietro, Zelensky a maggior ragione neppure: fino all’ultimo, se avrà delle armi, continuerà a combattere. Noi, credo che lo abbiano capito tutti, non potremmo fare a meno di appoggiarli, arrivati a questo punto. Se qualcuno aveva qualcosa da dire, doveva farlo all’inizio.

Quindi questa fornitura di carri armati significa il de profundis per le possibilità di pace?

Vista così, sì. Certo un ripensamento improvviso ci può essere sicuramente in Putin, l’unico che potrebbe averlo. Non credo potrebbe averlo Zelensky. La posizione del presidente ucraino è sempre stata la stessa e penso che sia la più corretta. Gli occidentali non possono fare altro che sostenerlo, nonostante ci costi moltissimo in termini di denaro, di energia, di spese.

Per quanto riguarda gli armamenti in Occidente, anche in Italia, si parla della necessità di rimpiazzare gli armamenti forniti. I russi, invece, da questo punto di vista come sono messi? Hanno una dotazione tale da poter sostenere lo sforzo bellico?

I russi hanno problemi enormi e non da adesso. Se avessero avuto tutto l’armamentario di cui vanno riempiendosi la bocca, la guerra sarebbe dovuta durare un paio di mesi. Si sono ritrovati con armamenti fortemente obsoleti: spendevano pochissimo in armamento convenzionale, aggiornavano soprattutto quello atomico. Per far fronte alla situazione sono andati a comprare dagli iraniani e dai cinesi, prendendo armamenti più moderni, comunque inferiori a quelli che sono in grado di produrre gli Stati Uniti o i Paesi Nato.

A lungo andare questi problemi, se la guerra dovesse durare così tanto, peserebbero non poco sui russi.

Sono già in difficoltà adesso. La differenza è che noi siamo occidentali, democratici, e parliamo. Se abbiamo un problema lo svisceriamo, lo discutiamo e arriva a tutte le orecchie. Loro non sono una democrazia e Putin con la paura, la violenza, gli omicidi, riesce a tacitare tutto. Ma quanto potrà andare avanti? Può controllare il popolo, ma non riuscirà più a controllare gli oligarchi che gli sono attorno e che cominceranno a capire che non riusciranno più a vivere come prima. Si stavano occidentalizzando, con la guerra e le sanzioni tornano indietro di decine di anni per colpa di un uomo che ha deciso di dare sfogo alle sue manie zariste.

Un sondaggio in nove Paesi della Ue rivela che il 48% degli intervistati ritiene che la soluzione migliore sia un accordo di pace rinunciando ai territori. Dall’altra parte qualche osservatore dice che la fornitura dei Leopard simbolicamente segna l’inizio di una sorta di terza guerra mondiale con un coinvolgimento sempre più diretto dell’Occidente. L’Europa alla fine cosa deve fare?

Ovviamente il cittadino europeo è stanco, si accorge che questa guerra gli sta costando molto anche dal punto di vista economico. Ma non potevamo consentire che la Russia si “mangiasse” l’Ucraina e che portasse la frontiera ancora più vicina noi. Era assolutamente necessario difendere l’Ucraina e non a caso, nonostante gli alti e bassi, Svezia e Finlandia adesso sono molto più simpatizzanti della Nato di quanto fossero prima: si stanno accorgendo anche loro che da qualche parte bisogna schierarsi. Da questo punto di vista Putin ha già perso e gli europei hanno guadagnato: il presidente russo non ha avuto questo grande successo internazionale e la Cina sta cominciando a fare passi di lato, se non indietro.

Ma quanto si può andare avanti così?

Sono uno di quelli che vorrebbero un tavolo di pace, perché altrimenti la guerra durerà chissà quanto, anche con la cessione di territori. Poi si può vedere cosa dare. Ma per sedersi e discutere bisogna che entrambi siano d’accordo e mi pare di capire che in questo momento nessuno sia propenso a farlo. Oppure si fa un accordo scavalcando Zelensky: hanno fatto un sondaggio e il 27% degli ucraini era propenso ad accettare che gli americani discutessero con la Russia dicendo poi a Zelensky di accettare la situazione per evitare una Ucraina rasa al suo e con costi di ricostruzione enormi. C’è una parte dell’opinione pubblica che dice: “Sediamoci a un tavolo di pace anche senza Zelensky”.

Il tavolo di pace però per adesso è solo auspicabile, non ci sono le condizioni perché si apra. Anzi la mossa dei Leopard sembra andare nella direzione opposta.

Non va proprio in direzione opposta: sono state fornite armi che comunque difendono il territorio e Biden lo ha detto chiaramente. Queste sono armi che consentono di difendere meglio il territorio ucraino. Noi dovremo preoccuparci seriamente quando si forniranno all’Ucraina armi che consentono di attaccare la Russia, come aerei di ultima generazione o missili a lunga gittata: vorrebbe dire colpire il territorio russo e un’escalation dell’attuale guerra.

Putin una soluzione di pace non sembra disposto ad accettarla per niente.

Io dico sempre che quando cominci a urlare troppo è perché in casa hai qualche problema più grande. Le armi promesse, se arriveranno in tempo, potrebbero consentire all’Ucraina un contrattacco e di recuperare tutta una serie di posizioni perdute. Putin non ha mai avuto e non ha la forza per occupare l’Ucraina così armata ed è in un momento di grande debolezza.

(Paolo Rossetti)

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