Molti si chiedono se la ribellione della milizia Wagner in Russia – assorbita e sventata, ma che ha dimostrato l’instabilità del regime russo e una certa crisi della sua forza armata – possa avere un impatto sul conflitto in Ucraina.
La Russia ha perso capacità offensiva convenzionale già nel 2022 e per tale motivo ha rischierato l’Armata in posizione difensiva. Ma non ha rinunciato alla deterrenza, schierando armi nucleari tattiche in Bielorussia – con l’intento di sfuggire a reazioni distruttive sul proprio territorio in caso di lancio – per segnalare che difenderà in tal modo i confini dei territori conquistati e di quello proprio. Inoltre, tiene attiva una capacità di bombardamento di tutto il territorio ucraino. Tale postura non è cambiata: l’instabilità del regime e la perdita di forza convenzionale dell’Armata è rimasta sotto la soglia oltre la quale vi può essere una disponibilità di Mosca a congelare il conflitto.
Quale potrebbe essere questa soglia, allora? La rinuncia dell’Ucraina a perseguire la riconquista delle aree invase e lo status dell’Ucraina come nazione neutrale e disarmata. America ed europei, infatti, stanno ponendo limiti all’offensiva ucraina, di fatto cercando di fermarla sulla linea del fronte dove è in questo periodo, offrendo in cambio non tanto l’inclusione nella Nato – impossibile per una nazione in guerra -, ma una sorta di partenariato rafforzato con la Nato stessa e aiuti militari di livello tecnologico elevato in combinazione con la prospettiva di adesione all’Ue. Ma Mosca, per dichiarare vittoria, vuole la neutralità dell’Ucraina. Simmetricamente, Kiev vuole qualcosa di più, in cambio della propria autolimitazione, che le permetta di dichiarare vittoria, non solo perché ha contrastato con successo l’invasione russa, ma perché ha ottenuto di più.
Questa posizione di Kiev ha motivi: se la guerra finisse con la conferma dell’occupazione russa del territorio e solo con una prospettiva molto lunga di adesione all’Ue avendo uno status di partner Nato, ma senza influenza nell’organizzazione, allora l’Ucraina potrebbe essere destabilizzata da un movimento rivendicativo e “reducista”. Per evitare una tale prospettiva l’Ue ha accelerato il progetto di aiuti per la ricostruzione. Ma per lo stesso motivo contrario la Russia bombarda tutta l’Ucraina: sia per tenerla in status di guerra e quindi fuori dalla Nato, sia per dissuadere investimenti di ricostruzione oggetto di attacchi. Mosca vuole la guerra continua, ma anche Kiev è costretta a praticarla con attivismo offensivo per tenere compatta la nazione e ottenere dagli alleati di più.
L’opzione di destabilizzare il regime russo fa paura agli alleati, che temono il caos o la maggiore aggressività di un regime peggiore in una potenza nucleare. Lo si è visto nelle reazioni pubbliche e – in base a spifferi – nei segnali riservati di rassicurazione a Putin in un momento critico della rivolta di Wagner. Pertanto è improbabile che lascino fare all’Ucraina qualcosa che destabilizzi un Putin debole. Ma l’Ucraina lo tenterà, appunto, per ottenere di più? Probabilmente no, perché su questo punto gli alleati saranno durissimi dopo lo spavento preso con la ribellione di Wagner, ma Kiev vorrà mostrare in qualche modo che ha maggiori capacità offensive.
Scenario? Continuità del conflitto.
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