Kiev parrebbe accusare il colpo. I bombardamenti russi sui depositi di carburante e munizioni probabilmente hanno lasciato il segno. Forse è anche per questo motivo che lo stesso Zelensky ha dichiarato che occorrerà ancora del tempo per la controffensiva che secondo gli ucraini potrebbe cambiare le sorti del conflitto.



Senza una logistica adeguata, infatti, nessun avanzamento è sostenibile, e prima di attaccare per cercare di riconquistare i territori perduti è meglio avere le spalle coperte logisticamente e la certezza che non mancherà nulla durante la controffensiva. Anche sui presunti passi avanti delle forze ucraine a Bakhmut la cautela è d’obbligo: “È possibile che ci sia stato qualche piccolo avanzamento – osserva Giuseppe Morabito, generale con al suo attivo diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation – ma niente che possa aver cambiato sostanzialmente la situazione”.



Intanto, sommessamente, si ricomincia a parlare di negoziati. “Ma prima di aprire un tavolo con la Russia – continua Morabito – purtroppo, l’Ucraina dovrebbe mettersi il cuore in pace sulla Crimea e sul controllo anche di una minima parte del Mar d’Azov”. Le dichiarazioni  di Zelensky, però, parlano ancora una volta di un conflitto che continuerà fino alla riconquista anche di tutte le aree passate nelle mani delle forze armate russe dopo l’aggressione.

Generale, quanto sono significativi gli avanzamenti attribuiti alle truppe ucraine a Bakhmut? Prigozhin, capo della Wagner, dice addirittura di temere un accerchiamento dei suoi soldati: un rischio reale?



L’avanzamento non è sufficientemente confermato. Si è trattato di un piccolo avanzamento, pochissimi chilometri, contenuto dalle forze russe e dalla Wagner. La verità si saprà solo nei prossimi giorni. Ci sono notizie contrastanti che arrivano dai due fronti. Comunque, non si tratta di un episodio che cambia l’esito della battaglia in modo definitivo. Attenzione alla controinformazione!

Zelensky ora dice che per la controffensiva ucraina bisogna avere pazienza. Le forze di Kiev hanno subito il colpo dei bombardamenti russi sui depositi di munizioni e carburante, distrutti o danneggiati?

Nei giorni scorsi un alto ufficiale ucraino aveva dichiarato che il 100% dei missili russi erano stati abbattuti. Purtroppo abbiamo avuto la dimostrazione che Mosca è ancora in grado di colpire importanti centri logistici sul territorio ucraino. Inoltre ci sono immagini, di provenienza russa, di mezzi corazzati ucraini impantanati nel terreno ora fangoso e quindi facile preda del fuoco controcarri russo.

Una situazione, insomma, ancora tutta in divenire?

Rivedere le dichiarazioni di un imminente attacco in questo contesto è comprensibile, perché si possono creare aspettative sbagliate. Gli ucraini forse hanno subito il colpo. Il contrattacco si basa anche sulla possibilità di sostenere le forze che si spingono in profondità e per far questo c’è bisogno di mezzi, carburante, munizioni che devono essere messe in basi logistiche, pronte all’uso, per poter supportare le forze in attacco.

Dunque lo sforzo che aspetta gli ucraini nella logistica è veramente ingente. 

La sostenibilità delle operazioni è cruciale. Il generale Cavoli, comandante supremo alleato in Europa, ha confermato che il 98% degli armamenti chiesti da Kiev è stato consegnato. Da questo di intuisce che l’apparato offensivo e conseguentemente la logistica che devono organizzare gli ucraini è notevole. Non possono sbagliare, sarebbe difficilissimo organizzare un’ulteriore azione nel caso questa fallisse.

Gli inglesi intanto hanno consegnato agli ucraini missili a lunga gittata, gli Storm Shadow, in grado di colpire anche il territorio russo. Un elemento che potrà cambiare la guerra e rischiare di allargarla?

Mosca ha sempre detto che avrebbe reagito di conseguenza se fossero state fornite all’Ucraina armi in grado di colpire il territorio russo. Se i missili sono stati forniti, se gli ucraini sono in grado di utilizzarli da soli e fossero indirizzati verso la Russia potrebbero certamente causare una reazione russa.

Ma quale potrebbe essere questa reazione? Potrebbe colpire anche fuori dal territorio ucraino?

Mi auguro di no. Potrebbero, ipoteticamente, colpire installazioni da dove arrivano i supporti. Tendo a escludere, tuttavia, che la Russia possa arrivare a colpire territori di Paesi Nato. Potrebbe comunque decidere per azioni tali da far capire che il loro territorio non deve essere obiettivo dei missili. Sarebbe un grosso azzardo utilizzare questi missili: potrebbe portare a un’escalation del conflitto.

Si torna anche a ipotizzare dei negoziati. Ne ha parlato Kissinger, citando l’iniziativa della Cina Popolare e il suo piano, e lo stesso Vaticano avrebbe preso iniziativa per far sedere le parti a un tavolo. Quali sono le condizioni perché possano partire e andare a buon fine?

Bisognerebbe partire dal presupposto che l’Ucraina accetti di perdere definitivamente il Mare di Azov e la Crimea. Fino a che non entrerà nell’ordine di idee di accettare questa possibilità sarà molto difficile negoziare, a meno di un tracollo militare e di politica interna russo.

Invece sul Donbass si può discutere?

Crimea, corridoio per la Crimea e Mare di Azov secondo me sono imprescindibili per i russi. Non possono rinunciare alla base navale di Sebastopoli. Mentre sul Donbass si potrebbe trovare una soluzione, tipo dichiarare un’area neutrale e smilitarizzata sotto egida Onu. Siamo in una situazione di stallo nei combattimenti perché entrambe le parti hanno forze armate logorate dai protratti combattimenti e da lunghi tempi di attesa. Ora più che in passato la diplomazia dovrebbe fare la sua parte.

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