Carmine Masiello, che solamente un paio di mesi fa è stato scelto dal ministro della Difesa Crosetto come nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano, è intervenuto nella giornata di ieri a Palazzo Salerno a Napoli, dove ha officiato l’insediamento del nuovo comandate operativo delle Forze Sud dell’esercito. Un’occasione per rilanciare ancora una volta il messaggio che da febbraio a questa parte ha ripetuto in ogni occasione utile: una guerra diretta non è un’ipotesi da ignorare o sottovalutare e richiederà, per il bene del paese, maggiori sforzi, sia economici che tattici.



“Sono cambiati i tempi”, ribadisce Masiello davanti alla folla di comandati, ufficiali e cadetti del Comando Sud, e l’attualità è “carica di sfide minacciose“. Prima la guerra in Ucraina, poi quella in Medio Oriente, seguita da una nuova minaccia terroristica che (un paio di giorni fa) ha portato all’arresto di un combattente dell’Isis a Roma: tutte sfide che “ci dicono ogni giorno che siamo in un’epoca di profondi cambiamenti e complessità” al punto che secondo Masiello “oggi la possibilità di un conflitto non può essere esclusa“.



Carmine Masiello: “L’Esercito si prepari alla nuova guerra, ibrida e classica”

Una guerra, sottolinea dal suo scranno, che “ha mille facce: siamo sottoposti continuamente ad attacchi cibernetici, ad attacchi alla libertà di navigazione, al blocco delle materie prime, del gas, della rete internet”. Secondo Masiello, inoltre, “è in corso un continuo confronto ibrido quasi una guerra ibrida che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni paesi e agevolarne altri”.

Ora più che mai occorre “attrezzarsi per essere pronti”, sia a combattere “la guerra convenzionale”, sia per le “nuove frontiere, quali lo spazio, il cyber, la disinformazione“, perché secondo Masiello “è il momento per l’esercito di fare un salto culturale di aprirsi a cambiamenti con spirito innovativo e di proiezione al futuro”. Cita, tra i tanti interventi necessari, “la digitalizzazione, la capacità di sperimentazione e l’aggiornamento dei modelli operativi per garantire la sicurezza del Paese” e che non possono escludere “i giovani [che] possono usare pienamente la tecnologia e fanno la differenza”. Tutti compiti necessari per affrontare al meglio la nuova guerra, ibrida o classica che sia, ma che secondo Masiello non possono trascendere dall’addestramento “organizzativo all’evolversi della minaccia”, al fine di prepararsi “alle situazioni operative più critiche”.