L’ONU ha votato le cessazione delle ostilità da parte della Russia in Ucraina, dove dal 24 febbraio scorso è in corso una guerra dopo la dichiarata volontà da parte del Paese di Zelensky di entrare nella NATO. L’Assemblea generale delle Nazioni unite ha approvato la proposta – arrivata dall’Occidente – di approvare il “cessate il fuoco”. Nel dettaglio, è stata votata “l’immediata cessazione delle ostilità da parte della Russia”. Sono 140 i voti a favore, 5 i contrari e 38 astensioni. Mentre da Mosca minacciano per l’uso dell’atomica, l’Onu lavora per la creazione di piani di emergenza per armi chimiche, biologiche o nucleari.
La Nato, inoltre, ha informato di lavorare per “fornire più assistenza all’Ucraina, anche dal punto di vista militare ma non senza restrizioni”. Gli Stati del G7 hanno intanto sollecitato “tutti i Paesi a non dare alla Russia assistenza militare o di qualsiasi altro genere”. Il riferimento è chiaramente alla Cina, che tra l’altro si è astenuta durante le votazioni dell’Onu.
Onu, votato il “cessate il fuoco”
Con 140 voti a favore, 5 contrari e 38 astensioni, è stata votata la risoluzione umanitaria per l’Ucraina, con il “cessate il fuoco” da parte della Russia. Dopo essere stata respinta la bozza russa, a passare è la versione occidentale. Vota contro, ovviamente, la Federazione russa. A votare allo stesso modo contro sono Siria, Bielorussia, Eritrea e Corea del Nord. Gli Stati sono gli stessi che hanno votato contro la risoluzione del 2 marzo scorso.
L’ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun, ha parlato all’Assemblea Generale dicendo che: “I Paesi importanti non devono adottare un approccio semplicistico di amico o nemico, bianco o nero e non devono costringere nessun Paese a scegliere una parte. I Paesi in via di sviluppo, che rappresentano la maggioranza nel mondo, non sono parti nel conflitto, non devono essere trascinati nella questione e costretti a soffrire delle conseguenze del conflitto geopolitico e delle rivalità delle potenze maggiori”. Proprio per questo motivo, la Cina si è astenuta nel corso della votazione all’Onu.