RUSSIA CON LA SERBIA: “BELGRADO PRONTA ALLA GUERRA”

La distensione non si avverte ancora, semmai sono i “venti di guerra” a farsi più prossimi tra Serbia e Kosovo nonostante il rinvio della data ultima per il divieto dei documenti serbi su territorio kosovaro. A rendere ancora più pericolosa e tesa la situazione, è la posizione agli antipodi di Nato e Russia (come evidenziato nel focus qui sotto, ndr): «Pristina sa che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare» ha annunciato ancora la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova in una nota diffusa dall’agenzia di stampa russa Tass. Al momento la fragile pace tra Serbia e Kosovo è garantita da una missione della Nato di oltre 3mila militari, ma sembra ormai non bastare più davanti alle tensioni nazionalistiche e sociali esplose nelle ultime settimane.



Da Belgrado si invita da un lato alla distensione, dall’altro con il Presidente Aleksandr Vucic si punta ad ottenere pieno controllo della delicata situazione diplomatica: in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba e ha avvertito che «se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa». 14 anni dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia – non riconosciuta da Belgrado e da Mosca – sono circa 50.000 serbi che vivono nel Nord utilizzando targhe e documenti rilasciati dalle autorità serbe rifiutandosi di riconoscere le istituzioni di Pristina. La guerra delle targhe però, se tutto rimarrà invariato, rischia di tramutarsi in poco tempo in guerra a tutti gli effetti: «Monitoriamo la situazione», è il commento ufficiale della Forza militare internazionale (Kfor) di cui fa parte anche l’Italia.



RISCHIO GUERRA TRA SERBIA E KOSOVO: COSA STA SUCCEDENDO

Ucraina, Taiwan e Balcani: il rischio concreto di una terza guerra mondiale “su più fronti”, come paventato ormai da anni da Papa Francesco, si fa terribilmente più prossimo. Sono infatti sorte negli ultimi giorni fortissime tensioni tra Serbia e Kosovo tanto da far pensare, alle estreme conseguenze, la possibilità di una guerra imminente nei vicini territori dell’ex Jugoslavia. Nasce tutto dalla decisione del Governo del Kosovo di rinviare di un mese – fino al prossimo 1 settembre – il divieto dell’uso di documenti e targhe per i veicoli serbi nelle regioni del Nord, dove prevale la maggioranza etnica serba. Il divieto inizialmente era stato fissato per oggi 1 agosto ma ieri sera le reazioni dei serbi kossovari sono state violentissime, con barricate e spari contro la polizia vicino ai valichi di Jarinje e Brnjak.



La tensione mai del tutto sopita dalla fine della guerra nei Balcani di fine anni Novanta, tra Pristina e Belgrado, è così stata nuovamente riaccesa: il Premier kosovaro Albin Kurti sostiene che il divieto di documenti serbi è «una misura di reciprocità» in quanto la Serbia, non riconoscendo l’indipendenza della sua ex provincia (a maggioranza albanese), chiede la medesima misura ai kossovari che entrano in territorio serbo. Nei fatti, i kossovari di origini serbe dal 1 settembre dovranno avere documenti di identità emessi dalle autorità kosovare ed entro fine settembre dovranno essere sostituite le targhe automobilistiche serbe con quelle del Kosovo. Dopo le fortissime tensioni di queste ultime ore è intervenuto anche il Presidente serbo Aleksandar Vucic che ha parlato di una situazione con il Kosovo «mai così complessa come oggi. Abbiamo avuto colloqui con rappresentanti dei serbi del Kosovo e Metohija e cercheremo di mantenere la pace. Ma chiedo agli albanesi di cambiare la propria posizione e ai serbi del Kosovo di non cedere alle provocazioni»; Vucic dice di sperare in una maggiore distensione nelle prossime ore tra i due Paesi e aggiunge in conferenza stampa, «Preghiamo e chiediamo pace. Se osano perseguitare e uccidere i serbi, la Serbia vincerà».

NATO: “PRONTI A INTERVENIRE IN SERBIA SE NECESSARIO”

A far capire come sia teso lo scenario che si apre davanti ad una possibile ma tutta da scongiurare guerra tra Serbia e Kosovo, occorre osservare le reazioni tangenziali di Nato e Russia che offrono proprio quel “clima” da guerra mondiale di cui già il conflitto in Ucraina da mesi ormai propone ogni giorno. «Siamo pronti a intervenire con la KFOR se la stabilità nel Paese diventasse a rischio», si legge nel comunicato rilasciato dall’Alleanza Atlantica che in Kosovo è presente con la missione Kosovo Force (Kfor) con circa 3500 uomini dalla fine della guerra nel 1999. La situazione complessiva riguardante la sicurezza nei comuni del nord del Kosovo è tesa, conclude il comunicato Nato, «La missione KFOR guidata dalla Nato – si legge – sta monitorando da vicino ed è pronta a intervenire se la stabilità è a repentaglio, in base al suo mandato, derivante dalla risoluzione 1244 delle Nazioni Unite».

«Ora ci si aspetta che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente. Le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall’UE e l’attenzione è sulla normalizzazione globale delle relazioni tra Kosovo e Serbia, essenziali per i loro percorsi di integrazione nell’UE», ha invece sottolinea l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell. Da Mosca è invece immediato lo schieramento della Russia a fianco degli amici serbi: «la crisi in Kosovo un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Unione europea e del fatto che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare», sottolinea la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. La diplomazia di Putin chiede dunque ufficialmente al Governo del del Kosovo di far terminare le tensioni e i divieti posti “contro” la popolazione serba: «Chiediamo a Pristina, agli Stati Uniti e all’Ue, che la appoggiano, di cessare le provocazioni e di rispettare i diritti dei serbi in Kosovo. I leader dei kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare», ha aggiunto la portavoce di Lavrov.

LA VISITA DEI LEADER KOSOVO DA BLINKEN E…

Mentre l’Europa rischia di precipitare di nuovo in una guerra alle proprie porte come già avvenuto più volte nel recente passato, lo scontro tra Serbia e Kosovo era in qualche modo stato “anticipato” dalla breve ma importante visita dei leader kossovari presso il Segretario di Stato Usa Antony Blinken lo scorso 26 luglio. Il Kosovo è partner strategico degli Stati Uniti proprio dalla fine della guerra negli Anni Novanta e rappresenta un importante avamposto americano vicino alla Serbia, di influenza invece russa pur rimanendo partner dell’Unione Europea ormai da decenni. Il segretario di Stato Usa ha incontrato il presidente e il primo ministro del Kosovo, Vjosa Osmani e Albin Kurti, a Washington e li ha ringraziati «per il sostegno garantito all’Ucraina e per la disponibilità mostrata all’accoglienza di profughi dall’Afghanistan».

Durante il meeting, fa sapere il Dipartimento di Stato, si è discusso anche degli ultimi progressi nel quadro del dialogo mediato dall’Unione europea per la normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia. Progressi che, alla luce di quanto sta avvenendo ora in Kosovo, non sembrano affatto proceduti nella giusta direzione. Osmanijeva e Kurti intanto si sono recati lunedì a Washington per firmare un accordo con i rappresentanti della Millennium Challenge Corporation, che vale più di 200 milioni di dollari: «portiamo a Washington un messaggio di gratitudine del suo popolo per il continuo contributo degli Stati Uniti al Kosovo», aveva detto Osmanijeva prima di partire. La visita da Blinken non è stata vista di buon occhio dal Cremlino che teme la costruzione di una base Usa in Kosovo: «Il piano delle autorità del Kosovo di stabilire una base militare statunitense permanente sul loro territorio e creare un esercito a tutti gli effetti è in contraddizione con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’Onu», denunciò la vice rappresentante permanente russa alle Nazioni Unite, Anna Evstigneeva. «Pristina ha iniziato a chiedere un’escalation e un’integrazione accelerata nella Nato e in altre associazioni occidentali per favorire il dispiegamento di una nuova base militare permanente degli Stati Uniti», ha detto ancora Anna Evstigneeva durante una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu, «Queste idee, come l’intento di creare un vero e proprio esercito in Kosovo, sono fondamentalmente in contrasto con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza».