I “campi” di battaglia sono due: militare, con i bombardamenti su Idlib nel conflitto tra Siria e Turchia; umanitario, con la fuga dei profughi verso le coste della Grecia con episodi di violenza e scontri con le autorità greche che di colpo si sono ritrovati aperti la “rotta balcanica” per volere di Erdogan. A colpire però in questa ennesima drammatica giornata di cronaca dalla frontiera sono i numeri riportati da Save The Children, Harvard Humanitarian Initiative e World Vision: per la guerra in corso a Idlib, quasi 1 milione di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, abbandonando quasi il 50% del territorio del governatorato. Di questo milione, circa 500mila sono dei bambini: il dramma è enorme e l’Europa, una volta di più, ha dimostrato lontananza se non “silenzio assordante” su quanto stava e sta avvenendo in Siria salvo poi correre ieri in Grecia per dimostrare vicinanza al Governo di Mitsotakis per far fronte all’emergenza immigrazione. Secondo quanto riporta l’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani in Siria – tracciando numeri maggiori delle Ong e dell’Onu – «Un milione e mezzo di civili sono stati sfollati negli ultimi tre mesi nella regione di Idlib, nel nord-ovest della Siria, teatro da dicembre dell’offensiva russa e governativa contro combattenti locali e stranieri filo-turchi. Il 60% di questi sono bimbi, il 20% donne».
PIANO UE PER SOSTEGNO A GRECIA NEL RESPINGERE I MIGRANTI
Il report di Save The Children è agghiacciante e con le parole di Sonia Khush, direttrice internazionale, il dramma in Siria si fa ancora più presente: «I bombardamenti implacabili hanno praticamente svuotato gran parte di Idlib nel giro di poche settimane, con conseguenze catastrofiche per centinaia di migliaia di bambini e di donne. Mezzo milione di bambini sono stipati in campi e rifugi di fortuna al confine con la Turchia senza accesso a beni essenziali e alla possibilità di condurre una vita dignitosa». Mentre la fuga da Idlib prosegue e rischia di diventare una seconda bomba globale assieme al Coronavirus nei prossimi mesi europei, a far discutere sono le parole della Commissaria Ue agli aiuti umanitari, Ylva Johannson: «I confini della Ue non sono aperti e non devono esserlo, ci troviamo ad affrontare una pressione straordinaria ai confini perciò serve solidarietà Dobbiamo proteggere i confini ma nel pieno rispetto dei diritti umani, non c’è contraddizione tra difendere i nostri confini e difendere i diritti umani». Precisando l’assoluta distanza dalla destra lepenista e salvinista, la stessa Commissaria aggiunge «Dobbiamo essere consapevoli che dall’estrema destra direbbero che è impossibile difendere sia il diritto all’asilo che i confini […] Il diritto all’asilo non significa che Erdogan può mandare nella Ue quanti migranti vuole». In giornata è poi arrivato un primo piano dell’Ue reso noto dal greco vicepresidente responsabile del dossier, Margaritis Schinas: mobilitazione di asset della guardia costiera e di frontiera europea con Frontex; il coordinamento di un nuovo programma di rimpatrio dei migranti che non hanno diritto di restare sul suolo europeo; stanziamento immediato di 350 milioni di euro per sostenere la gestione delle frontiere. Questi riportati dall’Ansa sono solo alcuni dei dettagli del prossimo piano Ue per sostenere la Grecia nel respingere l’invasione incontrollata dalla Siria di più di un milione di immigrati e disperati.