In attesa di questo 2024 appena cominciato alcune esponenti della politica, anche di alto grado, non hanno trovato di meglio che polemizzare tra loro a proposito di ciò che le giovani dovrebbero desiderare per la loro vita futura (per quella eterna, per ora pare che non abbiano proposte). Rita Levi Montalcini o madre felice di una nidiata di bimbi?, questa l’alternativa. A parte il fatto che chi propone questi esempi forse esprime la sua frustrazione per essere molto lontana da loro, perché non imparare ad ascoltare quello che le nostre ragazze veramente desiderano? Perché escludere che un domani ci sia una grande scienziata, non necessariamente da premio Nobel, che sia al tempo stesso madre di qualche bambino, non necessariamente di una dozzina di piccoli?
Abbiamo bisogno della scienza, ma anche che continui ad esserci un’umanità per la quale i risultati della scienza siano utili. Senza dimenticare che c’è bisogno di qualcuno che ci aiuti a vivere questa vita, ma anche di qualcun altro che ci prepari all’altra, la vita eterna. Abbiamo bisogno di bambini non per mandarli domani a morire al fronte, ma, possibilmente anche dopodomani, a rendere più umano questo mondo e più abitato anche l’altro mondo. Per ora sembrerebbe che il compito di fare bambini da votare al sapere se lo stiano assumendo tante donne immigrate, che nonostante le loro condizioni spesso miserevoli si ostinano a sperare per i loro figli un futuro migliore. Nessuna di loro è arrivata qui col premio Nobel, non poche senza un grado di studi elevato, anche perché nei loro Paesi spesso le donne non hanno certo avuto la fortuna di studiare come certi premi Nobel e nemmeno come tante donne militanti in politica. Eppure qualcosa mi fa pensare che se tra un anno avremo in Italia dei premi Nobel ci sarà anche qualche Aisha o Maria Dolores discendenti di queste mamme che sperano nel futuro.
Un’ultima osservazione, forse un po’ di parte. Mi pare che tra gli esempi proposti non ci sia madre Teresa di Calcutta. In effetti questa poveretta, per altro anche lei premio Nobel e più volte lodata bipartisan, non mi risulta che abbia messo al mondo dei figli. Ha avuto però molte figlie, spirituali, che si sono occupate con lei anche materialmente dei figli di tanti disgraziati. E spesso hanno accompagnato molti anche nel passaggio da questa vita a quella eterna. È stato un onore per me per diversi anni essere stato una specie di loro cappellano quand’ero in missione.
Questo mi fa ricordare anche che quando mio padre si ammalò improvvisamente di un tumore ai polmoni arrivò subito dall’America mio fratello, il grande oncologo della famiglia, che si prodigò con gli altri medici per curarlo. Quando però mio padre capì per primo che “non c’era più nulla da fare”, ci convocò ambedue e con un sorriso benevolo disse: “Grazie Renzo per tutto quello che avete fatto per curarmi, ma adesso lascia lavorare tuo fratello”.
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